CAPITOLO 42: TI AMO, BEBE!

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"Ti amo, Bebe.

Comincio dalla fine, perché se dovessi leggere le prime tre parole e gettare questo foglio, la cosa più importante la sapresti.

Non sono bravo con le parole, ma queste tre volevo le sapessi.

Non ho mai scritto una lettera d'amore.

Ma dal poco che so sull'argomento, dovrei prima dirti cosa mi piace di te e poi cosa posso offrirti, per rendermi speciale ai tuoi occhi.

Ma più ci penso, meno riesco a fare una di queste due cose.

Perché, delle mille cose che adoro e amo di te – i tuoi occhi di milioni di sfumature di verde in cui mi perdo e trovo pace, il tuo profumo che mi riempie le narici al mattino, il calore delle tue braccia tra cui riesco sempre ad addormentarmi e sognare, il tuo corpo che si muove e in ogni minimo gesto sembra danzare mentre il mondo intorno suona per te, le tue espressioni buffe che mi fanno ridere, i tuoi ragionamenti veloci che posso solo rincorrere, la tua fame di vita che non so sfamare, la poesia d'animo che sai mettere in ogni più piccola cosa – rivedo solo il mio desiderio e il mio bisogno di te.

E perché da offrire a te, che sei forte come non sarò mai, gentile oltre ogni dire, sveglia e capace di imparare ogni cosa, non ho nulla.

Ti ho fatto da maestro solo per imparare da te, ogni giorno, ogni secondo.

Ti sono stato amico solo per scavarmi dentro, e scoprire doni che non sapevo di avere.

Ti ho guardato, estasiato di fronte ad ogni cosa che fai come di fronte alla bellezza di un quadro.

E ti sono stato ragazzo, solo per scoprire quanto meraviglioso è sapere di non essere solo.

E l'unica cosa di cui sono stato capace, è deluderti e ferirti ancora una volta, Bebe.

Se avessi davvero qualcosa da offrirti, dovrei augurarti almeno di essere felice tra altre braccia migliori delle mie.

Ma non riesco a fare nemmeno questo, perché il solo pensiero che sia un'altra mano ad asciugarti le lacrime, o un altro sorriso a farti ridere, mi fa mancare il respiro.

So di non meritare il tuo amore, mia piccola Bebe.

Ma se una briciola di te, una frammento minuscolo e nascosto, sente anche solo una parte piccolissima di ciò che provo, a quel pezzetto di te, offro tutto quello che sento ora.

Non importa se non potrai amarmi.

Ma permettimi di amarti, o di volerti bene, o solo di starti vicino.

Provami Bebe.

Ti chiedo solo questo: provami!

Permettimi di sentirmi completo come non sono senza di te.

Prenditi questo amore, e trattienilo nel palmo della mano, se non hai spazio nel cuore.

Insegnami come si fa ad amare, perché non ne sono capace.

Non allontanarti da me.

Non abbandonarmi ora che ti ho finalmente trovata, Bebe.

Anche se te lo chiedo perché ho bisogno di te, perché senza di te sono senza un pezzo e sei una parte di me di cui non posso più fare a meno e per te non è lo stesso.

Se puoi, se in una parte nascosta puoi, ti prego, Bebe, dammi una possibilità di diventare migliore al tuo fianco.

Non so cos'altro dire, anche se ho un milione di cose dentro.

Ma ora sono troppe e troppo confuse; posso raccoglierle e metterle in ordine e condividerle solo vivendoti accanto, respirandoti, baciandoti, parlandoti ancora.

Non riesco a farlo ora, con queste emozioni confuse e stanche, sentendoti piangere senza poterti cullare e asciugarti le lacrime, senza poterti guardare, senza sapere cos'hai dentro.

Ma ti prego, se non poi amarmi, non odiarmi.

Se queste sono le ultime parole che mi permetterai di dirti, sappi che essere il tuo ragazzo mi ha reso felice, come mai avrei creduto si potesse essere.

E sappi che, se oggi non lo vedi, il tempo un giorno cancellerà i brutti ricordi, e ti resterà solo un foglio con su scritto che ti amo.

Alex."

Le lacrime scendevano nuovamente sul viso di Bebe, accarezzandole le guance.

Lacrime di commozione, per quelle parole che sapevano delle carezze di Alex, dei suoi sorrisi, di tutte le volte che l'aveva aiutata a rialzarsi, di tutte le volte che l'aveva aspettata, di colazioni e pranzi e cene e sonni e coccole.

Di troppi pochi baci dati e di troppi ancora da darsi, di troppi discorsi ancora da fare, di troppi progetti ancora da realizzare, di troppi posti da vedere insieme.

Aprì la porta, per abbracciarlo, per stringere ancora il suo ragazzo, l'unico che avesse mai amato.

E Alex che c'era appoggiato cadde di schiena.

Sbatté la testa sul pavimento e disse "Ahi!" guardandola dal basso verso l'alto in lacrime.

E lei che a quattro zampe lo fissava dall'alto in basso, con le lacrime che le scendevano sul viso e come pioggia cadevano ad abbracciare quelle sul volto di lui.

E le sue labbra che piovevano a rincorrere le lacrime, e cercavano le labbra di Alex per baciarle.

"Scemo, scemo, scemo!

Maledetto cretino!

Stupido che ti senti incompleto senza un'incompleta.

Stupido che mi credi forte quando non ho nemmeno il coraggio di ammettere che ti amo, e che mi spaventa più di ogni altra cosa.

E scappo per paura di quello che sento, nel terrore che esploda.

Ti odio!"

E salì sopra ti lui, per sentirlo vicino.

E lui la strinse, ripetendole mille volte che l'amava, tra le lacrime.

E lei che rispondeva piangendo: "Ti amo, Alex! Ti amo, maledetto cretino!"

E piansero, di gioia, di tutto.

Piansero d'amore perché non si ride di dolore.

Lì, su un pavimento freddo e scomodo, lui pesto e dolorante, lei con l'anima esausta, senza aver dormito e senza aver mangiato, aggrappandosi ai loro "ti amo" come a salvagenti, in quel mare in tempesta in cui un attimo prima stavano affogando.

Qualunque cosa fosse successa da li in poi, l'avrebbero affrontata Alex e Bebe.

Non erano più soli, non erano incompleti, non erano più fragili.

O forse lo erano più di prima, ma in due sarebbero arrivati oltre al punto dove potevano arrivare da soli.

L'alba spuntava dalle finestre, e nasceva su quel pavimento, insieme a loro.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora