Capitolo 43

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-Eveline's pov-
Il medico mi lasciò sola nella stanza per parlare con i miei familiari sulle mie condizioni, ed io rimasi lì a fissare il muro e a cercare di ricordare quello che mi era successo. L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a quel ragazzo. Marc credo che si chiami. Non riesco a dimenticare il suo sguardo, a come mi guardava, era così felice di vedermi...perché non mi ricordo di lui? Mi sentii male quando la sua espressione si tramutò in dolore, era addolorato dal fatto che non lo riconoscessi. Non dico che la sua reazione mi segnò qualcosa dentro ma quasi. Devo parlare anche con lui e chiedergli scusa per essermi comportata così, fargli un po' di domande su chi è, e cosa rappresenta per me. Quando finalmente riuscii a trovare il mio telefono e comporre il numero di Sam trovato in rubrica, il medico entrò.

"Allora Eveline, poiché stai benissimo, puoi tornare a casa, farai la riabilitazione lì" Spiegò. Lo guardai male. Riabilitazione? Ma se ha detto che sto benissimo...
"Riabilitazione? Per cosa?" Chiesi.
"Per ricordare quelle piccole cose che hai dimenticato, nulla di complicato" Disse. Annuì e mi preparai. Mio padre mi guardava con un sorriso da un orecchio all'altro, Daniel mi preparava le valigie e il medico aspettava che me ne andassi.

"Tesoro sono felicissimo che tu stia bene" Affermò Daniel baciandomi la nuca una volta usciti dalla stanza.
"Sì, anche se continuo a non sapere cosa mi sia successo" Risposi guardandolo.
"Adesso andiamo a casa e saprai tutto" Disse prendendomi la mano. In tutto questo trambusto sono davvero grata al mondo per avermi dato un fratello così.

Uscimmo dall'ospedale e ci recammo in albergo. Quando arrivammo, lasciammo tutte le valigie all'entrata con mio padre e Daniel ed io salimmo le scale. Gradino dopo gradino dentro di me nasceva un senso di smarrimento, come se la mia mente continuasse a cercare qualcosa impossibile da trovare o ricordare. Arrivai in cima a testa bassa, appena la alzai incontrai due occhi castani che mi guardavano come se il mondo si fosse appena fermato e ci fossimo solo noi due, io e lui. Mi guardava con ammirazione, come se fossi la ragazza più bella del mondo, ma anche la più irraggiungibile.

"Come stai?" Mi chiese sorridendo. Quando mi stava vicino o mi parlava, la sua sola presenza era in grado di smarrirmi. Non ricordavo nulla ma c'era qualcosa che mi spingeva ad ascoltarlo.
"Bene grazie, Marc...giusto?" Risposi cercando conferma lui annuì.
"Sì, Marc. Adesso devo andare, devo risolvere alcune cose con la mia famiglia, ci vediamo in giro" Rispose accarezzandomi il braccio prima di andarsene. Quando mi superò, mi girai a guardarlo. Osservai tutti i suoi passi finché uscì dalla mia visuale.

"Eveline andiamo?" Mi richiamò Daniel.
"Eh? Ah sì, andiamo" Risposi raggiungendo la camera che mi aveva appena indicato. Appena entrai, scoppiai a ridere dal disordine che armeggiava. Senza di me non sanno proprio vivere.
"Che cosa ridi? Non è stato facile pulire la camera con te in mente" Si difese lui unendosi alla mia risata.
"Oh lo immagino, guarda che disastro" Ribattei.

"Sono davvero felice che ti ricordi di me" Rispose abbracciandomi. Perché mi abbracciano tutti così tanto?
"Non ti avrei mai dimenticato, non volontariamente. Mi dici cosa mi è successo?" Chiesi quasi supplicandolo, volevo delle risposte.
"Allora..in poche parole sei stata rapita, ti hanno picchiata e a causa delle botte forti che hai ricevuto, hai perso la memoria, sei stata in ospedale per più di una settimana senza svegliarti" Spiegò. Mi paralizzai. Davvero mi era accaduto tutto questo ed io non lo ricordavo? Tutti quegli abbracci, tutte quelle raccomandazioni dei medici, le continue dimostrazioni di affetto...ero in pericolo di vita.

"Non pensavo mi fosse accaduto tutto questo" Risposi toccandomi la testa.
"Sì ma non ci pensare ora. Sei qui e questo è l'importante" Proferì prendendomi le mani.
"Devo vedere Sam" Dissi senza pensare.
"Sam? Con tutte le persone nel mondo proprio lui?" Rispose agitandosi.

"Lo so che nessuno di voi lo può vedere ma ho bisogno di parlargli." Affermai tenendomi i dettagli.
"Scusami, dovresti essere la prima a voler stare lontano da lui" Disse in modo ironico.
"Dovrei, ma non voglio. Ho delle cose da dirgli, lui può aiutarmi a trovare i responsabili del mio incidente" Risposi cercando di fargli capire quanto fosse importante per me vederlo. Dovrei odiarlo in questo momento lo so, ma non ci riesco. Mi fa tenerezza quel ragazzo, è parte di me e del mio passato. Non riesco a lasciarlo andare.

"Ti prego possiamo evitare? Lasciali stare, se ne occuperà Marc" Disse scuotendo la testa. Si mise una mano in bocca e mi guardò come se avesse detto qualcosa di sbagliato.
"Perché Marc? Chi è lui per me?" Chiesi. Tutti mi parlano di lui, quando lo vedo, mi sento strana, diversa.
"Un amico, come lo è per me." Rispose in modo poco convincente.

"Non credo. Quando lo vedo, mi sento strana come se fossi fuori posto, da quando mi sono svegliata, sento che mi manca qualcosa, non mi sento completa, come se ci fosse un pezzo di me da qualche parte che non riesco a trovare" Gli spiegai preoccupata. Non riesco a convivere con questa sensazione, e sono passate solo poche ore. Nel caso non riacquistassi la memoria come farò a vivere così?

"Forse è perché alcune cose non le ricordi, vedrai che con il tempo si sistemerà tutto" Rispose sospirando.
"Lo spero, adesso vado a cercare Sam" Dissi alzandomi.
"C'è qualcosa che posso fare per impedirtelo?" Propose lui.
"No, rassegnati. Ci vediamo dopo" Lo salutai con un bacio sulla guancia e uscii.

Avevo mille cose da fare, dovevo trovare Sam, sistemare le mie cose, fare la riabilitazione e soprattutto dovevo capire cosa mi mancava. Il problema grosso era quello, alla fine sto bene anche da sola...credo.
Uscii dall'hotel e provai a richiamare Sam, dopo due squilli mi rispose.

"Chi parla?" Disse. Sorrisi sentendo la sua voce, dopotutto mi era mancata.
"Eveline" Risposi.
"E-Eveline?" Chiese.
"Si sono io. Dove sei? Ho bisogno di vederti" Risposi in modo dolce. Sam mi fa tenerezza, sento il bisogno di proteggerlo, è una cosa che ho sempre avuto anche quando stavamo insieme.
"Io...pensavo fossi morta" Disse con voce tremante.

"No, sono viva e ho bisogno di te. Puoi venire?" Domandai. Dopo un lungo sospiro rispose.
"Sì, aspettami al circuito davanti all'hotel, avevo appuntamento con tuo padre" Mormorò.
"Ti aspetto lì." Risposi chiudendo la chiamata.

-Marc's pov-
Dopo aver quasi litigato con il medico per le assurdità che mi stava costringendo a fare, decisi che era meglio per tutti tornare in hotel. Fu una pessima idea anche quella. Incontrai Eveline sulle scale e non potetti fare a meno di fermarmi e parlarle. Mi esplode il cuore di gioia ogni volta che la vedo, non posso evitarlo. Quando incontrai i suoi meravigliosi occhi verdi, mi sentii per un momento rincuorato, mi guardò come se volesse scavare dentro di me e capire chi ero. La sua è solo curiosità però. Non so davvero come aiutarla, se le sto troppo vicino potrei ferirla, se le sto troppo lontano, soffro io. Non c'è via di mezzo. Tornai al circuito dalla mia moto, l'unica in grado di farmi passare un po' tutto quel dolore che avevo accumulato. Non potevo salirci su però potevo vedere se tutto era a posto per la prossima gara. Quando rientrai nel box, salutai i miei meccanici che mi accolsero con una torta in mano, erano felici di vedermi in piedi, anche se avevo ancora le stampelle. Li ringraziai tutti, raccontai la mia vicenda molto entusiasmante all'ospedale e chiesi di poter rimanere un attimo solo per pensare. Acconsentirono. Mi ero dimenticato di un altro problema colossale, Brenda. Avevo promesso che le avrei parlato e che avremmo chiarito, ma in quel momento non avevo la testa per farlo. A dire il vero non ho la testa per niente, se non per riconquistare il mio vero e unico amore. Non credo che le faccia così male starmi vicino, se non si ricorda di me, frequentandomi mi riconoscerà...spero. Qualcuno le parlerà di me o comunque alla fine le verrà in mente qualche momento vissuto insieme, vedrà qualche foto, o scoprirà da sola cosa prova per me. Conquistarla all'inizio non è stato facile a causa della mia riservatezza, di suo padre, del suo ex e di Vinales che non si faceva mai i fatti suoi. Adesso poiché non sa in sostanza chi sono sarà ancora più difficile se non impossibile. Devo trovarla e parlarle. Dopo essermi fatto un esame di coscienza ed essermi autoconvinto a riprovarci decisi di chiamarla. Ma appena aprii la rubrica vidi una scena che mai avrei potuto immaginare dopo quello che era successo. Eveline e Sam abbracciati proprio davanti a me.

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