Capitolo 3

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Marc's pov
"Perché sei tornato? Perché ora?" Mi chiese Eveline. Era qui davanti a me, bellissima come sempre. Mi guardava con occhi sorpresi e tristi allo stesso tempo. Avrei dovuto rispettare la sua decisione, mi aveva chiesto di allontanarmi, ed io ero ancora qui con lei.

"Volevo vederti. Mi dispiace di essere entrato come un clandestino, credevo non mi avresti mai fatto entrare" Spiegai. Si sedette e mi guardò. I suoi occhi verdi erano dentro i miei, il mio respiro era irregolare e il mio battito accelerava. Mi aspettavo urla, sgridate, caos. E invece no, è rimasta in silenzio.

"Mi sono spaventata vedendo la tazza in cucina, la porta aperta e una valigia non mia. Come sei entrato?" Domandò. Nella fretta di scappare non ho pensato a eliminare le prove, ero troppo spaventato. Averla qui di fronte mi mette in soggezione, anche se lei sembra completamente a suo agio.

"Iris mi ha lasciato le chiavi. Mi dispiace di averti spaventata, non sarei neanche dovuto venire" Risposi. Avevo sbagliato tutto di nuovo, non sembrava infastidita dalla mia presenza, era semplice distante e fredda.

"Perché sei qui? Dopo tutto questo tempo?" Domandò guardandomi. Sapevo che avrei dovuto scriverle. Anche se non me lo aveva permesso, avrei dovuto farlo, in questo modo le avrei dimostrato che ci tengo e non importa se mi chiude tutte le porte, lotterò sempre per lei.

"Perché mi mancavi. So che è passato tanto tempo da quando ci siamo visti, ma volevo vederti. Non ti ho scritto perché non volevo correre il rischio di un tuo rifiuto. Ne ho ricevuti così tanti.." Affermai. Le dissi una mezza verità. È vero che non volevo un rifiuto, ma le ho sempre scritto, sul mio diario.

"Cosa dovrei fare adesso? Dirti che è tutto apposto? Ovvio che non lo è! Sono 3 settimane che non ti fai sentire, ed ora spunti qui. Non lo accetto, non voglio più stare ai tuoi tira e molla" Disse alzandosi. Adesso si che era l'Eveline che ricordavo, quella combattiva. Quella che odia sentirsi usata, trascurata e che mi farà passare le pene dell'interno prima di perdonarmi, ma alla fine ci riuscirà.

"Dobbiamo parlare" Dissi solamente. Ero disposto anche a sentire i suoi numerabili insulti, bastava che non mi lasciasse. Mi fece un'occhiataccia e si alzò. Andò vicino alla finestra e tolse il suo sguardo dal mio.

"Non ho nulla da dirti. Anzi, vorrei che te ne andassi, mi fa male vederti" Rispose. Mi alzai anch'io e la raggiunsi. La feci voltare verso di me sfiorandole il braccio. Le venne la pelle d'oca, ancora il suo corpo reagisce nel modo in cui speravo. Cercai di dire qualcosa ma mi bloccò. Posò la mano sulla mia bocca ed io la baciai. Se pensava di fermarmi così ha sbagliato di grosso. Chiusi la porta a chiave. Mi avrebbe ascoltato senza scuse. Guardò ogni mio movimento ed iniziò a lamentarsi. Andò vicino alla porta e cercò di forzarla. Quando vide che non c'era speranza si mise a gridare aiuto. Nessuno era in casa, Iris sarebbe tornata sta sera, come del resto avrebbe dovuto fare anche lei. Come mai era qui? Così presto?

"Allora mi ascolti? Prima lo fai, prima puoi andare" Dissi dolcemente. Mi rise in faccia.

"Mi stai ricattando? Non capisci che sto soffrendo? Mi fa male vederti! Dove sei stato tutto questo tempo? Mi sei mancato da morire! Mi hai lasciato sola!" Urlò . Iniziò a sbattere i pugni sul mio petto agitandosi. Ogni pugno era una lacrima in più che solcava il suo viso. La lasciai sfogare per un po' e poi l'abbracciai. Lì, fra le mie braccia si calmò. Non credevo stesse soffrendo così tanto, era stata lei a dirmi di uscire definitivamente dalla sua vita. Tutte le persone con cui avevo parlato dicevano che stava bene, tutto procedeva alla grande. Vedendola non mi sembrava proprio.

"Mi avevi chiesto di uscire dalla tua vita e l'ho fatto. Anche tu mi sei mancata, non c'è un giorno in cui non ti pensi. Ho sognato tanto questo momento, e adesso l'ho reso realtà. Perdonami, mi dispiace tantissimo. Non ti ho lasciata sola, per te ci sarò sempre" Risposi. Per la miliardesima volta le avevo devo che mi dispiaceva. Ma era così. Non può sapere quando sono stato male in queste settimane senza di lei, solo leggendo il mio diario può capirlo.

"Non mi ricordo di te. Tra di noi non è cambiato nulla. Quando dico che mi manchi, mi riferisco al Marc che ho conosciuto, il mio passato non esiste più ormai" Rispose. Quella frase proprio non doveva dirla. Il mio passato non esiste più ormai. Perché? È stato così bello e felice, perché deve rimuoverlo, o comunque non cercare ancora di recuperarlo.

"Lo so, ma non importa. La cosa importante è stare con te" Risposi sui suoi capelli. Si staccò da me e si asciugò le lacrime.

"Che vuoi fare ora? Sparire di nuovo? Se tornato per salutarmi, e ora? Tornerai in Spagna no?" Domandò. Se non me l'avesse detto, non l'avrei mai fatto. Il mio primo desiderio era restare con lei, non partirò se lei mi dimostrerà che mi vuole davvero.

"Se vuoi posso rimanere. Farò quello che desideri" Risposi abbicandomi. La mia frase suonava disperata, ma che importava. In amore tutto è lecito.

"Non voglio che resti, mi hai fatto troppo male. La tua assenza mi fa male. Non restare, non farlo per me" Disse. Non mi voleva, ancora una volta non mi voleva. Perché continuava a dirmi che le mancavo, se tanto ogni volta che mi faccio avanti mi caccia? Doveva superare il suo orgoglio, io l'avevo messo da parte già da tempo.

"Il volo sarà domani mattina" Affermai. Sarei partito. Ma questa volta per dimenticarla. Non si ricorda di me e non vuole neanche farlo. Tutto quello che stavo facendo era inutile.

"Perfetto. Adesso puoi farmi uscire di qui?" Domandò. Le lanciai le chiavi e aprì subito la porta. Mi guardò un ultima volta prima di chiuderla dietro di se. Ed eccomi qui, a piangere di nuovo per lei.

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