Daniel
"Ragazzi, ho una cosa da proporvi" dissi raggiungendo, assieme mia sorella, Andrea che stava parlando nello spogliatoio con Tommaso e Filippo.
Tutti e tre si voltarono a guardarci, sprofondando in un silenzio tombale.
"Dicci" sussurrò Filippo, guardando mia sorella, incantato. Passai una mano davanti ai suoi occhi.
"Pronto?" domandai. Tommaso non si sottrasse allo svolgimento dell'azione che aveva messo in atto.
"Allora, volevo chiedervi se vi andasse di passare con me un fantasmagorico pomeriggio di primo luglio" dissi, scherzando. Tommaso mi guardò in cagnesco. Allargai le braccia. Andrea corse ad abbracciarmi.
A quel punto fui io a sorprendermi della sua reazione. Feci una smorfia, alzando le sopracciglia e spalancando gli occhi.
"okaay" dissi, confuso. Diedi qualche pacca sulla sua spalla, guardando mia sorella che rideva.
"Cosa fai?" domandai in tono stupito. Si staccò da me.
"Nulla. Stavo scherzando" disse, tornando al suo posto come nulla fosse.
"Ookay" dissi, alzando un sopracciglio.
"Eh già" sentii pronunciare dalla voce di Tommaso, concentrato a staccarsi una pellicina dal mignolo con l'altra mano.
"Eh gia cosa?!".
"Niente. Scherzavo" disse, cadendo dalle nuvole.
"Ragazzi, ma state bene!?" chiesi, prendendo dovute distanze da loro.
"Sì. Perché? Semmai sei tu che sei strano".
"Cosa?! Perché mai?" chiesi.
"Parli con un lessico ricercato...non è da te" disse Tommaso, sfacciato, guardandosi un'unghia. Ancora un po' e gli avrei dato un biglietto da visita per il centro estetico dove lavorava mia madre per prenotargli una manicure.
"Ciccio, ho nove di italiano. E solo perché la prof non dà mai dieci".
"Poverino. Da me sì".
"Già. Peccato però che tu ti limiti a prendere dei banali sette nella tua lingua madre" lo punzecchiai.
"Maschi..." sentii dire da mia sorella, impegnata a girarsi una ciocca di capelli tra le dita della mano.
Quella parola discriminante ci fece sprofondare nel silenzio più assoluto.Ci dirigemmo verso l'uscita, lasciando ai nostri rispettivi genitori le borse. O meglio, io lasciai la mia roba alla madre di Tommaso. Mia madre si era dimenticata di prenderla, precipitandosi frettolosamente verso casa pee seguire la sua soap opera preferita. Poco male. Sarei andato a ritirarla il giorno dopo. Ne avrei così approfittato per complimentarmi con i suoi genitori dell'andamento scolastico del figlio in materie linguistiche. Ovviamente feci per dire.
Una volta fuori dalla palestra, liberi all'aria aperte che, nonostante circolasse, era sempre la stessa, umida, bollente e afosa di Torino.
Iniziammo a ridere, scherzare come eravamo soliti fare. Ormai l'ansia da nuove conoscenze ( per mia sorella ) era solo un ricordo.
"Che dici, ci iscriviamo di nuovo, ad agosto?" chiesi a Tommaso.
"Certo, hai voglia!" rispose lui.
"Fili, tu vieni?" domandó al fratello
"Non lo so, Tom...".
"Ma come?" chiesi, stupito io stesso.
"Magari volevo provare con un'altra attività. Non che questa non mi piaccia. Ma solo per sperimentare" disse.
"E tu?" chiesi ad Andrea.
"Io cosa?".
"Perché non ti iscrivi a danza?".
"No, non mi va" rispose, incrociando le braccia.
"Come mai?".
"Così. Per adesso sto facendo pianoforte, come sai. E dedicarmi a due cose assieme proprio non mi va".
"Capisco".
Mia sorella ascoltava attentamente, senza proferire parola.
Lei aveva una sola passiome: il surf.
Era un'attività che praticavamo ogni anno quando andavamo in Spagna, d'estate. Era il massimo, trovarsi in spiaggia con la tavola sotto l'ascella a cercare di cavalcare qualche onda. Nonostante quelle non fossero minimamente paragonabili con le onde che si vedevano nei documentari sull'Australia.
"Magari un giorno possiamo provare ad andare in Liguria e vedere cosa si può fare" proposi ai miei amici.
"Sì, perché no?" rispose Tommaso.
"Okay" disse Andrea, più pacatamente. Era chiaro che la sua unica, vera passione era quella per il suo amato strumento musicale.Entrammo in una pasticceria, precisamente quella dove lavorava uno zio dalla parte di mio padre. Offrii un cono a tutti e fu inevitabile che mia sorella chiedesse tre gusti più panna. Quando entrava a contatto con i cibi dolci diventava inarrestabile. Non ero ancora riuscito a capire da chi avesse preso, in famiglia. Da me era raro vedere un pacchetto di caramelle in casa. Se c'era, allora era di Vanesa, che aveva provveduto a comprare ciò che (non) mancava.
"Sei tu il festeggiato. Lascia che te lo offriamo noi" disse Tommaso.
"Scherzi? Dai, dimmi che gusti vuoi" tagliai corto.
Mentre discutevamo, venni interrotto da una voce.
"Ragazzi, non c'è problema. Ve lo regalo io". Mio zio aveva fatto irruzione nella conversazione, comparendo davanti al bancone.
"Come stai, zio?" domandai.
"Si tira avanti". Si sporse per stringermi la mano.
"E tu?" si rivolse a mia sorella, chinandosi per baciarle la mano. Le gli rivolse un gran sorriso.
"Dai, zio...". Posai i soldi sul bancone.
"Daniel, ma scherziamo? Vuoi che faccia pagare pure il gelato a mio nipote ed ai suoi amici?". Sorrisi.
Preparó un cono a Filippo ed al fratello. Poi ad Andrea. Successivamente ci fui io, che m'imposi su mia sorella. Non tanto per la fretta di mangiare, quanto per farle un dispetto ed obbligarla ad aspettare.
"Daniel!" si lamentò. Ridacchiai, soddisfatto."Grazie, zio".
"Di nulla" rispose lui, dopo aver servito tutti.
"Buon pomeriggio ragazzi. E buon compleanno, Daniel" augurò, con la sua solita voce roca.
Ringraziai nuovamente, forse per la quinta volta. Ci sedemmo ad un tavolo per consumare il gelato con calma.
Dopo aver finito, mia sorella ebbe la sfacciataggine di chiedere il bis.
Dovetti impormi sulla volontà di mio zio di concederglielo. Ma fu del tutto inutile. Se mia madre fosse venuta a scoprirlo, avrei dovuto rinunciare io stesso alla mia passione per i gelati.
Ma Vanesa fu più sveglia di quanto potessi pensare. Non si diresse da mio zio, il quale avrebbe potuto raccontarlo a chi si occupa di fare le nostre veci.
Andò da Rita, un'anziana signora, nonchè commessa del locale di mio zio, che stravedeva per lei. Osservai la scena allibito.
Tornai sconfitto al tavolo. Che ruolo da fratello maggiore stavo avendo?
Mia sorella si trattenne a parlare per un po' con mio zio riguardo al suo braccio.Io ne approfittai per una chiacchierata tra soli maschi.
"Certo che tua sorella è proprio carina" si lasciò scappare Filippo.
"Lo so" dissi, affondando il cucchiaio nel gelato.
"È fidanzata?" chiese, poi.
"Perchè, ti interessa?" domandai.
Scosse la testa, negando.
"Sì". Rimasi sconcertato dalla sua risposta.
"Uhm.." prese tempo.
"E ti pareva. Una così carina..." aggiunse Filippo.
"Scherzavo" si corresse. Gli andò di traverso del gelato. Scoppiai a ridere. Avevo avuto una piccola vendetta.
"Buono a sapersi" dissi, sorridendo. Lui fece lo stesso, pensando fossi serio.
"Prova ad avvicinarti a mia sorella e ti faccio biondo" gli dissi, senza smettere di sorridere. Impallidì.
"Biondo platino. Quest'anno va di moda".
"No, biondo platino no!" urlò.
Tommaso venne in suo aiuto.
"Basta terrorizzare mio fratello" disse, appoggiando una mano sulla sua spalla.
Il tutto stava avvenendo con una teatralità e comicità a livelli assurdi.
Scoppiammo tutti a ridere.
"Davvero. Mi piace" disse, tornando al discorso.
"Be', parlate. Vedi se anche lei è interessata a te".
"Ma tu non puoi aiutarmi?" domandò Filippo.
"No, mi dispiace. Vedetevela voi. Ti assicuro che è più gratificante".Quando avevamo tutti finito di mangiare proposi di alzarci ed andare a fare un giro. Mia sorella, nel frattempo, era tornata tra noi.
"Aspetta! Mica abbiamo finito, noi. Dobbiamo ancora darti i nostri regali" disse Andrea.
"Ma dai, ragazzi...".
"Eh sì" disse Tommaso.
"Tom...".
"Bene. Chi inizia?" domandò poi, tranciando il mio fare complimentoso.
"Iniziamo noi" propose il fratello. sfregandosi le mani sulle cosce.I regali che ricevetti furono magnifici: un plettro per la chitarra da parte del più piccolo e un portadischi dal mio migliore amico.
Due regali azzeccatissimi.
"Per restare in tema musicale, che so che a te piace sempre" disse Tommaso.
"Grazie mille".
Mia sorella mi regalò un puzzle. Era una mania, per me. Era il mio passatempo preferito. In camera mia ne avevo un'intera collezione. Alcuni erano anche appesi. Ma solo i più belli. Quelli a cui avevo lavorato con maggiore dedizione.
Ringraziai anche mia sorella che, a differenza di Filippo e Tommaso, volle un abbraccio.
La accontentai.
Per ultimo fu il turno di Andrea. Non so perché, ma per un attimo ci fu silenzio. I nostri sguardi si incrociarono. Ci fu tensione, imbarazzo. Mi sforzai di tenere alto lo sguardo. Ma Andrea lo spostava, ora verso Tommaso, Filippo e Vanesa, intenti a scambiare due parole, ora verso punti indefiniti del locale, forse in direzione dei quadri appesi alle pareti, chiare.
"Ehy..." sussurrai. Mi guardò, finalmente. Gli sorrisi.
"Ragazzi" richiamai l'attenzione dei miei amici.
"Ecco, questo è il mio regalo per te" disse, accennando un lieve sorriso.
Mi porse una bellissima confezione blu e rossa con un fiocco bianco.
Lo presi con delicatezza dalle sue mani, sfiorandole. Sorrise. Sorrisi anche io, spontaneamente.
"Dai, dai! Vogliamo vedere cosa sia!" disse Filippo, interrompendo quel momento che pareva avere qualcosa di magico. Ma che solo noi due potevamo percepire come tale.
Tirai il fiocco, in modo da far sciogliere il nodo. Lo posai sul tavolo.
Aprii delicatamente la scatola.
Guardai all'interno. C'era un bellissimo papillon degli stessi colori della confezione. La marca di quell'accessorio era costosissima.
"Grazie è stupendo". Mi si illuminarono gli occhi
"Figurati" rispose.
Adoravo lo stile di Andrea nel vestire. Quella era la marca che era solito indossare. E avere un accessorio bello come li aveva lui, per me era un passo avanti per cambiare un po' il mio stile, piuttosto semplice.
Oltretutto adoravo i papillon.
Come faceva a sapere che mi sarebbe piaciuto tanto possederne uno?
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La storia d'amore ha inizio
RomanceContinuano le vicende del protagonista Daniel. Tra i banchi di scuola, le amicizie rafforzate sono ciò che consentono alle sue giornate di essere sempre frizzanti, mentre le lezioni di danza non danno mai un attimo di tregua a una vita sufficienteme...