Capitolo 44

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-Marc's pov-
Mi venne da vomitare a quella vista. Eveline che abbracciava la ragione delle sue sofferenze. Sbattei più volte le palpebre per abituarmi a quella vista oscena ma non ci fu nulla da fare. Il mio cuore mi ordinava di correre più veloce possibile via da lì, la mia mente voleva rimanere per vedere cosa sarebbe successo. Prima che potessi prendere qualsiasi decisione, Sam si girò e mi guardò con sguardo colpevole. Eveline non si scomodò invece, lo riabbracciò come se non mi vedesse. Questo fu quello mi fece più male. Quando finalmente si staccò, incrociò un secondo il mio sguardo, ma poi lo riposò su di lui. Lo guardava come se le fosse mancato, come guardava una volta me. Stufo di assistere ai loro sguardi complici me ne andai ma Sam mi rincorse.

"Marc aspetta! Fermati!" Mi urlò prima di fermarmi.
"Che ci fai ancora qui tu? Non basta tutto quello che hai fatto?" Risposi urlandogli addosso.
"Sono venuto per parlarti, non ne ho avuto occasione prima e volevo farlo adesso" Disse quasi sussurrando.
"Tu ed io non abbiamo nulla da dirci, vattene" Risposi a denti stretti. Stavo soffrendo da morire. Mi sentivo uno schifo, volevo urlare, piangere e scappare da lì.

"Senti, so che l'ultima cosa di cui hai bisogno sono le mie scuse, ma ti prego di accettarle" Ribatté poco convinto.
"Io non accetto nulla da te. Con che coraggio vieni a chiedermi scusa, dopo che ti ho visto abbracciare la mia ragazza davanti ai miei occhi!" Urlai. Lui si spaventò per il mio tono improvvisamente brusco. Fece bene a spaventarsi.

"Non l'ho abbracciata io, l'ha fatto lei, ed ero venuto per parlare con te inizialmente, poi mi ha chiamato e mi ha chiesto di vederci." Si giustificò. Mi dovetti davvero trattenere dal non picchiarlo.
"Comunque questa conversazione può finire qui" Risposi andandomene.
"Maverick si è dichiarato a lei!" Mi urlò per non raggiungermi. Mi fermai di colpo e mi voltai.

"Che cosa hai detto?" Chiesi sperando di aver sentito male.
"Maverick è sempre andato a trovarla all'ospedale, le portava dei fiori, le diceva che la amava, le dava affetto...Non dico tutto questo per farti soffrire ma per metterti in guardia, so che è difficile questa situazione ma devi stare attento a lui, la vuole, la ama. Farà di tutto per riprendersela." Disse con un fil di voce. Non credetti alle sue parole. Vinales di nuovo. Dalle sue parole capii che non aveva bisogno di me, i miei tentativi sarebbero stati inutili. Ha tanti pretendenti, sarà felice con loro.

"Grazie per avermi avvisato, ormai non le servo più" Risposi addolorato.
"Non è così, ha solo bisogno di fare mente locale e di riscoprire l'amore che prova per te" Disse. Adesso si metteva pure a darmi consigli, incredibile.
"Addio" Risposi andandomene. Uscii di fretta dal circuito e tornai in hotel.

-Eveline's pov-
Quando arrivai al circuito, incontrai Sam davanti al box di mio padre. Appena lo vidi mi venne spontaneo abbracciarlo. Stava meglio dall'ultima volta che lo avevo visto, aveva il viso più rilassato e sicuramente più solare. Abbracciarlo mi ha fatta sentire a casa, dopo queste ore passate a cercare di capire chi fossi ora, cosa mi era successo, desideravo un po' di "familiarità". Pensavo che vedendolo avrei colmato un po' di vuoto che provavo, ma non fu così. Mi lasciò da sola per parlare con Marc, questo mi sorprese. Lo conosceva? Cos'aveva da dirgli? Volevo seguirlo e parlargli anch'io, mi mancò il coraggio. Quando abbracciai Sam, non mi accorsi che Marc era lì. Ogni volta che lo vedevo, assistevo al suo sguardo ferito. Stava male a causa mia o per problemi suoi? Ho avuto tante occasioni per parlargli ma non sono riuscita a usarne nemmeno una. Mi mancano le parole, mi blocco totalmente quando lo vedo.

"Scusami se ho fatto tardi" Disse Sam tornando da me.
"Tranquillo, sono felicissima di vederti, come stai?" Chiesi, lui mi sorrise.
"Sto bene, tu piuttosto? Avrei pensato di tutto tranne che mi avresti parlato di nuovo" Rispose ridendo.
"Inizialmente non volevo farlo, ma dopotutto quello che mi è successo ho bisogno di avere intorno persone che appartengono alla mia famiglia, voglio ricordare tutto ciò che ho dimenticato" Affermai.

"Davvero mi consideri ancora parte della tua famiglia?" Chiese stupito.
"Sì, è così." Mi affrettai a rispondere.
"Ne sono davvero felice, anche se stai sbagliando, mi allontanerò da te" Rispose allontanandosi.

"Perché?" Domandai.
"Perché ti ho fatto del male ed è giusto che tu viva la tua vita senza di me. Tornerò in Italia e condurrò la mia nel migliore dei modi" Rispose. Ci rimasi male, infondo non volevo che tornasse a casa, anch'io avevo pensato di farlo, ma non così presto. Sono stufa di girare il mondo con mio padre, voglio trovare la mia stabilità a Milano, a casa mia. Non ho nulla da perdere, solo da trovare. Ho fatto questa esperienza sperando che potesse portarmi qualcosa di nuovo, ma mi ha procurato solo cose brutte. O almeno tra le cose che ricordo sono tutte brutte.

"Non voglio che parti così presto..potresti restare qua qualche giorno e aiutarmi a fare la riabilitazione?" Proposi. Lui scosse la testa.
"Non so, vorrei davvero tornare a casa da mia sorella, ha bisogno di me" Affermò. Non posso trattenerlo. Se è quello che vuole è giusto che vada.
"Mi dispiace tantissimo, però sappilo, anch'io tornerò a Milano, non subito ma lo farò" Risposi per rallegrarlo.

"Sicuramente ci rivedremo tranquilla, adesso devo andare, ti chiamo magari prima di partire" Promise prima di andare via.
"Certo, mi farebbe piacere" Accettai io.
"Bene, allora io vado" Mi saluto riabbracciandomi. Io feci lo stesso.

Avevo per la testa Marc. Mentre guardavo Sam, pensavo a lui. Devo parlargli ma non so come. Non so cosa dire, magari non ero niente per lui, che figura ci faccio? Dal suo sguardo devo essere stata importante, ma non sta facendo nulla per avvicinarsi a me. In ospedale mi teneva la mano e piangeva. Se mi sono svegliata quando mi ha toccata lui vuol dire che in qualche modo c'è un legame che io non ricordo. Forse quel vuoto che sento lui è grado di colmarlo, o forse è come dice Daniel, ho solo problemi di memoria. Non è giusto che vada a chiedergli spiegazioni, magari è fidanzato, o non mi vuole vedere. Muoio dalla curiosità di sapere perché mi guarda sempre con occhi tristi. È un bellissimo ragazzo non dovrebbe essere triste. Aspetta...bellissimo ragazzo? Devo tenere a freno l'immaginazione e concentrarmi sul recupero della memoria. È un ragazzo intrigante però, è molto bello, e so che in qualche modo è legato a me. Devo andare da lui adesso. Dove sarà? Ho lasciato il telefono a mio padre per fare una chiamata e ovviamente non me l'ha ridato. Penso e spero che sia in hotel anche perché non avrebbe altri posti dove andare. Tornai in hotel e chiesi alla reception il numero della sua stanza, ma scambiandomi per una fan mi vietarono l'accesso. Ho dovuto fingere di essere la sua ragazza e dopo mille lotte c'è l'ho fatta. Salii le scale e arrivai correndo davanti alla sua porta. Quando toccai il pomello mi venne in mente un flash back. C'eravamo io, lui è un altro ragazzo nella stessa posizione di adesso ma di un altro hotel. Mi ricordo che mi urlò contro non so per cosa e che era sempre arrabbiato con me. Forse non mi sopporta...è meglio che me ne vada. Ritornai sui miei passi e m'incamminai. Un braccio mi fermò e mi fece voltare.

"Eveline, che fai qui?" Mi chiese Marc. Non risposi, mi fermai ad ammirare i suoi occhi. Sono intrisi di dolcezza adesso, non c'è traccia di tristezza. Sarà a causa mia?
"Volevo parlare con te di una cosa" Risposi. Lui sorrise. E' splendido. Il sorriso intendo.
"Dimmi, ti vuoi accomodare?" Chiese aprendo la porta.

"Si grazie" Risposi entrando.
"Ti senti bene?" Mi domandò facendomi cenno di sedersi vicino a lui. 'Adesso che ti ho davanti no' pensai.
"Sì, mi sono ricordata una cosa quando ho intravisto camera tua" Risposi. Gli s'illuminarono gli occhi e sorrise ancora di più.

"Eravamo in un altro hotel, c'era anche un altro ragazzo, stavamo litigando perché tu eri geloso di me, può essere?" Chiesi. Lui annuì.
"Sì, non ero proprio geloso ma è successo" Rispose.
"Ecco..io non mi ricordo altro di te. So che posso sembrare stupida e ingenua a venire da una persona di cui non so in sostanza nulla a fare domande, ma ho dei dubbi che non riesco a risolvere. Ho parlato con mio padre, Sam, Daniel.. nessuno di loro è riuscito a darmi la risposta che cerco" Gli spiegai lentamente. Lui mi ascoltò con attenzione, come se non volesse perdersi nulla del mio discorso.

"Proverò a farlo io allora" Propose prendendomi la mano. Tremai a quel contatto, suscitò in me qualcosa. Non seppi decifrarla bene ma era di sicuro qualcosa di bello, profondo e spontaneo.
"Può essere una domanda troppo diretta però...Cosa sei tu per me? Voglio dire, cos'eravamo prima che avvenisse il mio incidente? Sento che mi mancano delle persone e voglio cercare di recuperarle tutte. Sei una di quelle?" Domandai. Lui tolse la mano dalla mia e si alzò, non voleva rispondere.

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