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La lezione terminò mezzora dopo, Evelyn era molto affaticata così chiese di esserle portato un po' di cibo in camera.

Dopo aver finito di mangiare della frittata di zucchine, del pane e della frutta si mise a dormire.

Circa tre ore dopo era pomeriggio e passò il resto del tempo, prima di cena, a studiare il nuovo libro e pensare a tutto ciò che le era successo nelle ultime ventiquattro ore.

Quasi non riusciva a pensare a nulla per quanto tutto le sembrasse così irreale e comico.

Alla fine degli infiniti dubbi nascenti il resoconto era che:

Non era una coincidenza che l'essere che l'aveva attaccata le era apparso in sogno pochi giorni prima; lo stesso essere prima citato l'aveva attaccata per un motivo ben preciso ma ancora ignoto; la scoperta di ulteriori abilità era piuttosto insolita sia considerata la sua natura sia per la sua età; la notte passata con Keyn era stata una delle migliori di tutta la sua vita e il suo comportamento era stato eccessivo.

Sperò che lasciargli spazio gli fosse utile per rivalutare l'intera vicenda.

Tutto ciò come abitualmente succedeva da giorni, non la portava a concludere niente se non a confonderla ulteriormente e ad alimentare il suo mal di testa.

Giunta l'ora di cena desiderava solo restare chiusa in casa. Era irrequieta, amareggiata e stordita e non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi.

Nel pieno della sua tortura mentale, Annette bussò alla porta avvertendola che la cena era pronta.

<< Arrivo subito. >> Le disse quasi mormorandolo appena.

<< Faccia presto! >> La ammonì l'altra lanciandogli un occhiata carica di mille significati.

Prima di scendere ripassò la frase di sua madre a memoria da cui ne trasse il giusto coraggio.

Non appena si sedette, il primo a rivolgerle la parola fu stranamente suo fratello.

<< Ti senti bene Evelyn? >>

Alzò lo sguardo nella sua direzione, senza nascondere la sorpresa per la sua domanda. Immaginò che il suo aspetto non era dei migliori e anche se non avevano vissuto tutta la vita insieme, lui poteva benissimo notare quando in lei c'era qualcosa che la turbava.

Decise di stare al loro gioco e indossare la maschera, che ormai da qualche giorno usava per coprire ciò che di vero le restava, la vera sé, sconosciuta e vulnerabile.

Allungò la schiena e alzò il mento, rispondendo con voce ferma. << Si, tutto bene. Perchè? >> Suo fratello scrollò le spalle esaminandola dubbioso. << Nulla, era una sensazione. >>

Fece finta di niente, consumando il suo risotto ai funghi in silenzio, con l'aria di chi è immersa nei suoi pensieri. Al contrario lei cercava di rimanere attenta sulle conversazioni dei presenti. << Come stanno andando le lezioni con il Signor Huran? >> Le domandò suo padre.

Evelyn lo guardò negli occhi solo il tempo di rispondergli alla sua domanda, per educazione.

<< Bene, mi piace imparare cose nuove e mi impegna il giusto tempo. >> Tornò subito a fissare il suo piatto.

<< Ne sono felice. Senti una nuova energia dentro di te? >>

Quella domanda la spiazzò, come molto delle cose che faceva o diceva ultimamente. Percepì l'incalzante mutare delle sue emozioni.

<< Cosa intendi dire? Dove vuoi arrivare? >>

Suo padre prima di rispondere prese il suo bicchiere di vino e ne bevette un sorso. Si concesse così il tempo di riflettere sulla sua risposta. << Solo se con le nuove lezioni ti senti diversa..>>

<< 'Diversa' sarebbe un eufemismo. >> Borbottò tra sé e sé, non accorgendosi subito di averlo detto ad alta voce.

Il suo corpo faticava a resistere alla sua tensione interiore, temeva di scoppiare da un momento all'altro incendiando qualsiasi cosa avesse intorno.

Il miglior metodo era arrivare direttamente al punto. << C'è qualcosa che dovrei sapere? >> Suo padre distolse lo sguardo e le apparì come suo nonno quella sera in biblioteca. Sembrava lottare contro se stesso. << Mi preoccupo solo per te. >>

In quel momento non riuscì a trattenersi più e si lasciò andare in una risata senza divertimento.

Oltre ad aver evitato di rispondere alla sua domanda, riteneva la sua risposta molto comica per l'intera situazione.

Gli altri presenti rimasero attoniti per la sua reazione e allo stesso tempo erano anche visibilmente irritati.

Suo nonno batté un pugno sul tavolo richiamandola a riappropriarsi della perduta discrezione.

<< Non è questo il modo di comportarsi. Hai perso la ragione? >>

Le gambe sotto il tavolo rabbrividirono per la sua collera. Prese un lungo respiro e fece scivolare indietro la sedia.

<< A questo punto posso affermare che questa sia una possibilità piuttosto certa. Anzi lo è sicuramente. O io sto impazzendo o la realtà mi gioca un brutto scherzo. In ogni modo il risultato non cambia.

Ve lo chiedo un altra volta, dopodiché me ne andrò nella mia stanza. >> Prese un nuovo e profondo respiro, in seguito per evitare di essere interrotta, proferì tutto d'un fiato: << C'è qualcosa di estrema importanza che dovrei sapere? Non intendo rispondere ulteriormente alle vostre domande senza conoscere il motivo nascosto e non dite che non ce n'è perché insulterete la mia intelligenza. >>

Passò in rassegna il volto di tutti. In quel momento gli occhi di tutti i presenti erano puntanti in un punto indefinito davanti a loro e sembravano trattenere il respiro. Suo padre ad un certo punto decise di chiudere gli occhi.

Passò un minuto interminabile nel quale la loro risposta fu molto evidente.

Si alzò e sistemò la sedia, dove era restata aggrappata fino ad allora, per scaricare i nervi. Rimase in piedi con una rabbia ceca che le riempiva il petto.

<< Bene, sono felice di poter contare sulla sincerità della mia famiglia. Vi informo che qualunque mia futura decisione non sarà di vostro interesse. >>

Ancora prima di concludere la frase suo padre scattò in piedi facendo tintinnare i bicchieri e le posate. La sua espressione era l'esatta copia di quella di Keyn dopo che lei gli aveva chiesto di sua mare.

<< Non ti permetterò di andare da nessuna parte all'infuori di quest'isola! >> Perfino la sua voce prese la sfumatura di un tuono lontano. Le sue parole la fecero leggermente tremare ma la sua audacia non svanì.

<< Andrò dove mi sentirò serena, la cosa più importante per me al momento è di ritrovare me stessa. Voglio delle risposte che mi riguardano e non smetterò di darmi per vinta. >>

A quel punto fu suo nonno ad intervenire, destandosi dal suo stato di trance, alzandosi in piedi e sorreggendosi al tavolo. << Non temere, quando sarai pronta il tuo cuore lo saprà. >> Annunciò con voce solenne.

Oltre che essere sempre più sorpresa fu come essere stata trafitta da una lama invisibile direttamente nel cuore, con il normale effetto di rimanere senza fiato. << Se fossi già pronta? >> La voce in quell'attimo tremò leggermente.

<< Non saresti qui. >> Fu un sussurro poco udibile ma abbastanza forte da spaccare in due un cuore. L'anziano abbassò lo sguardo,  sparendo velocemente dietro la porta della cucina.

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