CAPITOLO 101: IL BACIO

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"Ti giuro, Dona, da non credere!"

Giulia al telefono, raccontava concitata – insolito per il suo carattere così pacato – di come Bebe, la mattina in carcere, avesse atterrato un ragazzetto sedicenne con una mossa di karate.

In realtà la mossa di era di taekwondo, il ragazzetto era un criminale in erba e le era saltato addosso dicendole: "Oliver era mia amico! Puttana!"

Il teppista aveva iniziato a spacciare con Oliver, e una gita precoce in galera lo aveva salvato da cose peggiori.

Bebe si era solo difesa, e lo aveva atterrato in maniera efficace quanto coreografica, ma senza fargli male davvero.

Zanna era un bravo maestro, e le aveva insegnato a difendersi.

L'aveva preparata ad affrontare tutto e tutti, nel modo che sapeva.

Con l'istinto, quando la ragione non bastava.

Ma il direttore del carcere si era subito agitato, aveva convocato Giulia d'urgenza – la prima volta in tanti anni – e Bebe era stata estromessa seduta stante dal progetto, senza possibilità di appello.

Era uscita dal carcere, dove era andata carica di buone intenzioni e a titolo puramente gratuito nonostante le obiezioni di Zanna, in lacrime dopo un cazziatone del direttore prima e di Giulia – che con tutta la gentilezza del mondo, doveva pur gestire situazioni come questa - poi.

"Ti giuro, guarda, sembrava così gentile... ha dei problemi, che tu sappia?", chiese Giulia con comunque una dose di empatia e gentilezza.

"Non che io sappia... anche se ultimamente è strana. Forse c'entra Zanna, ma non lo so..."

Non ne aveva di problemi.

Non grandi come li aveva avuti in passato.

Solo che ora, Zanna che non le rispondeva al cellulare quasi scarico, non riusciva a farle trattenere le lacrime.

Chiamò Andrea; non se la sentiva di parlare con Donatella, che immaginava fosse già al corrente di tutto, così preferì sentire lui che le propose di andare correre.

Accettò, non avendo di meglio.

Corsero, corsero fino a sfinirsi, fino a cadere esausti su una panchina a lato del laghetto.

Il cellulare era scarico, e Bebe si sfogò con lui.

Che la fece ridere, l'abbracciò, la fece piangere tra le sue braccia.

E poi la baciò.

Posando delicato le sue labbra su quelle di lei.

Che aveva bisogno di una briciola di dolcezza, e la cercò tra quelle labbra nuove e gentili, ricambiando, senza nemmeno rendersene conto, il bacio.

Zanna forse non le aveva insegnato a difendersi da tutto.

Alla dolcezza, ad esempio, non aveva mai pensato, nel disperato bisogno che condivideva con lei di raccoglierne anche le briciole.

Bebe [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora