CAPITOLO 63: UN ALTRO INNOCENTE

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La cravatta gli stringeva il collo come una serpe.

L'allentò un attimo per riprendere fiato.

Le mani gli sudavano tanto era nervoso.

Zanna entrò nella villa immensa, titubante.

All'ingresso lo invitarono a seguirlo, poi lo fecero accomodare in un ampio salone.

Zanna fissò spaesato i quadri alle pareti, il marmo lucido, i tappeti.

"Buongiorno, signor Di Zannandrea."

"Buongiorno."

L'avvocato di famiglia gli tese la mano, e gli presentò il padre di Oliver.

"Si sieda, prego. Gradisce qualcosa da bere?"

"No, la ringrazio."

Il padre di Oliver prese la parola.

"Bene, signor Di Zannandrea.

Non amo sprecare tempo, per cui verrò subito al dunque.

Si starà chiedendo come mai l'abbiamo invitata a questo incontro, diciamo, informale.

Immagino sia a conoscenza della tragica scomparsa di Oliver."

Zanna annuì.

"Vede, signor Di Zannandrea, nell'interesse degli altri due figli e dell'azienda di famiglia, preferiremmo le circostanze dei fatti rimanessero, diciamo, circoscritte.

Abbiamo chiesto il silenzio stampa, ma comprendiamo lei possa essere restio a rispettarlo."

Zanna fece un mezzo cenno di assenso.

"Credo quindi potremmo trovare un accordo vantaggioso per entrambe le parti.

Il procedimento penale a suo carico potrebbe, diciamo, venire ritirato, e lei per, diciamo, riconoscenza, potrebbe non riferire dettagli troppo precisi in merito alla scomparsa di Oliver.

Mio figlio è stato una delusione in vita, gli permetta di riposare sereno."

Zanna annuì.

Il padre di Oliver lo fissava con sguardo impassibile.

"Ovviamente, verrebbe ricompensato per la sua, diciamo, accondiscendenza."

"Capisco."

"Non ci resta dunque che fissare una cifra, per lei significativa."

Zanna ricapitolò in testa tutte le spese, i progetti per Bebe, la gara in Austria, il ghiacciaio, gli hotel, la tavola nuova.

Cinquemila? Diecimila? Ventimila? Trentamila addirittura?

Quanti ne aveva in banca?

Millecinquecento forse?

"Non voglio nulla."

"Come?"

"Non voglio i suoi soldi. Voglio solo essere lasciato in pace."

"Le piace giocare al rialzo, Di Zannandrea?"

"No. Non voglio i suoi soldi.

Ritiri la denuncia, e non sentirà più parlare di me."

"E che garanzie mi offrirebbe?"

"La mia parola."

Sì alzò e gli tese la mano, col cuore che sembrava impazzito.

Si fissarono negli occhi per mezzo minuto.

Il padre di Oliver la strinse.

"Le è chiaro che non amo i giochetti, signor Di Zannandrea?

Non devo usare metodi più convincenti, vero?"

"Ha la mia parola ho detto. Ritiri la denuncia, e non avrà più mie notizie."

"È la sua ultima parola?"

"Sì, non ho altro da aggiungere. Mi fa accompagnare all'uscita?"

In macchina si levò la cravatta quasi strappandola, e partì sgommando.

Era libero.

Era finita.

E non ci aveva rimesso.

E aveva ucciso un altro innocente. 

Come con Francesca, come con Adele.

Si fermò a bordo strada, e si accasciò sul volante, piangendo come un bambino.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora