Capitolo 4

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- il giorno dopo-
'Marc's poi
Caro diario, sono tornato a scriverti. Come ti avevo anticipato, partire non era servito a nulla, non avevamo risolto nulla. L'unica cosa positiva era che le mancavo. Sicuramente non come lei a me. Ci sono tante cose che ancora non ti ho raccontato, una di queste è molto buffa. Sai che un giorno sono rimasto chiuso in ascensore? Si, con lei.

~Flash back~
La gara era finita già da un'ora ed io tornai in hotel. Presi la chiave dalla receptionist, e presi l'ascensore. Salii al primo piano e lì incontrai Eveline. Entrò anche lei, senza degnarmi di uno sguardo. Le chiesi a che piano dovesse andare e disse un semplice "3". Cliccai sul tasto con quel numero e aspettai. La solita musichetta fastidiosa ci ricordò che eravamo a destinazione, ma le porte non si aprirono. Mi guardò dubbiosa ed io schiacciai il pulsante per l'apertura porta. Nulla da fare. 'Perfetto' pensai. Ero rimasto chiuso dentro ad un ascensore con la ragazza che amo di più al mondo, ma anche quella che più mi odia al mondo. Si guardò intorno spazientita, proprio non ci voleva.

"Che facciamo adesso? Non possiamo rimanere qui!" Disse preoccupata. Il mio telefono non prendeva, e la luce andava e veniva, c'erano dei problemi di corrente. I tasti erano spenti, saremmo dovuti rimanere lì finché qualcuno non si sarebbe accorto della nostra assenza.

"Tranquilla, vedrai che verrano a cercarci e ci tireranno fuori di qui" La rincuorai. Mi fece un sorriso debole e si sedette. Iniziò a fare molto caldo, l'aria stava diventando pesante, e non solo per i nostri respiri. Tutta quella situazione era pesante.

"Sta andando via la luce e ho paura. Voglio uscire subito da qui" Disse. Andai vicino a lei ma non mi permise di toccarla. Nei giorni precedenti avevamo avuto una piccola discussione, ma nulla di che. Aveva scoperto di Brenda, pensava che fosse la mia ragazza. Le spiegai che era solo un'amica, non mi cedette fino in fondo.

"Stai tranquilla. Cerca di respirare e non preoccuparti. Soffri di claustrofobia e devi rimanere calma" Spiegai. Mi guardò sorpresa. Dalle sue ultime analisi lo scoprimmo. I posti chiusi la spaventavano o le situazioni troppo gravi.

"Come fai a saperlo?" Domandò. La conoscevo meglio di chiunque altro, anche se non lo ricorda.

"Ti conosco" Risposi. Mi avvicinai piano, ma questa volta non mi cacciò. Rimasi lì, in silenzio accanto a lei.

"Mi dispiace per averti trattato male, ero spaventata" Affermò poco dopo. Sapevo che era spaventata, volevo confortarla, ma non mi lasciava neanche avvicinare.

"Non ti preoccupare, lo immaginavo" Risposi. Le presi la mano e la strinsi nella mia. Faceva davvero troppo caldo. La mia maglietta era ormai fradicia, stavo sudando dappertutto. Appoggiò la sua fronte calda sulla mia spalla, e questo non aiutò. Non c'erano vie di fuga. La presa di Eveline iniziò a farsi più leggera, si stava sentendo male. La guardai meglio, era molto debole. La presi in braccio, ignorando quel caldo atroce, e la strinsi. Lei si mise a cuccia su di me e respirò piano.

"Tranquilla, andrà tutto bene, ci sono io con te". Le dissi. Annuì e alzò lo sguardo su di me. I suoi bellissimi occhi verdi mi fissavano e la mia voglia di baciarla era immensa. Era bellissima anche così, con trucco colato e i capelli disordinati. Rimanemmo così per tantissimo tempo, finché non sentii il suo corpo diventare più pensante. Stava svenendo. Per tenerla sveglia iniziai a parlare freneticamente, ma l'unica cosa di cui aveva bisogno era aria. Non rumore. All'improvviso la luce saltò e rimanemmo al buio. Sentii il suo respiro sul mio collo e la sua mano cercare la mia. Quando la trovai percorsi dolcemente il suo corpo fino a trovare il viso. Le toccai gli occhi, erano chiusi. Scesi in basso, sulle guance, fino a sfiorarle le labbra. Mi avvicinai e la baciai. Il mio intento era quello della respirazione bocca a bocca per darle aria. Ma dopo averlo fatto, vedendo che ricambiava, approfondii il bacio. La luce ritornò e lei mi guardò imbarazzata. Stava meglio però, come del resto lo ero anche io.

"Mi sento meglio......grazie" Rispose. Mi staccai da lei e sorrisi. Baciarla era stato bellissimo. Anche se lo avevo fatto per salvarla, era come la prima volta. Toccare le sue labbra dopo tutto quel tempo era qualcosa di divino. Tutte le brutte parole, le incomprensioni si erano annullate con quel bacio. L'unica cosa che desideravamo entrambi era noi due insieme. E abbiamo realizzato il nostro sogno.

"Meno male, mi ero preoccupato molto" Dissi. Mi sorrise e si alzò.

"Comunque, le tue labbra non sono morbide come mi aspettavo" Disse ridendo. D'istinto le toccai, non era assolutamente vero! Andai da lei e mi avvicinai di nuovo al suo viso. Adesso le avrei dimostrato come erano morbide, avremmo potuto testarle all'infinito.

"Ne sei sicura?" Domandai sulle sue labbra. Deglutì a fatica e accennò un si con la testa. Unii le mie labbra alle sue e la spinsi contro il muro. Questa volta fu lei ad approfondire il bacio, ed io la lasciai fare. Entrambi ci staccammo per riprendere fiato e scoppiammo a ridere. Eravamo passati dall'odio all'amore grazie a un bacio. A quel punto mi venne da ringraziare questo ascensore per avermi dato la possibilità di avvicinarmi di nuovo a lei. Le porte si aprirono e controvoglia mi staccai da lei.

"Oh finalmente!" Disse felice. Io non ero della stessa opinione.

"Grazie Marc per riuscire sempre a salvarmi" Affermò. Mi lasció un bacio sulla guancia ed andò via. Rendendomi il ragazzo più felice del mondo.

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