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Tentò di urlare, ma niente. L'aria usciva flebile dai polmoni ma lei non riusciva a parlare, figurarsi a chiamare aiuto.

Si dice che nell'istante prima di incontrare la morte, una diapositiva della propria vita inizi a scorrere davanti agli occhi racchiudendo i più importanti attimi vissuti. A lei arrivarono anche i momenti che con il tempo aveva, nolente o dolente, rimosso. Un dispettoso intreccio di gioie e dolori che sottolineavano la strada che aveva preso e percorso nella sua vita, arricchendole l'animo di rimpianti.

Al cospetto della morte si sentì una bambina, aveva vissuto solo un terzo di quello che avrebbe voluto, in quel momento preferì avere 90 anni.

Contemporaneamente, sul suo corpo disarmato, qualcosa le graffiò la pelle e qualcos'altro di liquido la solleticava.

Ebbe la sensazione di sentire un urlo ma non avrebbe saputo dire se era il suo o meno.

La rabbia di un immobilità straziante si era trasformata in disperazione e mano a mano che il tempo passava, diventava rassegnazione.

Era inerme e ridotta all'impotenza. Respirava con affanno, il fumo aveva catturato il suo ossigeno che non sentiva più entrare e uscire dal suo corpo. Nello stesso momento un eco lontano stava rispondendo al suo canto.

Iniziò a non avvertire nemmeno la sensazione che accompagna l'iperventilazione. Il battito isterico che avrebbe dovuto seguire la paura e il panico, non lo sentiva. Il suo petto era silenzioso. Capì che la morte si stava impadronendo di lei. Rimase lì a contare i respiri, schiacciata dal freddo e da un eterno buio.

Ad un tratto qualcosa di molto caldo le sfiorò le guance e una voce le si insinuò nella testa. ''Apri gli occhi.''

Ma al momento lei vedeva solo buio, tutto buio. Percepì il suo corpo sollevarsi ed essere involontariamente scosso. Una voce profonda la chiamava, cercando un appiglio di lucidità. '' Evelyn svegliati, farlo per me!'' e ancora '' Ti prego ritorna da me. ''

Voleva riappropriarsi del suo corpo per raggiungere quella voce che aveva tanto bisogno di sentire. Faticosamente decise di ubbidire e sollevò le palpebre. Quello che vide le piacque.

Era Keyn con la stessa espressione che le era apparsa nella sua visione. Rivederlo le diede la forza di trovare della nuova energia, vincendo il gelido terrore in cui si trovava.

<< Finalmente! Bevi questa.. >> Le mise davanti una bottiglia ma non vide cos'era perché ancora era tutto sfumato per lei. Qualunque cosa sia stata le bruciò la gola come una lingua di fuoco, fece per sputarlo ma lui la obbligò a continuare a bere. Quando finalmente lasciò la presa notò che il suo corpo era più caldo che mai e stranamente si sentiva meglio.

<< Ma cos'era? >>

Lui le sorrise. << Grappa. La tua lingua era gonfia e la tua bocca sicuramente secca, anche per questo non riuscivi più a respirare. Dovevi idratarti e questo e tutto ciò che ho al momento. >> Alzò le spalle come per scusarsi, poi il suo sguardo passò sul corpo di Evelyn.

In una frazione di secondo delle ombre rosse gli attraversarono l'iride. Grazie alla vicinanza le vide chiaramente, non erano né un riflesso di luce né la sua immaginazione. Le fissò incredula, le aveva intraviste altre volte ma mai così definite come allora.

<< Bastardo! >> Fu un rimbombo potente. Così, la sua rabbia si unì a quella del vento e del fuoco mostrando l'aspetto di un conto in sospeso. Solo allora notò dietro le ampie spalle di Keyn il suo assalitore.

Era disteso a terra circondato dalle fiamme e indossava una maschera di sangue.

A quella vista l'aria si bloccò alla gola, soffocandola tra l' energiche contrazioni del respiro. Era sicura che quello che aveva visto se lo sarebbe ricordata per gli anni avvenire.

<< Non guardare, adesso è tutto finito. Sei stata forte.

Ora fai dei lunghi respiri, adesso ci sono io. >> La prese nuovamente tra le braccia e la cullò per svariati minuti mentre con una mano le accarezzava le spalle delineando cerchi infuocati.

Lei percepiva attraverso il suo corpo senza bisogno di guardarlo che oltre il muro di mal celata indifferenza c'era molto di più. Nascosto sotto strati di rigida pelle, si nascondeva silente ed infido un sentimento forte almeno quanto il suo. Si augurò che riuscisse a liberarlo il prima possibile perchè ne aveva bisogno. Ne avevano bisogno entrambi.

Lui appena la vide inerme tra le fiamme, scagliò tutta la sua ira contro il responsabile dell'accaduto. La ragione aveva abbandonato il suo corpo e la rabbia era incontenibile. Era morto poco meno di due minuti dopo, ormai la forza di lottare era diventata scarsa e per lui era stato facile. Aveva avuto il tempo però di sentire tutto il suo odio ne suoi confronti, non poteva biasimarlo per questo ma per quello che aveva fatto a lei doveva essere punito. Avrebbe preferito una lunga e lenta morte ma la sua indole non glielo concesse.

Purtroppo tempo non ne aveva, perfino mentre era distante da lei, sentiva che la vita di lei non era altro che una debole fiammella e che se avesse atteso ulteriormente si sarebbe spenta.

Evelyn si sentiva dolorante e affaticata, quando si staccò dal suo abbraccio volle controllare il motivo del suo nuovo scatto di rabbia.

Poco dopo comprese la sua reazione.

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