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Il riverbero dorato del sole filtrava dalla finestra proiettando un gioco di ombre e riflessi, mentre nell'aria si era diffuso un piacevole profumo di salsedine. Fu proprio la luce di quel sole straordinariamente caldo a richiamare l'attenzione di Evelyn, risvegliandola da quel luogo etereo e bellissimo.

In quel momento esistevano solo loro due, l'uno imprigionato nelle braccia dell'altro.

Attese che l'agitazione dei momenti passati prorompesse inquieta nel petto, ma non successe niente. Al contrario si sentiva incredibilmente tranquilla e protetta come non mai, esempio di ciò fu il fatto di non essere stata assediata da alcun incubo. Per quello che le riguardava il mondo poteva finire anche in quel preciso istante, lei era al sicuro tra le sue calde e forti braccia.

Ad un tratto percepì il respiro di lui affievolirsi a pochi centimetri da lei, così si prese il tempo di un sospiro e racimolando un po' di coraggio, si voltò.

Per un attimo rimase abbagliata dalla sua bellezza. Era steso sul fianco con una mano sotto la testa, le lenzuola erano arricciate lungo i fianchi e il contrasto tra loro e la sua pelle scura gli donava un aspetto quasi magico mentre l'intensità del suo sguardo la fece rabbrividire. I suoi occhi riflettevano i suoi per questo non riusciva più a distinguere dove iniziava il sentimento dell'altro e dove finisse il suo. A causa di quello sguardo famelico fu trasportata in un oceano di pensieri inquieti che riaccesero ogni ricordo della sera prima.

<< Anche appena sveglia sei un incantevole visione. >> Quella frase del tutto inaspettata e pronunciata con voce roca e sensuale, fu il preludio di un intensa esplosione che si propagò sull'intero corpo. Fu come il fuoco liquido che scorreva percorrendo indisturbato ogni nervo del suo corpo e attraversa ogni cellula di esso, accelerando ritmi cardiaci incalzanti e sordi.

Per lei lui era calore e fiamma bruciante, un nutrimento e protezione per la sua anima.

Lui al suo risveglio non si stupì di quanto fosse incredibilmente splendida, a suoi occhi lo era sempre.

Era distesa su un fianco avvolta nel lenzuolo che nascondeva le curve prive di imperfezioni. I lunghi e fluenti capelli dorati le ricadevano sulle spalle, sulla pelle evanescente che ricordava quella della luna, risaltavano le guance rosee e gli occhi azzurri come petali di fiordaliso mentre dalle rosse e carnose labbra traspariva un dolce sorriso. Tutto il suo corpo era un inestimabile omaggio alla bellezza divina.

Come sempre, sin dal primo giorno che i suoi occhi si erano posati su quelli di lei, non riusciva ad accettare il fatto che non fosse tutto parte di un sogno di cui lui ne era fortunatamente finito preda, e che presto o tardi si sarebbe concluso, portandosi con sé ogni grammo di quegli splendidi momenti passati con lei. Per quanto potesse voler credere nel contrario, ormai il suo era più di un semplice affetto ma ben si la sua era un'adorazione folle.

Lo rendeva completo. Lei era diventata per lui l'acqua che dissetava la sua sete, l'aria che necessitava per continuare a vivere, la terra che poteva considerare casa e il sole che illuminava le tenebre della sua esistenza.

Pertanto era troppo preziosa per essere risucchiata nell'oscurità della sua anima. Ma quale stupido folle l'avrebbe lasciata allontanarsi da lui?

Un piccolo lamento della sua coscienza lo destava dal compiere quel gesto ricordandogli che 'se la ami lasciala andare', generando un infima equazione dei sentimenti contrapposti.sono nata il giorno che l'ho conosciuto la mia vita prima neanche la ricordo più

Infondo si chiese, chi sono io per privarla di una vita armoniosa e tranquilla?

Avrebbe voluto poter dire di essere rinato il giorno in cui l'aveva conosciuta, di non ricordarsi nulla di quello che era stato prima di lei, ma la verità era che avrebbe pure potuto correre dall'altra parte del mondo, gli spiriti maligni l'avrebbe raggiunto ovunque.

Evelyn decise di mettere da parte le parole e lasciar spazio ai gesti, prendendo l'iniziativa, per dimostragli quello che provava per lui. Così si sporse in avanti, riducendo visibilmente la distanza. Le lunghe ciglia le solleticavano la guancia mentre le loro labbra erano a pochi millimetri di distanza, prima si sfiorarono leggermente, poi più forte, lasciandosi trasportare in un bacio profondo senza tempo. Fu un bacio diverso, di quelli che si danno quando si pensa che non ci sia la certezza di un domani. Ancora una volta l'energia che si propagava tra i loro corpi era di un intensità devastante capace di portare entrambi allo stordimento.

Passarono dei minuti in cui la passione e l'energia scorrevano impetuose.

Dopo un po' accadde l' inaspettabile, Keyn non cedette alla passione e si liberò per primo da quel bacio carico di buone aspettative.

Si schiarì la voce. << Che ne dici di prepararci? Tra poco devo andare via per una riunione. >>

Contrariata dalla sua proposta emise un lamento. << Mmm.. >>

Lui quasi non ci fece caso e le riservò solo un il suo solito disarmante sorriso.

Si aspettava che allungasse un braccio e la tirasse nuovamente a sé, invece fu come se lui volesse mantenere le distanze, perciò rimase ferma dove era.

In un momento lui si alzò, aprì un cassetto del comodino e afferrò la prima maglietta che trovò. Si diresse in fretta oltre la porta, diretto in bagno, dando a lei la possibilità di prepararsi in camera, lasciandola però interdetta e disorientata.

Nel frattempo lei si sollevò dal letto e barcollante andò a prendere l'unico capo di abbigliamento disponibile, ovvero il vestito della sera prima. Fu colta immediatamente da un vago ronzio di panico perché le riaffiorò la consapevolezza di quanto fosse stata stupida e ingenua. Dopo la festa sarebbe dovuta tornare direttamente a casa invece era rimasta fuori per tutta la notte, non curante del suo dovere di tornare. Il problema oltre questo non era non averlo fatto ma non averci neanche pensato.

Era una sprovveduta, sperava almeno di riuscire a sopravvivere abbastanza a lungo da apprezzare cosa volesse dire essere saggi.

Non le restava altro da fare che sbrigarsi e correre ai ripari tentando di trovare una possibile scusa per il suo mancato ritorno. Il suo umore divenne un cielo in tempesta ma in lontananza si potevano udire ancora lampi di gioia.

Ad un certo punto udì la porta del bagno chiudersi e le scale di legno cigolare, così andò a riscattare il suo tempo in bagno.

Uscì dopo poco e si affrettò a raggiungere Keyn in cucina. Lo trovò intento a mordere una fetta di pane e marmellata.

Percependo la sua presenza, lui fece per farla accomodare davanti a sé ma lei lo liquidò con gesto rapido della mano e si accomodò da sola.

...

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