CAPITOLO 130: UNA CANZONE PER BEBE

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La testa le pulsava da morire.

Tirare un dritto era stata una pessima idea.

Maledetto Zanna.

E maledetto Pier, i suoi libri di merda e l'amica stronza che le aveva fatto conoscere ed ora era lì, che le puntava in faccia l'archetto, come un indice accusatore.

Aveva dormito poco anche lei, ma era stata furba a nasconderlo sotto quel trucco così elaborato.

Avrebbe lasciato il progetto Giu+Lia, o "Le Giulia", come ormai le chiamavano tutti, ma voleva farlo alla grande.

Pier l'aveva supplicata e poi l'aveva convinta sabotandole la Play Station del fidanzato, in modo che lui potesse dedicarle più tempo.

E ora era lì che la fissava, con lo sguardo fiero.

Le tremava il polso, indecisa se farlo.

Ma perché allora ci aveva lavorato la notte, senza dormire?

Lo aveva detto a Zanna: "Sarà anche la canzone di Bebe, quella che di lei rappresenta tutto. 

Ma non stuprerò i piatti così."

Zanna.

Zanna che credeva in lei e Giulia più di quanto ci credessero loro stesse.

Zanna il ribelle, Zanna il folle.

Zanna che al suo posto si sarebbe messo in gioco.

Il polso le tremava, su quella leva che sembrava così pesante.

Zanna, che in fondo lo meritava, come lo meritava la stronzetta lì sul palco di fronte a lei.

Stavano annunciando la prossima batteria in partenza.

La canzone per Bebe.

Ora o mai più.

E Lia scelse di suonare per lei.

Lanciò quel fottuto remix di Despacito, prese il violino che aveva accanto, e raggiunse Giulia, incrociando l'archetto con quello di lei, come una spada con cui sfidarla.

Giulia mormorò un "Grazie."

Le uno: "Stronza." Accompagnato da un mezzo sorriso.

Si rivolsero entrambe al pubblico che già saltava.

Poi, alzando la testa verso la partenza in alto, iniziarono a suonare sopra il mix con i violini.

Giulia e Lia non piangevano mai, ma se avessero dovuto scegliere un momento per farlo, avrebbero scelto quello, tanto era intensa l'emozione che stavano provando.

In alto, in campo gara, la gente si spostava al passaggio del pulcino, come ormai lo chiamavano.

Sembrava un corteo funebre, che si ritira rispettoso al passaggio della salma.

"Good luck, champion!" disse Connie allungando il pugno.

"Non fare cazzate." disse Allyson, fredda.

Sorrise, senza dire nulla, avviandosi verso il cancelletto.

Era ora.

Il suo sguardo corse giù, a incrociare quello sguardo preoccupato e fiero che dal basso saliva a cercare gli occhi che amava.

Non potevano vedersi, abbracciarsi, toccarsi.

Ma le loro anime erano vicine, una cosa sola.

Sentì la musica.

Lia suonava come un primo violino e Giulia le stava dietro tenendo il passo.

Allora accelerò, e suonò come mai prima.

Il risultato fu incredibile.

Non si erano svendute, o snaturate.

Lia suonava come sapeva, mettendoci tutto.

Giulia ci metteva la passione, quella di sempre.

Era un peccato che avesse deciso di smettere, ma la sua vita era un'altra.

Ma oggi intanto era lì, e c'erano tutti.

Accanto a Zanna e Bebe, che significavano così tanto per quel gruppo di amici.

Federica stava per commuoversi, ma non era ancora il momento delle lacrime.

Alzò un braccio in aria e iniziò a saltare.

E la folla la seguì, in un boato di corpi che si muovevano come un'onda, un immenso tsunami pronto ad accogliere quello in arrivo.

Il cancelletto si aprì, come una gabbia da cui il pulcino avrebbe potuto finalmente volare.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora