Daniel
Il giorno del pic-nic avevo un'ansia pazzesca.
La scuola era finita senza che nemmeno me ne fossi accorto. All'ultima ora avevamo avuto ginnastica per cui, in palestra, non si riuscì neppure a percepire il frastornante suono della campanella annunciare la fine di un altro anno scolastico. E così, tornando nello spogliatoio, mi ero rivestito con calma, senza nemmeno guardare in direzione dell'orologio. Sentivo le urla di ragazzi provenire dall'esterno della piccola, puzzolente e scolorita sala, ma pensavo fossero riferite ad un più probabile conto alla rovescia. Ma per mia sfortuna, non seppi che quel gesto, oramai messo in atto, si fosse giá concluso, lasciandomi senza la soddifazione di aver vissuto il momento in diretta.Io e i miei compagni eravamo stati gli ultimi ad uscire dall' edificio scolastico, il cui cortile si era praticamente svuotato diventando desertico.
"Oh, okay" si era limitata a dire Melissa, vedendo che eravamo gli unici ancora lì, senza capire il perché della nostra presenza in quel posto.
Forse non osava esprimersi.
"Certo che la prof poteva farci finire le lezioni dieci minuti prima, eh!" aveva invece detto Agata.
Lucrezia rimaneva con le braccia conserte, tenendo saldamente la felpa tra gli avambracci. Mi voltai a guardarla.
"Cos'hai, Lu?" le domandai.
"Nulla. Ho un senso di smarrimento. Sento come se ci fosse un vuoto da colmare".
"No, sarà l'estate che è da colmare di attività!" disse Agata.
"Ma no, mi riferisco a come è finita questa giornata. Speravo di fare un conto alla rovescia decente dopo che avevo cercato di sistemare il mio orologio in modo da farlo coincidere con quello della scuola in circa venti cambi d'ora e intervalli".
"Va be', pensa positivo. Adesso ci aspetta un bel pic nic".
"Il pic nic!" urlò Melissa, appoggiando i palmi delle mani sulle sue guance, delicatamente colorate di un rosa pesca.
"Non dirmi che te ne sei dimenticata..." disse Agata.
"No, no. Ma è solo che...".
"Non hai portato la roba, vero?" aggiunse.
"No, no...".
"Allora cosa c'è?".
"Ma aspettate. Non avevate detto che ognuna di noi...".
"Ognuno" la corressi.
"Io essere maschio" aggiunsi, punzecchiandola. Per me fu una grande soddisfazione poterla correggere ed era infatti quello il motivo per cui lo avevo fatto. Lei era stata, fin da subito, troppo abituata a riprendermi nei miei rari, ma comunque presenti, errori grammaticali.
"Scusa. Io credevo che ognuno di noi passasse prima per casa a posare la roba e a prendere tovaglie, piatti e cose varie".
"Infatti" dissi.
"Ah. Okay. Bene". Disse, tirando un sospiro di sollievo.
Io e le altre ci guardammo in cagnesco.
"Lu, Mel, siete sicure di stare bene?" domandó Agata.
"Sì, sì" risposero loro in coro.
"Bene. Allora ci vediamo tra venti minuti qua davanti a scuola" concluse poi.
"No, no, no. Come tra venti minuti ?! Io... non ce la faccio! Io... mica abito in zona come voi!" esclamai trovandomi in una situazione di difficoltà.
" A dire il vero, ci metto venti minuti solo per il viaggio in pullman!" precisai.
"Che palle che sei, Daniel!" ebbe il coraggio di insultarmi Agata. La guardai stranito.
"Ma scusa, che colpa ne posso avere io? Mica è stata una scelta mia quella di...".
"Zitto!" urlò.
"Agata, la domanda sorge spontanea. Sei sicura di stare tu, bene?".
"Sì, perché?" rispose, cadendo dalle nuvole. Mi misi una mano sugli occhi. A volte mi sembrava di avere a che fare con undicenni, invece che con sedicenni.
"Ma poi scusate, perché davanti a scuola? Che ansia... Posate la roba e invece che tornare qua, venite verso casa mia. In fondo il parco dove staremo è vicino a dove abito io, mica vicino alla scuola!" ragionai sapientemente.
"Mhh, sì, hai ragione" disse la mia amica.
"Va bene. Sono le due e dieci. Per le tre ce la fate ad essere nei miei dintorni?".
"Certo, anche prima!" disse Melissa, che tutto ad un tratto si era come svegliata dal suo stato di agitazione misto ad un senso di smarrimento. Pareva aver ritrovato la 'retta via'.
"A dopo" dissi.
"A dopo" risposero loro in coro. Ci avviammo verso il cancello di scuola, separandoci: io svoltai a destra, loro proseguirono a sinistra.Per le tre e cinque le ragazze si fecero trovare sotto casa mia.
"Siete in ritardo" le punzecchiai.
"Che rompiscatole" disse Lucrezia, avvicinadosi a me per darmi un borsone gigante. Ansimai dopo averlo ricevuto violentemente sull'avambraccio senza un minimo di delicatezza.
"Cosa ci hai messo dentro, dei macigni?" chiesi.
"No, da mangiare. Alto e muscoloso come sei, abbiamo pensato che un chilo di pasta fredda fosse necessaria; assieme a un melone e delle pesche".
"Okay. Okay" cercai di calmarmi.
"Ma perché devo portarla io?!".
"Perché tu non hai nulla, da portare" mi disse.
"Io ho portato la tovaglia! Mi avevate detto di portare solo la tovaglia!" dissi, scioccato, allargando le braccia.
"E be'? Adesso porti le borse che noi abbiamo portato lungo tutto questo interminabile tragitto" si lamentó Agata.
"Ma sarà mezzo chilometro scarso, questo interminabile tragitto!".
"Non importa. Portala e taci".
Alzai gli occhi al cielo. Non mi rimase che obbedire. Tre ragazze contro un ragazzo...non potevo fare granché per ribellarmi. Se una decideva una cosa, le altre due, pur di darmi torto, erano pronte a darle manforte anche nelle situazioni più disparate.
Quanto era difficile essere l'unico ragazzo presente, in quel momento...Giungemmo al parco. Era affollato, ma non troppo per impedirci di muoverci in modo fluido. C'erano anziani, bambini, gente con i propri cani nelle aree apposite. E altri ragazzi che, come noi, avevano deciso di sfruttare la bella giornata per trascorrere un pomeriggio assieme.
"Allora? Dov'è il tuo amico?" domandò Agata, nervosa, con un sorriso stampato sul viso.
"Amici, Agata. Sono due" precisò Melissa.
"Allora?" insistette Lucrezia.
"Arriveranno a breve. Non abitano molto vicino a me, quindi ci metteranno un po'.
"Un po' quanto?".
"Ma che ne so, Agata! Penso che tra dieci minuti massimo dovrebbero essere qui". Ad Agata si illuminarono gli occhi.
"Non oso immaginare quando avrai un fidanzato. Povero ragazzo..." dissi a bassa voce. Ricevetti una sonora gomitata in pancia.
In quel momento percepii anche quanto fosse dura essere me stesso, oltre che un ragazzo... Si approfittavano della mia bontà, dolcezza e voglia di scherzare."Hey!" urlai, sbracciandomi per farmi vedere da Andrea e Tommaso, i quali erano davanti a me, a una quarantina di metri, che cercavano il punto esatto di ritrovo. Pareva non avessero capito nulla di dove avessi detto loro di dirigersi una volta arrivati ai giardini.
Di Tommaso non mi stupivo. Era un ragazzo serio e sveglio, peró in fatto di orientamento, lasciava molto a desiderare. In quanto ad Andrea, be'... mi sarei aspettato un po' più di buon senso del mio amico.
"Siamo qua!" dissi, alzando il tono di voce e cominciando a salterellare.
"Daniel, fermati. Adesso". Melissa mi pose una mano sulla spalla, invitandomi a calmarmi.
"Eh?".
"Ci farai fare brutta figura" aggiunse.
"Ma cosa dici, era per farmi vedere dai miei amici!".
"Stai fermo".
"Scusate, volete chiamarli voi con le vostre voci stridule?!" me la presi.
"Smetti di urtare la nostra sensibilità" dissero le mie amiche in coro.
"E voi la mia intelligenza".Poco dopo venimmo raggiunti dai tanto acclamati Andrea e Tommaso.
Partirono le presentazioni.
"Melissa, Andrea. Andrea Melissa" iniziai.
"Lucrezia, Tommaso. Tommaso, Lucrezia". Proseguii.
Finalmente, dopo sei presentazioni, conclusi. Mi era costato un po' non sbagliare i nomi o confonderli tra loro. La cosa sconcertante fu che nessuno dei miei amici mi ringraziò per la professionalità dimostrata in quel momento.Iniziammo sin da subito a mangiare.
L'atmosfera era bella allegra, stranamente senza il bisogno che io intervenissi per trovare argomento comuni e coinvolgere tutti nella conversazione. Le ragazze erano sin da subito riuscite a stabilire un certo feeling con i ragazzi. E ciò, da un lato era positivo: nessuno si sarebbe annoiato. Dall'altra parte speravo di rendermi utile riuscendo a prendere parola e dimostrandomi una persona con voce in capitolo.
Ma per quasi un'ora non ebbi nemmeno l'occasione di aprire bocca. Ero come il terzo incomodo fra cinque persone. Diciamo il sesto, allora.Tra una chiacchierata e una forchettata di pasta finimmo per non avere voglia di fare nulla. Ci sdraiammo tutti sul prato, in cerchio, con le teste rivolte verso l'interno e i palmi delle mani sovrapposti l'uno sopra l'altro sotto la nuca, a guardare il cielo. Si erano ormai fatte le sei, quasi.
"Sentite, ho un'idea. Perché non facciamo qualcosa di folle?" propose Tommaso, prendendo parola dopo un lungo silenzio.
"Tom, sei sicuro di stare bene? Quello che propone cose stravanganti di solito è Andrea" dissi.
"Già. Vi va di fare una gavettonata?" continuò, imperterrito.
Le ragazze risposero negativamente alla proposta. Per me fu un bene. Ero così stanco che non mi andava di correre per tutto il parco per sfuggire a mega gavettoni piuttosto che correre per andare alla fontana ogni tre per due a riempire i palloncini di acqua.Ad un certo punto Tommaso si alzò.
"Dove vai?" chiesi.
"A bere" rispose, allontandosi da noi.
Giá tramavo qualcosa.
Poco dopo, proprio come mi aspettavo, tornò con un palloncino enorme, riempito d'acqua che non aveva nemmeno chiuso, forse per la fretta di raggiungerci e raggiungere al più presto il suo obiettivo.
Come se fossimo dei topi pronti a essere schiacciati da una trappola, scattammo tutti sull'attenti.
"Tommaso, c-cosa vuoi fare?" domandai mettendo le mani in avanti, in sua direzione.
"Ora vedrai" disse.
Lui non esitó un attimo. Schiacciò sul beccuccio del palloncinò per farne uscire l'acqua, spruzzandocela addosso.
Ci ritrovammo tutti bagnati fradici a guardarci, a bocca aperta.
A quel punto fu impossibile resistere alla tentazione di ribellarsi a quella sua, prima provocazione.Heyy, scusate se non posto tutti i giorni, ma sono di nuovo in vacanza e non c'è l'atmosfera giusta per concentrarmi a rileggere e correggere i capitoli prima di pubblicarli.
Quindi finisco per non farlo, hah.Volevo dirvi che mi sto impegnando al massimo per allungare i capitoli e renderli comunque il più possibile ricchi, senza troppi giri di parole ( come ho invece fatto nel primo libro 😩😧😂).
Buona notte.
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La storia d'amore ha inizio
RomanceContinuano le vicende del protagonista Daniel. Tra i banchi di scuola, le amicizie rafforzate sono ciò che consentono alle sue giornate di essere sempre frizzanti, mentre le lezioni di danza non danno mai un attimo di tregua a una vita sufficienteme...