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Stava ripercorrendo a ritroso il cammino che la riportava a casa. Lungo il viale per giungere al castello, percepì in lontananza dei brevi versi acuti e laceranti. Corse nella direzione del suono, che mano a mano che si avvicinava le torturava il cuore. Si sporse al di là di un fitto cespuglio, era semi oscurata e non riusciva ad intravedere nulla. Prese coraggio e spostò lentamente un grosso ramo e iniziò a vedere un bagliore candido, realizzando poco dopo che tra un groviglio di rovi e sangue si disperava una piccola palla di pelo bianco. Mentre lo osservava e ascoltava il suo disperato lamento, tremando, due piccoli occhi color ghiaccio si aprirono timidamente.

Si ammirarono per qualche secondo, guardandosi come si guardano due bambini quando si incontrano per la prima volta, destinati ad essere amici per tutta la vita.

Il suo sguardo quasi sembrava risplendere, poteva notare la caratteristica più stupefacente, i suoi occhi erano come quelli di una tigre, nel corpo di un coniglio.

Il piccolo musetto bianco si allungò verso la sua mano e per un breve istante sentì come una puntura al dito e una piccola gocciolina di sangue uscì fuori. Lo guardò con rimprovero, il suo sguardo era un incrocio tra compassione e necessità poi mise una piccola zampa sul suo polso. Una miriade di schegge luminose investì e travolse la sua mente, in un attimo fu come essere stata trasportata in una specie di sogno. In una visione non nitida dei fatti vedeva alcune scene scorrere davanti ai suoi occhi.

Una ragazza, dagli occhi color smeraldo e i capelli rossastri, che le sorrideva, suo nonno difronte a lei con uno sguardo angosciato e Keyn che le accarezzava appena la guancia. Poi tutto ad un tratto si sfumò. Le voci vorticavano nella sua mente ancora confusa.

Dopo qualche secondo riiniziò a vedere in modo definito ogni particolare e a sentire ogni suono.

Cosa è successo? Sembrava un sogno ad occhi aperti di situazioni mai vissute. Pensò di delirare.

La piccola creatura si mosse in avanti come per salire sopra alla sua mano e così fece. Afferrò poi con l'altra velocemente il resto del corpo, liberandolo. Lasciò cadere il maglioncino lungo le spalle per avvolgercelo dentro.

Sentiva di doversene prendere cura e con questo pensiero, si rimise in strada affrettando il passo.

Arrivando a casa, seduta sulla veranda vicino a suo fratello, intravide una ragazza minuta dai lunghi capelli mossi color ambra.

Avvicinandosi a pochi passi da loro, la ragazza si alzò quasi saltellando, nel suo abito marrone cosparso di farfalle colorate, e le andò incontro allungando la mano. << Ciao! Io sono Sophie, la cugina di Gabriel! >> esclamò portandosi con se molta allegria.

Per un attimo Evelyn restò fissa, a guardarla sorpresa di quanto somigliasse alla stessa ragazza che le era sembrato di vedere un attimo prima.

Liberò la mano con cui accarezzava delicatamente il dorso soffice della piccola creatura e la strinse alla sua che era rimasta per un momento di troppo in attesa di essere ricambiata. << Sono felice di conoscerti Sophie, io mi chiamo Evelyn!>>

<< In realtà già ci conosciamo. Quando eravamo piccole, mio cugino veniva qua per andare a cavallo con James, io volevo andare con loro ma dicevano sempre che ero ancora troppo piccola per andare a cavallo e mi disperavo spesso, poi arrivavi te e alcune volte per consolarmi mi leggevi qualcuno dei tuoi libri mentre altre mi insegnavi a ballare.

Adesso so fare entrambe le cose perfettamente! >> Sorrise divertita facendole l'occhiolino.

Dopo il breve racconto della loro infanzia Evelyn si ricordò che almeno una volta ogni settimana passava delle ore con una bambina amorevole più piccola di lei, portava spesso i capelli rossi raccolti in una traccia e aveva sempre le guance dello stesso colore che risaltavano sulla sua pelle chiara. Amava trascorrere le giornate in giardino a contatto con la natura e tornava sempre a casa sporca di terra, inoltre le faceva sempre tantissime domande per cui la sua sete di sapere non si esauriva mai.

Essence of meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora