CAPITOLO 106: VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE

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Zanna sputò un fiotto acido nel lavandino, mentre le budella gli si ritorcevano in pancia.

Aveva capito tutto.

Che c'era un'altra, che era andato da lei.

E se n'era andata sorridendo, superiore, come era da sempre.

Migliore di lui, in ogni cosa.

Zanna fissò incredulo il ripiano vuoto sopra il lavabo, desolato dopo che mille volte l'aveva presa in giro per le troppe cose che ci metteva sopra.

Quando le diceva che era già bella e non aveva bisogno di diventarlo ancora di più.

Quando su quel lavandino si lavavano i denti insieme, schizzandosi l'acqua addosso.

In quel mini appartamento che senza tracce di lei pareva sconfinato.

Gli si stava aprendo un buco nel petto, tanto forte era la sua mancanza, come si fosse portata via tutto assieme alle sue cose, compresa l'aria.

Sputò ancora l'ennesimo conato che gli salì in gola, reggendosi sui bordi, con le gambe molli.

"Non darglielo in fretta..."

Così scontato, così banale.

Ma non lo era. Non lo era mai.

Lei parlava dell'amore.

Dell'amore di De Andrè, della canzone d'addio per la madre di Cristiano.

Solo ora lo capiva.

"Quando in anticipo sul tuo stupore,

verranno a chiederti del nostro amore,

a quella gente consumata nel farsi dar retta,

un amore così lungo

tu non darglielo in fretta"

Non era stato un amore lungo.

Non aveva permesso che lo fosse.

Era una briciola, un lampo di ciò che poteva essere.

Una morte prematura di chi vuole invecchiare insieme.

Non era giusto.

Non era lungo, perché non gliel'aveva permesso.

"Non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole,

le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore,

dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"

nell'ipocrisia dei "mai".

E che male c'era.

Che male c'era a cercare il conforto nei sogni, se la realtà era questa e faceva sempre così dannatamente male?

Che male c'era a rifugiarsi nei sempre? O nel non volersi lasciare mai?

"Non sono riuscito a cambiarti,

non mi hai cambiato lo sai."

E invece mi hai cambiato Bebe.

È vero, io non sono riuscito a sporcarti.

Ma invece tu mi hai reso migliore.

E non puoi andartene adesso.

Perché mi piaceva essere migliore con te.

"...tu regalagli un trucco che con me non portavi,

e loro si stupiranno

che tu non mi bastavi..."

E invece mi bastavi Bebe.

Eri la mia ragazza tutto.

Eri il mio universo.

"Non è vero che non mi bastavi, amore mio... non è vero!"

Zanna parlava ad alta voce, guardandosi piangere allo specchio.

"...non sei riuscita a cambiarmi

non ti ho cambiata lo sai..."

Invece ti ho cambiata Bebe.

Ti ho ferita.

"Perdonami, Bebe. Perdonami."

Zanna abbassò lo sguardo, vergognandosi dell'immagine che gli restituiva lo specchio, con i suoi occhi che vedevano quelli di Bebe

"...troppo stanchi per non vergognarsi

di confessarlo nei miei

proprio identici ai tuoi...

sono riusciti a cambiarci

ci son riusciti lo sai. "

Erano cambiati, si erano persi.

Erano riusciti a cambiarli.

Erano diversi dai due sconosciuti che si erano visti e riconosciuti mesi addietro sulla neve.

Da quelli che allora erano capaci di fare una cosa sola: volersi bene.

Dare un senso all'amore, un senso condiviso, un senso fatto da due.

"Ma senza che gli altri ne sappiano niente

dimmi senza un programma dimmi come ci si sente?

Continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito?"

Guardalo qua, il grand'uomo, vanaglorioso e perso nei suoi deliri di onnipotenza.

Guardalo, lo sfigato senza arte né parte, che l'ha fatta scappare e ora piange come un bambino.

Guardalo, mentre si porta in sfilata su una passerella senza pubblico, senza l'unica spettatrice che conta.

Guardalo, che diceva di fare tutto per lei, mentre faceva tutto per il suo desiderio egoista di mettersi al centro della scena.

"...farai l'amore per amore

o per avercelo garantito?"

Basta Fabrizio, smettila.

Non farò mai più l'amore!

Come può essere amore una cosa che non sia Bebe?

Ma Fabrizio, impietoso, una cosa doveva ancora chiedergliela, lui che l'amore lo sapeva vivere e cantare così bene.

"Resterai più semplicemente

dove un attimo vale un altro

senza chiederti come mai,

continuerai a farti scegliere

o finalmente sceglierai?"

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Aspettavo da due settimane di arrivare a scrivere fin qui, questo pezzo a quattro mani con uno dei più grandi scrittori e poeti di questo paese.

Non volermene, se ti ho citato.

E magari, da lassù, fammi un sorriso.

Grazie Faber, è stato un privilegio e un onore.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora