CAPITOLO 97: HOMO HOMINI LUPUS

41 5 0
                                    

Erano le undici passate.

Bebe posò il libro sul comodino con gli occhi che le si chiudevano.

"Amore, vieni a letto a farmi due coccole?"

"Non posso, ti sto aggiornando il sito."

"Lo aggiorni domani amore, dai. Chi se ne importa?"

Zanna era già nervoso per una giornata pesante, carica di riunioni e pretese.

"Chi se ne importa? Perché lei se ne frega, la principessa!", rispose cattivo.

"Ma no, amore, Volevo solo raccontarti la mia giornata dai..." disse cercando di pacare il tono.

"Io invece ho avuto una giornata di merda... lasciami finire."

Bebe si alzò.

"Per quanto ne avrai?" disse, affacciandosi all'uscio della camera.

"Un'ora almeno." rispose, secco.

"Non col sito. Con questo atteggiamento, intendo."

"Non mi provocare Bebe."

"Non ti sto provocando. Voglio solo stare con te, e raccontarti la mia giornata come facevamo una volta. Sono giorni che non ci ritagliamo un momento per noi."

"Vuoi raccontarmi la tua bellissima giornata coi bambini con cui lavori, grazie al sito che sto gestendo?"

"Grazie a cosa???"

"Hai capito benissimo."

"Ma sei impazzito? È solo un sito, Alex. Ed abbiamo fatto un video, mica trovato la cura per il cancro."

"Solo un sito??? Ma hai idea di quanto mi sto sbattendo per te?"

"Per me??? Chi te l'ha mai chiesto?"

"Già, tu non chiedi mai, hai ragione. Però quando trovi tutto fatto te lo prendi..."

Era cattivo.

Ingiustificatamente.

E la ferì.

"Senti... non comincio nemmeno questa discussione... buonanotte."

Si diresse verso il letto, con gli occhi lucidi, senza dargli nemmeno un bacio.

"Già, fa anche la superiore, quella che senza il video non avrebbe nemmeno i bambini da cui andare. E pure pagata!"

"Pure pagata? Ma è tutta una questione di soldi, per te???

È vero, il video è stato utile.

I bimbi l'hanno visto e non vedevano l'ora di conoscermi.

Ma è qualcosa di più, non lo capisci?

È un progetto di Donatella e Giulia, a cui lavorano da anni, in cui ogni mano è ben accetta.

Mi hanno coinvolto, mi sta piacendo e piace anche ai bambini.

Ma credi davvero me ne freghi di quelle due lire?

Che se sommo le ore, i viaggi, le riunioni e divido per tutte le ore, salti fuori un margine elevato?

Non ti rendi conto che è praticamente volontariato?"

"Sono sempre soldi..."

"Coglione!"

Bebe gridò secca, imprecando come non faceva mai.

"Coglione bastardo!

Vedi, se parlassi con un prete, se ascoltassi magari un discordo di quelli che fanno loro, magari ti direbbe che faccio parte di un piano più grande.

Che questo mio non braccio ha un senso, e che nel mio piccolo posso fare qualcosa per dei bimbi che hanno a volte meno di me, che ho una famiglia e avevo un ragazzo."

"Avevo? Ma quanto cazzo riesci ad essere stronza? Perché starei facendoti il sito?"

"Perché lo vuoi. Perché ti esalta e te ne stai autocompiacendo! Perché ti piace pensare di essere l'artefice di tutto. Il talent scout che ha scoperto Lia e Giulia e me.

Che continuiamo la nostra vita a prescindere da te!"

"Vuoi dire che vuoi stare senza di me?"

"Non ho detto questo amore, dai! Vieni qui che facciamo pace."

"Pace un cazzo! Fottiti, egoista di merda! Ingrata e arrogante!"

"Senti chi parla!"

"Finisci di cagarmi il cazzo, che almeno uno dei due deve lavorare!"

"Perché io non faccio un cazzo scusa?"

"Sì, fai quello che devi. Ma sia mai che ti sforzi, eh?"

Era cattivo.

Senza filtri e senza scusanti.

Bebe correva, si impegnava.

Non perdeva occasione di fare uno straordinario, un corso, di informarsi.

Zanna era più preparato, certo.

Ma lei sarebbe cresciuta.

Per lei, per loro.

Ma lui non lo vedeva nemmeno.

Non era il braccio a pesarle.

Ma questa freddezza, questa spocchia, questo disprezzo per chi avrebbe dovuto amare.

Chiuse gli occhi per trattenere le lacrime.

Pensò al pomeriggio coi bimbi, si rilassò e si addormentò.

Al mattino si svegliò presto.

fecero colazione in silenzio, poi Zanna andò in doccia.

Bebe si preparò per la palestra.

Donatella era via, le aveva detto di venire nel pomeriggio.

E, in effetti grazie al video, aveva avuto un abbonamento a prezzo stracciato nella palestra più fighetta di Pordenone.

Questo, è vero, lo doveva a Zanna.

"Amore, mi aiuti ad allacciarmi le scarpe?" gli chiese, come scusa per avvicinarlo e dargli un bacio per fare pace.

"Sono in doccia, allacciatele da sola!" le gridò lui, ancora arrabbiato.

"Sai che non posso!" gridò.

Chiuse in fretta il borsone, e uscì sbattendo la porta e correndo in lacrime sulle scale.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora