Capitolo 28

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                                   Viva la Vida, Coldplay
        
                          Daniel

Dodici settembre. Iniziava così, dopo un'estate a mio parere diversa dalle solite, un nuovo anno di scuola.
Ciò che l'aveva resa differente erano certamente tre cose: la mancanza di Sonia nelle mie giornate, l'arrivo di Andrea nelle serate in piazza assieme al mio amico Tommaso e il fatto che per la prima volta nella mia vita mi ero ridotto a svolgere i compiti nel mese di agosto.
Sembra incredibile quanto i tre mesi estivi passassero ogni santa volta così in fretta. Al solo pensiero dell'inizio di un nuovo anno, pareva di poter tornare indietro nel tempo, proprio nel primo giorno di vacanza, quando le si terminavano. Ed in un attimo ci si ritrovava ad averle già terminate. Durante i nove mesi scolastici, invece, un centinaio di giorni si rivelavano essere un grandissimo traguardo da raggiungere. Quando si arriva a metà dicembre, prossimi alle vacanze natalizie, pare già di essere ad un ottimo punto. Ma purtroppo ci si accorgeva solo dopo che ne mancassero ancora sei. Così come quando a fine marzo arriva la Pasqua e si pensava, spontaneamente, che si fosse quasi giunti al termine. Ma non ci si ricordava mai che i due mesi che sarebbero venuti sarebbero stati anche i più faticosi.
E che gioia si prova quando si arrivava finalmente al primo di giugno. La soddisfazione maggiore stava nell'essere arrivati all'ultimo mese di scuola. Avere la gioia di dire 'anche quest'anno è già finito'.

Ma come sempre, il ciclo ricominciava, portando con sè il malinconico settembre. L'estate finiva, iniziavano a mitigarsi le temperature, le giornate piano piano si accorciavano. Ma soprattutto si iniziava a sentire la mancanza della libertà che si aveva fino a una manciata di giorni prima. Ormai, a partire da quel momento, per nove lunghi mesi, si sarebbe dovuti sottostare a regole ed orari precisi, scanditi sin da subito da sveglie e campanelle, per non parlare delle prenotazioni delle fermate coi pullman.

I pullman. Forse erano proprio quelli a rendere ancora più dura la vita scolastica. Dopo una ventina di minuti passati al caldo, tra puzza di sudore e chiuso, gente che spingeva e tossiva trasmettendo una grande sensazione di malessere, gente che urlava, che parlava al cellulare e anziani che, mostrando la loro grinta mattutina in contrasto con i volti assonnati del resto della gente, si lamentava di noi, poveri studenti, obbligati a viaggiare con pesanti zaini sulla schiena contro la nostra volontà.
Quanto sarebbe stato bello avere avuto la possibilità volare. O essere nati abbastanza ricchi da potersi permettere un jet privato. Non tanto per il traffico, per la puzza di sudore o le temperature che, nonostante il ghiaccio fuori, dentro al pullman parevano poter essere comparate a quelle di un deserto, quanto per gli anziani. I vecchi.

La cosa che però adoravo era il poter rivedere i miei compagni di classe. Per fortuna ero capitato con dei ragazzi che, tutto sommato, mi rispettavano e con cui andavo piuttosto d'accordo. Per non parlare di Melissa&Co. Loro per me, erano quasi come sorelle. Avevamo legato tantissimo in due anni. In realtà non c'era qualcuno con cui io non avessi legato. Volevo bene a tutti.
Alla fine, per quanto ci si lamentasse della scuola, non la si sarebbe mai potuta apprezzare, perché non si pensava mai che ci regalasse gran parte delle nostre amicizie. Se essa non ci fosse stata, la nostra vita sociale si sarebbe potuta considerare dimezzata se non addirittura annullata.

Quell'anno iniziai la terza. Ero curioso di vedere come sarebbe andata. La terza era un anno di svolta, di grandi cambiamenti. A partire del prolungamento dell'orario e del cambiamento di alcune materie.
La cosa, al pensarci, non mi rendeva inquieto e agitato. Piuttosto curioso, elettrizzato, al sapere come le cose sarebbero mutate.
Chissà quali nuovi ragazzi sarebbero arrivati. Se fossero arrivati.

E finalmente ebbi modo di percepire i cambiamenti appena entrai nella mia aula. Tanto per cominciare, non eravamo più al terzo piano, ma al secondo. Oltretutto moltissimi erano stati bocciati o avevani deciso, durante l'estate, di cambiare scuola. E passammo dall'essere in ventotto all'essere in venti. La cosa fu molto sconvolgente. Si notava di parecchio la scrematura.
Da quel momento sarebbe stato un problema durante le interrogazioni. Mentre prima per concludere il giro i prof. impiegavano circa un mese, adesso ci avrebbero messo solo delle settimane. E oltretutto, gran parte delle persone che se ne erano andate mi stavano a cuore. Chissà se avremmo continuato a sentirci...

La storia d'amore ha inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora