Non ero ancora appartenente al mondo dei grandi per le cose importanti. Ma lo ero abbastanza per ciò che faceva loro comodo.
Daniel
Avevo paura. Paura che, nonostante i miei buoni propositi di abbattere qualsiasi cinta muraria venisse posta fra me e Andrea, potessi fallire. Avevamo rischiato parecchie volte di essere separati. Prima da noi stessi. Poi dai genitori del mio ragazzo. E infine, da ogni pensieri negativo che prevalesse su quelli positivi.
"Non è negatività. È solo realismo, Daniel. Devi crescere e renderti conto delle cose certe, di quelle probabili, di quelle possibili. E comprendere che certe sono destinate ad essere irrealizzabili".In quale categoria potevo far rientrare la mia relazione con Andrea? Certa non lo era di sicuro. Non per volontà personale. Avrei fatto i salti mortali per stare con il mio ragazzo. Era tutto ciò che desiderassi. Ma ero consapevole, purtroppo, di quanto il mio perbenismo potesse avere poco valore rispetto alle azioni concrete di chiunque provasse a separarci. Bastava un biglietto di sola andata, un aereo, una valigia, e mi sarei ritrovato solo, con la persona amata in chissà quale parte del mondo, lontana da me.
Era giá successo con Sonia. Non avevo intenzione di lasciare che accadesse nuovamente.Era per tale motivo che avevo permesso ai miei stessi passi di avanzare verso agli ostacoli, come in una gara d'atletica mentre io, correndo per la pista, infinita, la corsia che scivola sotto alle scarpe, non potevo fare altro che lasciare che questi diventassero inevitabili, imminenti. Ed il mio dovere era quello di superarli. Alzarmi nell'aere, compiere un balzo, sperare di non inciampare, non indietreggiare, non temporeggiare alla vista di una barra orizzontale che, alta e impassibile, si ergeva di fronte a me. Sempre più vicina, sempre più pressante.
Chiudere gli occhi, inspirare. E saltare.
Questo, avrei dovuto fare.
Affrontare gli ostacoli. Pur sapendo che, nonostante la mia bravura, sarebbero stati loro a determinare la mia vittoria. Bastava un piccolo errore, un'improvvisa storta alla caviglia, a causare un'interruzione della mia corsa. La perdita della mia gara. E cadere, giacere a terra, senza essere neppure riuscito a levarmi in alto.
Almeno tentare il possibile.
E tutto, per una maledetta fatalità.
O ancora, preso dalla fretta di arrivare ad un traguardo, certo ma non per forza coincidente con la mia vittoria, sbattere un piede contro l'asta, autoumiliarsi, autoeliminarsi.
Solo per la fretta di vivere un rapporto che aveva impiegato tanto tempo per nascere.
Ma allora avrebbe, questo rapporto, richiesto tanto tempo per il raggiungimento di una vittoria, la felicità?Esclusi la possibilità che fosse impossibile. Ormai stavo correndo, non sapevo da quanto, non sapevo per quanto avrei dovuto continuare a farlo. Ma sapevo che se avessi iniziato a correre, un motivo ci fosse.
Volevo raggiungere un traguardo, anche se non sarei stato a conoscenza di una mia possibilità sconfitta.Era forse probabile?
Certamente. Era probabile che io e Andrea stessimo assieme. Perchè no?Ma la domanda a cui non seppi dare una risposta concreta si scaturì dalla quarta ed ultima parola: possibilità.
C'era una possibilità che io e Andrea stessimo assieme?
Secondo i grandi, no. Secondo me, secondo Andrea, secondo noi, gli adolescenti dalla visione ancor troppo radicata alla fanciullezza, fatta di inespertezza e superficialità, sì.
Anche fra le questioni di cuore, ero sempre considerato il meno importante fra tutti.
Cosa ne potevo sapere io? si chiedevano gli altri.
Non ero ancora appartenente al mondo dei grandi per le cose importanti. Ma lo ero abbastanza per ciò che faceva loro comodo. Quale coerenza coestiteva fra le due cose?
Che cosa potevo essere, io?
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La storia d'amore ha inizio
RomanceContinuano le vicende del protagonista Daniel. Tra i banchi di scuola, le amicizie rafforzate sono ciò che consentono alle sue giornate di essere sempre frizzanti, mentre le lezioni di danza non danno mai un attimo di tregua a una vita sufficienteme...