CAPITOLO 123: SNOWBOARDER

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La cameriera li fissava.

Così diversi.

Dissimili.

Con quel moto ondivago tra loro.

Cos'erano?

Amici?

Colleghi?

Spacciatore e cliente?

Era incuriosita da quei due.

"... hai capito?" disse Zanna.

"Sì, ho capito!" sbuffò Pier, mangiando una patatina prima di bere un sorso di cappuccino.

"Cazzo... patatina e cappuccino? Fai schifo! Senza contare che sono le sette passate!"

"Fatti i cazzi tuoi."

"Lo farai allora?"

"Cazzo, Zanna. Perché tra tutto i gli stronzi a cui potevi raccontarlo, proprio a me?"

"Perché sei il più stronzo tra gli stronzi." Rise.

"Dai, coglione, sul serio."

"Non ti ho scelto io. È stata Bebe..."

"Ma non hai detto che lei..."

"L'altra sera c'era il temporale. Tuoni, lampi, hai presente?

Eravamo lì, distesi abbracciati sul divano.

Io guardavo fuori, perso nei pensieri.

Non è semplice, lo sai.

Bebe era rannicchiata su di me, piena di paura.

Non capiva come facesse a piacermi madre natura così incazzata.

Poi ha detto che gli ricordava quel giorno, noi tre nella bufera.

Allora ha preso il cell e si è messa a leggerti.

Prima ha riso, poi ha pianto.

Gli piace come scrivi.

Sai trovare il modo giusto, sai arrivare dove io non arrivo.

Per questo voglio che lo faccia tu, se ci succede qualcosa."

"Solo per questo? Perché so mettere due parole in fila?"

"Lo sai anche tu, cazzone.

Abbiamo sciato insieme.

E questo basta.

Questo dice più di tante parole, discorsi e promesse.

Sappiamo entrambi cosa significa il costone fuoripista, cos'è la nebbia, il sole, la paura o il dolore.

In pista e nella vita reale.

È mezzora che ti massaggi il polso. Da quanto va avanti?"

"Da Gennaio..."

"Lo vedi?"

"È una cazzata Zanna! Ne hai parlato con Francesco? Davide?"

"Sì..."

"E?"

"Dicono che è una cazzata."

"Vedi?"

"Mollate ragazzi. Ragionate a mente fredda. Non potete rischiare.

Non con Bebe così."

"Non ho scelta."

"Una scelta c'è sempre, lo sai."

"Fammi provare. Per Bebe."

"Cazzo, Zanna."

"Ho la tua parola?"

Pier lo fissò in silenzio, per qualche secondo.

"Sono uno snowboarder. Un fottuto snowboarder."

Zanna sorrise.

Una lacrima spuntò dal suo occhi destro, e se ne accorse troppo tardi per fermarla.

L'asciugò con un gesto rapido del polso.

Pier guardò fuori, e finse di non vederla.

Era già tutto troppo complicato e difficile.

"Ora sei hai finito di cagarmi il cazzo, io andrei."

"Vuoi venire a cena da noi?"

"No, preferisco andare in bici."

"Adesso? Ma sta per mettersi a piovere."

"Neanche fosse la prima volta..." sorrise.

Pagarono e uscirono.

"Conto su di te allora..."

"Ho una tabellina tatuata sul culo apposta."

"Coglione."

"Stronzo."

"Alla prossima."

Zanna gli allungò il pugno.

Pier lo batté.

Si allontanarono, staccando i pugni e alzando entrambi il dito medio.

"Pier..." disse Zanna.

"Sì?"

"Vaffanculo." Non trovò la forza di dire grazie.

"A te."

"Fa il bravo!"

"Sempre!", mentì.

E si avviò verso l'auto, scrutando il cielo grigio che tra poco avrebbe urlato più forte dei troppi pensieri che aveva in testa.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora