Capitolo 69

175 29 5
                                    

A Little Too Not Over You,
David Archuleta

"Mi sono sentito chiamare frocio così tante volte che ora lo faccio pure io".

Daniel

"Alcune cose su di me e Fabio giá le sai. Saprai che ci siamo conosciuti alla fermata del pullman. Lui prendeva il mio stesso mezzo. Iniziando a vederci tutti i giorni avevamo iniziato a socializzare, parlando del più e del meno. Con più e meno, sai cosa si intenda. Scuola, passioni, famiglia, amici. E amore. Avevo scoperto che fosse gay. Un giorno, nel prenotare un'insolita fermata del pullman, molto antestante rispetto alla solita gli avevo domandato il motivo per il quale non scendesse a quella quotidiana, cinque fermate prima di me. Mi aveva confessato che in quel giorno il suo ragazzo lo avrebbe aspettato per festeggiare assieme il compleanno. Il suo. Pensa che era nato il ventinove febbraio" disse Andrea con tono ironico, chiudendo gli occhi e sospirando.
"Certo che per nascere il ventinove febbraio ce ne vuole!" esclamai.
"Ma aspetta. Era un duemila, quel ragazzo?" domandai al mio ragazzo. Egli scoppiò in una fragorosa risata.
"Pff! Fabio cercava solo quelli grandi. Era un novantasei".
"Come?!".
"Sì".
"Che grande".
"Dane, non dimenticare che Fabio fosse un novantotto. Era più grande di me di un anno".
"Ah giá".
"Va beh. Come ti stavo dicendo, quel giorno scoprii che fosse gay. Nella mia testa mi era iniziata a balenare una prima idea di amore riguardo a Fabio. Avevo iniziato a pensare a come sarebbe stato se avesse lasciato il suo ragazzo per me e noi ci fossimo messi assieme".
"Davvero pensavi a ciò? Anche se era occupato?". Rise.
"Certamente! Avevo giá escogitato dei dei piani per farlo cadere ai miei piedi e raggiungere quindi il mio scopo". Risi io, questa volta, battendo le mano sulle mie cosce.
"Del tipo?".
"Non ha importanza. Ciò che ha importanza è che alla fine non dovetti adoperarne neppure uno".
"Come mai?".
"Perché fu lui a lasciare di sua spontanea volontá il suo amato novantasei". Con le dita, mimò delle virgolette nel pronunciare l'ultima parola.
"Perché?".
"Non lo so. Credo perché si fosse innamorato di me come io mi ero innamorato di lui".
"E dopo quanto tempo accadde ciò?".
"Pochissimo. La prima volta in cui ci eravamo visti era stata soltanto un mese prina rispetto a quando ci mettemmo assieme".
"Davvero?".
"Sì".
"E fu il mio primo ragazzo. Avevo tredici anni e mezzo, ero un bambino. Tu mi vedi ora? Un bambino. Immagina a tredici sputati". Risi
"Nonostante ciò, mi ritenevo la persona più felice a questo mondo. Mi sentivo realizzato, finalmente. Sentivo che, finalmente, sarei potuto essere felice. Non sapevo bene cosa significasse essere gay. Mai nessuno nella mia vita me lo aveva spiegato. Nè io avevo mostrato un vero interesse nel volerne apprendere il significato. Sapevo solo di amare un ragazzo, ma non credevo ci fossero differenze fra l'amare un ragazzo e una ragazza. Ero convinto si trattasse della stessa, medesima cosa, per me, per i miei amici, per la società. Per i miei genitori. Quanto ero stato superficiale, ingenuo. Credevo di vivere in un mondo perfetto, sano, normale. Ma non sapevo quante difficoltà avrei dovuto affrontare.Da solo".
"C-come?" domandai, notando la freddezza con cui esponenesse quelle parole.
"Giá, perché Fabio non subiva le stesse situazioni familiari che vivevo io. Lui, come già sai, era un ragazzo poco seguito. Sai cosa fregasse ai suoi genitori che fosse frocio o meno?".
"Andrea...".
"E va beh" fece spallucce.
"Mi sono sentito chiamare così tante volte frocio, che adesso lo faccio pure io" disse.
"Fammi andare avanti" mi rimproverò, battendo le mani un paio di volte sulle sue gambe. Poi prese fiato e ricominciò a parlare.

"Dicevo... stavo con Fabio, ma ero da solo. Era come se fossi da solo contro tutti coloro che pensavano avessi commesso l'errore più grande di tutta la mia vita a mettermi con un ragazzo. 'Sarai infelice' , mi dicevano. Ma io, io non volevo dare retta a nessuno".
"E Fabio cosa ti diceva al riguardo? Non hai mai chiesto un consiglio a lui?".
Vidi Andrea riflettere, ponendosi un dito sotto al mento e serrando gli occhi in sottili fessure.
"Mmmh... a dire il vero, lo avrò fatto una sola volta. Ma lui si limitava sempre a dirmi di lasciare stare chi mi dicesse quelle cose. Diceva che volevano solo il mio male. Su quello non potrò mai dire che avesse torto. Ma quando ero più piccolo ed i miei genitori ed io avevamo ancora un bel rapporto, credevo che fosse lui a sbagliarsi sul loro conto. Ero combattuto, insomma. Non sapevo se ascoltare loro oppure Fabio. Ma ora che lo so, so che darei ragione a lui. Chi non condivide la tua felicitá è perché non riesce a comprenderla fino in fondo. Solo una persona che abbia la tua stessa idea riguardo ad un argomento riesce a percepire appieno quanto tu la possa desiderare".
"Non sono d'accordo. Io posso non condividere una tua scelta, ma non per questo io debba non comprenderla".
"Mi sono spiegato male, Dane. Non voglio dire che chi non condivide non comprende. È solo che secondo me, comprende solo chi condivide".
"Ora capisco". Mi sorrise. Ricambiai con un occhiolino.

La storia d'amore ha inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora