Capitolo 37

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Daniel

Sul palco si formarono, in maniera ordinata, una cinquantina di coppie. Tutte formate da un ragazzo e una ragazza, tranne la nostra: la mia e di Tommaso.
Andrea si era seduto in prima fila, approffitandone per osservarci e prendere spunto per il prossimo ballo che sarebbe, per forza di cose, toccato a lui.
Le persone a ballare attorno a noi non avevano un'etá compresa in una particolare fascia. Vi erano adulti giovani, sulla trentina d'anni, coppie di mezz'età, bambini di sette anni, anziani. E qualche ragazzo della nostra etá, forse una dozzina.
In attesa che la musica partisse, ciascuno di noi parlottava col proprio o la propria partner, forse alla ricerca di qualche rapido ed ultimo accordo per la direzione in cui muovere i passi.

La musica partì. Era una musica ritmica, allegra, vivace e veloce. Lo strumento principale che si poteva udire era la fisarmonica, accompagnata da un tamburello, suonato in diretta.
Io e Tommaso ci guardammo. Era ora di ballare. Lui sorrise. Io gli porsi una mano che afferró sudata nonostante la frescura. Iniziammo a ballare, prima seri e concentrati sul ritmo della melodia, poi sciolti e divertiti, chiaramente a nostro agio.
Ogni tanto mi capitava di volgere il mio sguardo in direzione di Andrea che, seduto con le gambe accavallate, applaudiva a ritmo della musica sorridendo e incitandoci a continuare. Sorridevo come un ebete, rischiando di pestare i piedi a Tommaso.

Le coppie accanto a noi non parevano essere molto esperte. I bambini, nella loro impaggiataggine, si mostravano i più naturali di tutti, fuori dagli schemi prestabiliti dai passi del ballo.

L'intervallo fra una canzone e l'altra si rivelò essere molto breve, giusto della durata di una decina di secondi. Appena il tempo per prendere fiato, scambiarsi uno sguardo e proseguire nelle danze, con il cuore che pulsava in fretta, agitato dalla rapiditá dei movimenti del corpo su quel maestoso palco.

L'atmosfera si scaldò giá alla seconda canzone. Ognuno pareva essere a suo agio e nonostante la grossolaneità di molti ballerini prevalesse sulla grazia, tutti sembravano divertirsi.
Invitammo Andrea ad aggregarsi a uno di noi per il terzo ballo, ma lui rifiutò, posticipando l'avvenimento di un paio di musiche ancora. Voleva osservarci. Diceva di trovarci così bravi che sarebbe stato un peccato interromperci.
Non insistemmo, sapendo giá che se entro il sesto ballo non fosse venuto, l'avremmo raggiunto in prima fila, prendendolo con la forza.
Gli altri balli si rivelarono essere tutti molto diversi dagli altri. Si passava da una melodia tranquill, un cocktail a base di pianoforte e flauto, a musiche più decise, con batterie e bassi. Il tutto si susseguiva in maniera fluida e puramente a caso, senza che nessuno avesse prestabilito alcun canone per la scelta ella melodia.

Alla sesta, io e Tommaso decidemmo di farci dare il cambio da Andrea.
"Ti prego, vai tu. Io devo assolutamente fermarmi a bere" dissi al mio amico mettendomi una mano sul petto e tirando fuori la lingua, secca e desiderosa d'acqua.
"D'accordo, vado io. Ma poi tocca a te, eh!" disse, scherzosamente. Ricevetti una gomitata sul fianco.
"Certo, non ti preoccupare" lo rasserenai osservando i suoi capelli, perfettamente in ordine nonostante un lieve strato di sudore che aleggiava sulla sua fronte.
"Come cavolo fanno a starti così bene?" dissi, sfiorandomi i miei. Fece spallucce, chiudendo gli occhi e sorridendo soddisfatto del complimento.

Mi diressi a passo svelto verso la fontanella per bere un sorso d'acqua. Avevo preso la brutta abitudine di non farlo prima di uscire di casa, dal momento in cui avevo scoperto il mondo dei pullman per andare a scuola. E quando quelli decidevano di passare in orari fuori dal normale, la fretta vinceva sempre sulla necessitá primaria del bere.
Le gambe iniziavano a tremare; forse era solo la psicologia a fare brutti scherzi. Sorvolai, cercando di non pensarci; avrei avuto ancora molti balli a cui partecipare.

La storia d'amore ha inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora