Capitolo 17

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~Marc's pov~
"Perché non mi hai detto di Brenda?" Mi domandò Eveline rientrando in camera. Me l'aveva già fatta questa domanda, ma forse era troppo arrabbiata per sentire la risposta.

"Perché sapevo che ti saresti arrabbiata, abbiamo già abbastanza problemi" Affermai quasi ridendo. Era buffa quella situazione, la nostra relazione era diventata quasi come uno yo-yo, ci lasciavamo e tornavamo insieme. Appena entrammo decisi di farmi una doccia, volevo liberarmi di tutti quei cattivi pensieri facendo scivolare l'acqua calda sul mio corpo. Mi spogliai rimanendo solo in boxer ed andai in bagno. Aspettai qualche minuto che l'acqua si scaldasse alla temperatura giusta ed entrai.

"Devo tornare in Italia per la malattia di mia mamma, si è aggravata e voglio vederla" Disse Eveline avvicinandosi alla doccia. Era finito il mio momento di pace.

"Io però non posso accompagnarti, ho la gara domani" Affermai insaponandomi i capelli. Per fortuna la porta della doccia nascondeva il mio viso, non volevo che vedesse la mia espressione. Infastidita e preoccupata allo stesso tempo.

"Non importa, andrò da sola" Affermò uscendo. Sentii i suoi passi allontanarsi e mi sciacquai. La storia di sua mamma non ci voleva, saremo distanti chilometri e non potrò controllare le persona che le staranno intorno, non voglio che soffra.

"Dopo la gara posso raggiungerti se vuoi" Risposi raggiungendola con solo un asciugamano addosso. Ero a mio agio, ma lei di meno.

"Si mi farebbe piacere" Rispose imbarazzata. Guardò il muro pur di non fissarmi. Andiamo, non era la prima volta che mi vedeva così. Decisi di non stuzzicarla e la aiutai a preparare le cose per la partenza, non sapeva quanto sarebbe rimasta lì, ma sicuramente più di quanto mi aspetti. L'accompagnai all'aeroporto e la vidi partire. Anche una parte di me era partita. Aspettai di vedere la sua figura confusa fra le altre persone prima di andarmene. Sapevo già che avrei passato ogni singolo secondo a pensarla.

~Eveline's pov~

Il viaggio andò bene, arrivai a Milano addirittura in anticipo. Questa volta viaggiare fu diverso, non ero abituata a farlo senza Marc. Presi un taxi e arrivai a casa mia. Cercai in borsa la chiave e aprii. Uno strano buio circondava le camere, non c'era nessuno in casa? Accesi la luce e vidi che tutto era rimasto come lo ricordavo, se non per un dettaglio, era tutto troppo perfetto, come se non fosse stato vissuto.

"Mammaaaaa" Urlai. Non rispose nessuno. Posai la valigia vicino al divano, aprii le finestre per cambiare aria e salii le scale. Andai in camera dei miei genitori dove la trovai con delle foto in mano.

"Ciao amore mio!" Mi salutò entusiasta. Era pallidissima, più magra e con meno capelli.

"Tutto bene? La casa ha qualcosa di strano, non sembra che tu ci abbia abitato negli ultimi tempi" Le feci notare. Sapevo che ci stava poco per via delle visite, oppure rimaneva da sua sorella per non stare da sola.

"Vedi ho un ictus" Disse di punto in bianco. La guardai stupefatta. Cos'avevo appena sentito? Un ictus? L'ictus non era curabile.

"Non mi resta tanto da vivere, le mie cellule stanno morendo definitivamente " Affermò sedendosi. Si sentì mancare le forze e si appoggiò a me. Conoscevo l'ictus, lo studiai alle superiori, tutti quei mal di testa aerano dovuti a una mancanza di sangue, non le arrivava al cervello.

"Cosa ci fai a casa?"  Domandai facendola sdraiare. I medici non possono averla lasciata a casa in queste condizioni, a mala pena riusciva sostenere il mio sguardo.

"Ho chiesto un permesso per uscire dall'ospedale, non rientro a casa da mesi ormai, solo non volevo che mi vedessi su il letto d'ospedale" Spiegò. Presi un cuscino e lo misi sotto la testa. Bagnai un fazzoletto con l'acqua fredda e le inumidii i polsi.

IndestructibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora