Capitolo 10

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                          Daniel

Giugno. Uno dei mesi che più preferivo. Era il mese dei cambiamenti: la scuola finiva, le vacanze inizavano, si concludeva la primavera, la stagione di passaggio tra il freddo invernale ed il caldo estivo e cominciava l'estate. Era come vivere una vita parallela rispetto ai restanti mesi dell'anno, in cui l'unica cosa da fare era studiare. D'estate era diverso. Era l'unica cosa che non si faceva. O almeno, così facevo io.
Dedicavo solo le settimane di giugno allo studio ed entro i primi di luglio pretendevo di aver già concluso tutto. Non amavo diluirli in novanta giorni. Preferivo mettermi alla scivania per quattro, cinque ore al giorno, magari spezzate tra mattino e pomeriggio e finire tutto in pochi giorni. Almeno sacrificando poch giorni avrei avuto il resto delle vacanze per dedicarmi a tutt'altro, senza problemi, nè dovermi preoccupare di fare lavoretti scolastici all'ultimo secondo.
Oltretutto, a giugno, avevo ancora memorizzati i ritmi scolastici ed ero ancora abituato a sopportare tante ore di studio ed esercizi.
Non riuscivo a concepire come facessero gran parte dei miei compagni ad occuparsene ad agosto, quando ormai la testa aveva dimenticato come studiare e faticare dopo mesi di apatia mentale.

Passavo tutte le serate fuori con Tommaso, a fare lunghe passeggiate fino a quando, poco prima delle dieci, diventava buio ed ero costretto a tornare a casa per sottostare al volere di mia madre.
Un giorno, però, decidemmo di non incontrarci. Eravamo infatti entrambi pensierosi per Andrea. Era un po' che non lo sentivamo più e nemmeno avevamo avuto l'occasione di citare l'argomento.
"Che ne diresti se tu chiamassi Andrea e io 'Fernando' e gli chiedessimo alcune cose? Ci sono un sacco di dubbi e di cose che vanno chiarite. E quando intendiamo farlo? Più il tempo passa, più non ha senso obbligarlo a dirci la verità. Se facciamo così, lui penserà che ci siamo passati sopra. Ma non è così. Giusto?" avevo riflettuto.
"Giusto. Io voglio arrivare in fondo alla questione e sapere il più possibile".
"Anche io" dissi.
"Ma sapere tutto sarà impegnativo".

                        Tommaso
Decisi di mettere in pratica le cose senza che il tempo scorresse troppo a lungo.
Volli immediatente parlare con Andrea non appena ebbi chiuso la chiamata con Daniel.
"Pronto?" rispose lui con tono sereno, dopo solo due squilli. A volte riflettevo su quanto io mi facessi attendere quando qualcuno mi chiamasse. Parevo essere più interessato a canticchiare la suoneria che proseguiva incessante e ripetitiva nell'attesa di una mia azione invece che a rispondere.
"Hey, Andrea".
"Chi sei?".
"Ma come chi sono? Sono Tommaso!".
"Ah, ciao".
"Ciao. Hai cancellato il mio numero, scommetto".
"No, no. È che ho sentito squillare il telefono e quindi ho risposto di fretta senza guardare lo schermo".
"Oh. E non hai riconosciuto la mia voce?" domandai scherzosamente.
"È un po' che non ci sentiamo". Aveva ragione.
Già. Senti, a proposito... potremmo vederci questa sera?".
"Mmmh" prese tempo.
"Penso di sì. A che ora?".
" Alle otto? Magari facciamo cena con un gelato. Ti va?" proposi.
"Okay, va bene".
"Vengo io da te. Mi trovo a pochi chilometri, sono da uno zio" dissi.
"D'accordo" rispose freddamente. Ci passai sopra. Il mio obiettivo non era quello di analizzare il modo in cui mi stesse parlando. Piuttosto era quello di vedere se di persona avrebbe avuto lo stesso coraggio di mantenere un modo di parlare così distaccato e in un certo senso sfacciato che stava riuscendo ad avere per chiamata.
Mi feci ricordare il pullman che dovevo prendere per arrivare da lui e sperai di non perdermi.

Mi preparai. Indossai un paio di pantaloni bianchi, una camicia e delle infradito. Erano i pochi vestiti che tenevo a casa dei miei zii quando andavo a trovarli, solitamente nel weekend. Mi lavai il viso ed i denti, mi pettinai e chiesi dei soldi ai miei zii. Non ero solito portare dietro il portafoglio quando facevo una capatina nel loro appartamento.
Mi precipitai di corsa fuori da casa, urlando a mia zia, che si trovava dall'altra parte della casa, che sarei uscito. In tal modo non l'avrei fatta preoccupare in caso non mi avesse trovato in casa. Ma tanto aveva così tanto da fare, nell'ora di cena, che probabilmente non sarebbe neppure uscita dalla cucina nell'arco di chissà quanto tempo.

Mentre percorrevo di passo svelto il marciapiede, impostai sul cellulare Google Maps. Avevo bisogno di indicazioni stradali per arrivare a prendere il pullman senza perdermi. Non potevo sprecare tempo. Dovevo arrivare subito, erano ormai le otto meno venti.

"Andrea!" lo salutai calorosamente appena lo vidi. Aveva un'espressione seria, camminava in modo strano, quasi al rallentatore. Non mi rivolse alcun sorriso.
"Ciao, Tommaso".
"Tutto okay?" mi venne spontaneo chiedere.
"Più o meno. E tu?".
"Io sto bene, ti ringrazio". Sorrisi.
"Dove andiamo?" cercai di argomentare, banalmente.
"Non lo so. Tanto per farmi delle domande sulla mia vita non c'è bisogno di programmare un percorso poi tanto complesso". Lo guardai, stupito da cosa stava dicendo.
"Come?" domandai.
"Guarda che so il motivo per cui tu voglia uscire con me. Vuoi chiedermi delle cose. O sbaglio?".
"No" ammisi.
"Bene. Se vuoi inizia. Cercheró di rispondere nel modo più esaustivo possibile".
"Andrea, non prenderla male. Non è per farmi i cavoli tuoi, lo sai. È solo per capire cosa ti abbia portato a mentire. Soltanto questo, vorrei sapere".
"Cosa vuoi che ti dica? Non c'è un motivo. La situazione mi è sfuggita di mano" disse, con le mani in tasca, iniziando a passeggiare davanti a me.
"Ascoltami, Andrea" lo raggiunsi. "Qualsiasi cosa sia, io voglio perdonarti. Non penso dimenticherò quello che hai fatto, ma voglio comunque provarci. Voglio che torniamo ad avere il rapporto che avevamo in precedenza. Ma non mentire più. Per favore" chiesi, quasi supplicandolo.
Sospirò.
"Tommaso, in realtà non hai capito. Io non ho mentito a te".
"Come?" chiesi, confuso.
"Ho mentito a Daniel. A te mi sono sempre mostrato per come sono veramente. Io sono come tu mi hai conosciuto fino ad adesso. Con te sono sempre stato naturale al cento per cento. È con Daniel che le cose sono andate malissimo. Dopo che uscimmo assieme, quel giorno di dicembre, quello in cui tu fosti costretto dai tuoi genitori a rientrare a casa lasciandoci da soli, io non capii più niente dopo che l'avevo visto. Persi completamente la testa per lui. E volevo rivederlo, volevo conoscerlo. E se lui non voleva più saperne di me, cosa che avevo capito da come mi aveva trattato, decisi che avrei creato nel mio modo di fare ed essere, una nuova persona. Un ragazzo che potesse fare per lui. E così nacque Fernando: tutto ciò che non sono mai stato e che mai sarò. Un ragazzo discreto, riservato. Un po' come Daniel e totalmente l'opposto del malizioso, frizzante, impertinente ed estroverso Andrea quale sono. Tommaso, io sono disposto a qualsiasi cosa pur di piacere a Daniel. Anche cambiare modo di essere. Io sono perdutamente innamorato di lui. E ho finito per allontanarlo ancora di più da me. Adesso per lui neppure esisteró più".
"Oh, Andrea...adesso capisco. Be' sei stato coraggioso" dissi, stupito dalle spiegazioni che mi aveva dato.
"Non voglio dire che tu abbia ragione nell'aver mentito, ma cosa potevi fare? La tua è una dimostrazione di coraggio e determinazione. E queste due sono proprio caratteristiche che ti contraddistinguono".
"Ma adesso cosa posso fare con lui?".
"Non lo so, Andrea. Non lo so. Di sicuro parlargli e dirglielo".
"No, non adesso. Non mi sento pronto".
"E quando lo farai?".
"Quando sarà il momento. Ma voglio parlargli e chiarire, certamente. Non voglio ci siano altri malintesi, tra noi". Sorrisi.
"Pensi mi vorrá ancora come amico?". Sorrisi di nuovo.
"Certo. Daniel è molto buono, ti perdonerà sicuramente".
"Ho paura" mi confessò, abbassando lo sguardo.
"Non devi. Andrea, dai dimostrazione nuovamente della forza che ti caratterizza" dissi.
"E adesso sorridi. Fammi un bel sorriso" sussurrai, come quando facevo con mio fratello più piccolo. Andrea era così indifeso, in quel momento.
"Andrea, davvero. Non voglio che tu continui a soffrire per questa situazione. Risolvila e dimentichiamoci di tutto. Al più presto".

La storia d'amore ha inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora