CAPITOLO 46: BANG!

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"Basta! Mi fate male! Smettetela! Basta!"

Bebe gridava.

Ma nessuno dimostrava pietà.

"Basta, vi prego!"

"Non smettete. Vi dico io quando dovete smettere!"

Zanna era inflessibile.

E Federica, Donatella, Giorgia e Allyson si stavano divertendo un mondo a bombardarla di palle di neve.

Bebe era un pupazzo bianco dalla testa ai piedi.

"Muovi quelle gambe!"

"Come faccio, con la tavola, Alex?"

"Vuoi saltare o no? Avanti voi, continuate!"

Bebe era sul piazzale di fronte al rifugio e cercava di tenersi in piedi sulla tavola, tra le risate di tutti.

Zanna andò a sedersi al tavolo.

"Ohi, Dj!"

Lia alzò la testa, senza sorridere.

"Ehi, Despacito."

"Che fai?"

"Cazzeggio."

"Fa' sentire."

Le prese l'auricolare.

"Questa è quella che metti sempre, ma non riesco a shazammarla."

"Perché è mia."

"Come supponevo. Dovresti metterci la firma però."

"In che senso?"

"Le manca la firma. È carina, ma nulla di più per ora. Le manca il tratto distintivo, la firma. Io ci metterei uno strumento classico, e la voce. Poi fai tu."

E si allontanò.

"Stammi bene, stronzo." mugugnò Lia tra i denti.

Però forse.

"Allora? Salti o no?" e colpì Bebe in pieno viso, facendole perdere l'equilibrio.

Non corse da lei.

Anna sorrise. Aveva capito.

"Sono stanca Alex!"

"Allora niente Olimpiadi! Birra e patatine per Bebe!"

"Cretino!"

Zanna allungò la mano, Bebe si tirò su e proseguirono.

"Zanna, siamo sfinite."

"Siete veramente delle rammollite, neanche le palle di neve sapete tirare. Avete imparato a stare sulla neve su un gruppo di WhatsApp?" disse ridendo.

Bebe riprendeva fiato.

"Ok, signorina, ora andiamo in park e vediamo cosa sai fare."

"Ma la birra?"

"Te la scordi."

"Dai, amore."

"Amore un cazzo. Siamo qui per lavorare."

Furono distratti da delle urla femminili in arrivo dalla seggiovia.

Scesero in quattro, poi altre quattro e quattro ancora.

Belle, alte, quasi tutte bionde con gli occhi azzurri.

Accento americano. Stessa tuta.

Si voltarono tutti, a bocca aperta.

Definirle belle era poco.

Zanna le guardò una ad una.

Una, due, tre.

Quattro, cinque.

Dodici.

La tredici era coperta dall'amica.

Appena si spostò, Zanna la vide.

Occhi negli occhi.


Baaaaang!


Francesca...


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