Capitolo 47

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-Eveline's pov-
La notte feci fatica dormire, ero tormentata da troppi pensieri. Mi rigirai più volte in cerca del sonno ma quest'ultimo non voleva arrivare. Verso le sette mi alzai controvoglia e mi vestii. Feci portare la colazione in camera perché non avevo voglia di vedere nessuno. Dovevo andare all'ospedale con Sam che sicuramente sarà già qua sotto. Ieri quando mi ha chiamata, era piuttosto felice di accompagnarmi, vuole riparare ai suoi errori. Non posso impedirgli di farlo, però certamente ci vorrà duro lavoro per farsi perdonare. Verso le 7,30 arrivò il cameriere con un vassoio pieno di brioche e biscotti, chi l'avrebbe mangiata tutta quella roba? Presi una piccola porzione e l'altra la mandai in camera di mio padre. Mangiai con una lentezza assurda per ingannare il tempo e mi vestii. Indossai una maglietta bianca, jeans neri e all-stars, non volevo dare nell'occhio. Mi truccai solo usando un ombretto color pesca e un filo di eyeliner. Dopo essermi pettinata i ricci ribelli, scesi di sotto. La hall era vuota, c'erano solo la receptionist e Sam seduto su una poltrona a leggere un giornale.

"Come stai?" Gli chiesi avvicinandomi.

"Bene tu? Nervosa?" Domandò alzandosi. Mal grado fosse vestito solo con una semplice camicia e jeans rimaneva sempre uno dei più bei ragazzi che io abbia mai visto. Anche se mi ha fatta soffrire molto, non mi stupisco che sia stato il mio ragazzo. Dopotutto è speciale, solo che deve stare lontano dai guai.

"Nervosa è dire poco, non ho chiuso occhio" Risposi. Lui mi abbracciò e mi diede un bacio sulla testa.

"Vedrai che andrà tutto bene. Vuoi che iniziamo a incamminarci?" Mi chiese. Io annuì. Prima di andare lo fermai e gli dissi una cosa.

"Sono felice del fatto che sia rimasto per me, so che ti costa strami vicino perché ti senti in colpa, ma apprezzo che ci sia adesso." Affermai. Sapevo quanto fosse difficile quella situazione per entrambi. Mi c'è voluto molto per convincerlo ma alla fine non mi ha lasciata sola. Io non lo odio, posso provare a perdonarlo, però non dimenticherò quello che sto passando a causa sua.

"Non ti avrei mai lasciata sola. Mi perdonerai un giorno?" Chiese uscendo dall'hotel.

"Non so, forse quando recupererò la memoria" Risposi senza pensare. Appena salii in macchina mi venne in mente un'immagine. Marc ed io che cantavamo a squarciagola le canzoni spagnole dell'estate, era abbastanza stonato. Chiusi gli occhi per un secondo e sospirai. Volevo che durasse di più, volevo vedere come continuava. Tutte queste immagini di noi che mi vengono in mente casualmente devono avere un significato. Riguardano sempre e solo lui, da solo o insieme a me. La mia mente sta cercando di dirmi qualcosa che non riesco a percepire.

"A che ora è la visita?" Mi chiese una volta saliti.

"Alle 8,30, ma hanno detto di arrivare un quarto d'ora prima" Gli spiegai.

"Vuoi che entri con te o che rimanga fuori?" Mi chiese. Ci pensai un attimo prima di rispondere. Ero terrorizzata all'idea di rimanere da sola, ma forse la sua presenza mi avrebbe influenzato.

"E' meglio se vado da sola, tanto poi ti racconto tutto" Mormorai appoggiando la testa sul finestrino. Lui non rispose. Ci furono dei momenti di silenzio, dove lui guidava ed io guardavo le nuvole. A un certo punto mi sembrò di vedere il sorriso di Marc. Mi stropicciai gli occhi per lo spavento e quell'immagine sparì. Cos'è questo un segno? Una mancanza? E' tutto così dannatamente difficile e stancante..

"Allora, siamo arrivati" Rispose parcheggiando. Una volta posteggiata la macchina scendemmo.

"E se scappassimo? Siamo ancora in tempo" Dissi scherzando, anche se un fondo di speranza che dicesse di sì c'era.

"Eveline affronteremo anche questa, sei fortissima, ce la farai" Disse spronandomi. Lo guardai con sguardo supplichevole e superai il parcheggio. L'ospedale era già pienissimo, c'erano persone che correvano da tutte le parti, medici e infermieri che passavano in continuazione, persone che piangevano, parlavano e aspettavano il loro turno. Ci fu qualcuno che attirò la mia attenzione. Era un ragazzo alto, capelli castani corti, muscoloso. Stava parlando con una ragazza nella zona delle accettazioni. Da lontano mi sembrò Marc, ma non poteva essere lui. Per un momento ebbi l'istinto di chiamarlo, ma mi trattenni. Non avrebbe nessun motivo per essere lì, la sua visita sarà domani. Quando si sedette, incrociai il suo sguardo, era proprio lui. Io non mi mossi, lui mi fissò per un po' e poi si alzò di scatto prendendo le stampelle. Prima che potessi anche solo pensare a cosa fare le mie gambe si mossero da sole e lo raggiunsero.

"Marc, come mai qui?" Gli chiesi facendolo sedere, non volevo che si stancasse.

"Sono qui per te" Rispose sorridendo. Rimasi intontita dalla sua bellezza per qualche secondo ma poi mi ripresi. Quella frase in un'altra situazione sarebbe stata la più dolce del mondo.

"Per me?" Chiesi. Sam mi chiamò da lontano cercandomi ed io gli feci cenno di venire qua. Ero in sostanza corsa da Marc dimenticandomi che non ero sola, quando c'è lui non ragiono, diventa sempre la mia priorità senza volerlo.

"Sì, so che hai la prima sessione di riabilitazione e volevo esserci." Mormorò. Sorrisi anch'io. Si era fatto tutta quella strada per me. Ma quanto può essere dolce?

"Davvero? Non dovevi, c'è Sam qui con me" Dissi sedendomi accanto a lui. Spostò lo sguardo sul pavimento, forse infastidito dalla mia risposta, ma poi tornò su di me.

"Se vuoi, me ne vado" Disse. Lo fermai subito prima che finisse la frase. Lo volevo lì con me. Mi trasmetteva tranquillità e sicurezza, lui sarebbe riuscito ad aiutarmi.

"No, assolutamente no. Voglio che resti qui, mi fa davvero piacere che tu sia venuto per me" Risposi. Non ero neanche imbarazzata, lui riusciva a mettermi a mio agio. Sam ci raggiunse e salutò Marc che però non ricambiò. Ancora non ho capito come fanno a conoscersi, ma non è il momento per indagare.

"Signorina Eveline?" Chiese un dottore intromettendosi.

"Sì sono io" Risposi.

"Puoi venire, tornerai tra un'oretta" Spiegò.

"Ci vediamo dopo" Dissi lasciando un bacio sulla guancia a Sam e uno a Marc. Avevo paura di lasciarli da soli, ma non potevo fare altro.

Fui portata in una stanza piena d'immagini e date. C'erano le foto con mio padre, Daniel e Sam. C'ero io da piccola, i miei nonni paterni e la mia migliore amica. Di Marc non c'era traccia. Queste sono le uniche persone importanti nella mia vita? E tutte le altre di cui ho dei vuoti? Presi una foto che risaliva al mio diciottesimo compleanno, c'eravamo io, mio padre e una donna. La sua vista mi provocò un dolore dentro, mi mancò il fiato. Era molto bella, capelli castano chiaro e occhi verdi come i miei. La guardai meglio, assomigliava alla donna del sogno di ieri. Anzi, era lei! Guardai il dottore in cerca di conforto, appena vide il mio sguardo, si avvicinò a me.

"Come mai hai preso questa foto? Ha un significato particolare per te?" Mi chiese.

"Chi è questa donna? Ho fatto un sogno su di lei ieri, mi chiamava amore e mi diceva che le mancavo" Risposi. Non mi accorsi di piccole lacrime che mi stavano bagnando le guance. Non riuscivo più a vederla, mi faceva troppo male.

"Non ti ricordi di lei?" Domandò prendendo la foto che io avevo appena posato.

"No, mi fa male vederla" Affermai sospirando e asciugandomi gli occhi.

"Allora dovremmo fare un lavoro anche su di lei" Disse solamente. Non spiegò nulla, posò la foto e mi diede qualche minuto per calmarmi. Non credo che sia una mia parente, me li ricordo tutti. Prese un'altra foto e me la fece vedere.

"Questo è Daniel, il mio migliore amico." Risposi. Lui annuì e ne prese un'altra.

"Questo è Sam, il mio ex ragazzo" Dissi. Prese un'altra foto. Ero io con un altro ragazzo. Non mi ricordavo neanche di lui. Era alto, capelli corti e scuri, occhi castani e barba. Dai lineamenti aveva qualcosa di simile a Marc, forse era spagnolo anche lui.

"Non so chi sia" Affermai.

"Lui è Maverick, un tuo amico" Proferì. Lo riguardai meglio, l'effetto fu lo stesso. Non riuscivo a collegarlo a nulla.

"Non c'è niente con Marc?" Risposi evitando la foto di Maverick. Volevo conoscere qualcosa di più su di lui. Avevo bisogno di risposte alle mie domande, ma non c'era nulla che lo ricordasse.

"Marc?" Chiese il dottore.

"E' il ragazzo con la stampella qui fuori, non mi ricordo neanche di lui, però quando lo vedo, mi sento strana, come se lo conoscessi da una vita" Parlai con ammirazione, raccontai il nostro primo incontro e tutto quello che avevo scoperto su di lui. Il dottore mi guardò preoccupato, ma continuai. Pensare a lui mi aveva aiutato a scacciare il dolore di prima, era incredibile il potere che aveva quel ragazzo su di me. Mi focalizzai solo sul suo sorriso e a come mi sentivo quando mi era accanto.

"Non sei innamorata di lui vero?" Chiese. Lo guardai non sapendo cosa rispondere.

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