CAPITOLO 124: BETTY TOSSICA E L'ANGELO CADENTE

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"effrazione

/ef·fra·zió·ne/

sostantivo femminile

Rottura o scasso (spec. nel linguaggio giuridico: furto con e.)."

Altra cosa da mettere in lista alla Bebe & Zanna spa.

"Dai fighetta, entra." Disse Betty tossica aprendo la finestra dall'interno.

"Tieni oca. E smettila di chiamarmi fighetta, che non lo sono."

"Frutta? Ma non potevi portarmi dei dolci?"

"Mangi già abbastanza male, mi pare."

La palestra, sotto sequestro da un anno, non era ancora in stato di totale abbandono.

Betty tossica se n'era appropriata quando era scappata di casa, e, nel suo piccolo, la teneva pulita.

L'aveva trovata lì.

99 euro al mese per la palestra in centro non li aveva, e la soluzione era questa, l'unico posto dove poter appendere le funi.

Con piccoli svantaggi, tipo una multa da pagare con soldi che non aveva, o un arresto.

Ma cosa importava ormai.

Quella cosa doveva farla.

"Me lo spieghi cosa stai facendo?" chiese Betty mentre armeggiava con i cavi e si librava nel vuoto, aggrappandosi su quel solo braccio con tutta la forza che possedeva.

"Imparo a volareeeee." Disse planandole sopra la testa.

"E perché lo fai?"

"Per amore." Disse scendendo a terra.

"Amore, amore... 'L'amor che move il sole e l'altre stelle', l'ultimo verso della Divina Commedia. Che cazzata."

"Uff... e ti pareva se l'unica tossica colta me la dovevo trovare io."

"Non sono una tossica."

"Ah no?"

"No..."

Lasciarono cadere il discorso.

Sperava solo di non doverla trovare lì una mattina, riversa su un materasso con la bocca spalancata e le sue impronte digitali ovunque.

Non ci pensava.

Uno, due, tre, giro, svirgolata, salto.

Disciplina.

Perfezione.

Il pulcino senza un'ala avrebbe volato.

Non importava i medici, gli amici, nessuno.

Aveva deciso e lo avrebbe fatto.

Doveva solo dirglielo.

E non sarebbe stato facile.

Ci sarebbero state grida.

E poi forse baci.

Tanti baci.

Tre mesi.

Avevano confermato le gare a Piancavallo.

Non avrebbero dovuto spendere in alberghi e trasferimenti.

Solo i soldi per la gara.

La tavola poteva andare.

One shot.

Una sola possibilità, giocandosi il tutto per tutto.

Non era difficile.

Bastava non ammazzarsi prima, o durante.

Il dopo si sarebbe visto, se ce ne fosse stato uno.

Uno, due, tre, boom... quanto diavolo tirava quel braccio.

La schiena inarcata, di più, di più ancora.

Betty osservava incantata quell'angelo che le volava sopra la testa, sgranocchiando la mela.

Aveva ragione, era proprio buona.

Ma le anime gentili hanno sempre ragione quando fanno del bene.

Si sarebbe spezzato quel braccio, prima o poi.

Ma non quel giorno.

Il tempo di pensarlo e vide l'angelo cadere.

Spalancò occhi e bocca, e non fece in tempo a gridare.

E l'angelo volò.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora