CAPITOLO 80: LA COSA IMPOSSIBILE TRA LE IMPOSSIBILI

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"Amore, posso prendere la tavola nuova?"

"Bebe, ci sono i sassi, non la rovinare subito. Se nevica ok, ma non è davvero il caso, oggi..."

La stagione in effetti era inoltrata.

Troppo caldo...

Già l'ultima gara era in forse.

Già... l'ultima gara, e poi?

Bebe, a malincuore, lasciò la tavola nuova e si avviò con la vecchia sottobraccio.

Sciarono senza berretto, nel sole caldo.

Subito dopo mezzogiorno però si rannuvolò.

"Odore di neve." Disse Zanna.

"Ma va amore, è troppo caldo. E poi la neve non ha odore."

"Ce l'ha eccome. Così forte che lo senti anche a Pordenone."

"Cretino, non prendermi in giro."

Ma alle due iniziò.

Prima piano, poi con fiocchi grossi che pareva di nuovo Natale.

Il Piancavallo si imbiancava di nuovo.

Si divertivano a fare larghe onde con la tavola.

C'erano quasi tutte tavole fuori ormai.

Gli sciatori, si sa, amano le piste ben battute, ancora con segni dei gatti.

Loro invece erano felici, coi cappucci chiusi fin sulla bocca e gli occhialini addosso, fingendosi surfisti di Miami, sull'immensa distesa bianca e uniforme.

Alle quattro erano accaldati, stanchi e felici.

Zanna si diresse verso a casa con passo svelto.

"Tutto bene amore?"

"Sì. Appena arriviamo infilati qualcosa addosso e usciamo."

"Ma senza nemmeno la doccia?"

"Senza niente!"

"La pipì posso?"

"Basta che fai svelta."

Si vestirono veloci, Zanna trangugiò una banana e un succo di frutta, Bebe un Mars e un sorso d'acqua, e uscirono.

"Dove andiamo?"

"Ti fidi di me?"

"Certo!"

"Ciecamente?"

"Dipende."

"Se qui davanti avessimo un muro, e ti dicessi che posso sfondarlo mi crederesti?"

"Se lo dicessi sul serio sì."

"Anche dopo l'incidente?"

Bebe si fece cupa.

Impiegò un momento a rispondere.

"Sì, se me lo dici tu, sì."

"Allora attaccati forte al sedile."

Zanna schiacciò l'acceleratore fino in fondo, la macchina scattò in avanti.

Entrò veloce nello slargo dietro al monumento dedicato agli alpini, sterzò, tirò veloce il freno a mano.

La macchina partì di posteriore, un giro di novanta gradi.

Zanna controsterzò accelerò, controsterzò ancora, ad un passo dalla parete laterale innevata, la macchina si rimise in asse e tenne.

Bebe gridò.

Incidente, paura, macchina senza controllo, Zanna, con lui è ok, respira, va bene.

Gridò, di rabbia, paura, gioia, stupore, terrore.

Ma era sulle montagne russe, con Zanna che gli teneva la mano.

Zanna si fermò.

La guardò.

Serio, dolce, preoccupato, attento.

Lei sorrise.

"Tutto bene."

"Un altro?"

"Sì".

Disse piano.

Girò la macchina, e ne fece un altro, un po' più veloce.

"Guarda come faccio."

Bebe, più calma, lo osservava.

"Così è troppo, rischio un tresessanta." Le spiegava. "Così troppo poco, è come non farlo."

Si fermò.

Tra poco sarebbero arrivati tutti, mezza Piancavallo in processione, senza nessuno da celebrare.

"Te la senti di provare?"

"No..."

"Ora o mai più, Bebe."

"E se sbaglio?"

Distruggiamo la macchina.

Ci facciamo male.

Rivivrai l'incidente.

È una cazzata, hai ragione.

Questo avrebbe dovuto dirle.

"Non sbaglierai." Le disse, deciso.

"Ok."

Zanna lasciò il freno.

Bebe lo afferrò.

"Sicuro, amore?"

"Sicuro."

Accelerò.

"Ora!"

Bebe tirò con tutta la forza, e lo lasciò.

Un attimo troppo tardi.

Zanna controsterzò, poi ancora, senza riprenderla.

Due colpi secchi ancora.

L'aveva fatto mille volte.

La macchina era stabile, che pattinava dritta a mezzo metro dal muro di neve.

"Un altro."

Più debole, insicuro.

Il terzo fu perfetto.

Bebe rideva e gridava.

Esaltata, felice.

I freni a mano.

La cosa impossibile tra le impossibili.

Aveva fatto anche quella.

Poteva fare tutto, qualunque cosa, afferrare ogni sogno con una mano sola, prenderlo al volo e trascinarlo a terra.

"Ho fame, amore. Andiamo a casa?"

"Va bene, ho fame anch'io." Disse Zanna vedendo i primi arrivare in lontananza.

"Grazie amore! Grazie! Grazie! Grazie!"

Bebe era felice.

"Figurati amore. Vedi che ho fatto bene a rubarti la lista?"

"Tu fai sempre bene, amore. Mi fai bene."

Lo disse convinta, felice, grata, prendendogli la mano.

"E hai fatto bene anche a scriverci dentro." Pensò.

Ma non lo disse, sorridendo di un'idea che le era appena venuta.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora