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Il suo corpo era memore dell'attacco subito. Il gilet era lacero e con schizzi di sangue su candida pelle. Il suo vestito aveva uno spacco laterale in cui si intravedeva un lungo graffio mentre sul suo braccio sinistro c'era un modesto taglio, appena lo mosse il dolore le azzannò la pelle. Niente di tutto ciò la sorprese quanto l fatto che dalle ferite filtravano scie sfolgoranti di luce e ombre. La sostanza perlescente gli colò sul resto del braccio ed arse la pelle. Corrugò la fronte a quella vista e vi fece scorrere sopra le dita, all'improvviso di ricordò.

Sprazzi di ricordi le permisero di costruire qualcosa di tangibile, qualcosa che probabilmente se le fosse capitata in un giorno qualunque, non ci avrebbe creduto.

Dispersa in un labirinto di ricordi si trovò a districarsi tra passato, presente e futuro. In un angolo nascosto della sua memoria c'era una verità per troppo tempo rimasta nascosta: non poteva permettersi di perdere il sangue.

L'angoscia fece risvegliare il suo intero corpo intorpidito. Si alzò frettolosamente in piedi sorreggendosi a Keyn che non stava comprendendo la sua reazione.

Senza prendere fiato lo aggiornò in fretta. << Il mio sangue non posso...deve sparire, devo togliermi i vestiti. >>

Lui rimase a fissarla a bocca aperta. << Che cosa? Perché? >>

Ancora rintontito per la sua reazione cercò di darsi una spiegazione, pensò che forse non sopportava la vista del sangue e la faceva stare male oppure perché aveva una particolare malattia per cui non poteva essere ferita. Che stupidaggine!

<< Ti prego aiutami! >> Quando si accorse che Evelyn aveva gli occhi rigati di nuove lacrime riprese la concentrazione e notò che nel frattempo si era tolta il gilet bianco e lo aveva buttato tra le fiamme mentre il quel momento stava cercando di pulirsi il resto della pelle con la stoffa del lungo vestito. Era però ostacolata dal tremolio delle sue mani.

<< Lascia fare a me! >> Afferrò un lembo del vestito e le strappò la parte inferiore dove il tessuto era macchiato e lacerato, riducendo il bordo del vestito fin sopra le ginocchia. Lei sussultò per la sorpresa e continuò trattenere il respiro. Il suo corpo era diventato freddo come l'inverno della sua anima.

Le girò intorno per controllare se era ancora macchiata ma non sembrava più esserlo e a quel punto gettò tra le fiamme il pezzo di stoffa, il quale appena le sfiorò le fece brillare di luce blu e dopo poco ritornarono al loro originario colore.

L'intera situazione lo confuse terribilmente però si ricordò di dover prima finire un'altra cosa che aveva incominciato.

L'afferrò per le spalle e cercò di tranquillizzarla. << Evelyn adesso ascoltami, devo sbarazzarmi del corpo di quel verme e l'unico modo sicuro è farlo diventare polvere. Non te ne accorgerai neanche, basta che ti volti di spalle. Va bene? >>

Tremante e incapace di dar il consenso a quella richiesta, annuì e chiuse gli occhi, voltandosi dall'altra parte.

I suoi sensi erano rimasti temporaneamente paralizzati.

Fu subito investita da una forte folata di vento caldo che contando la situazione in cui era, fu strano l'effetto che ebbe perché la fece tranquillizzare. Forse perché almeno per il momento non si sarebbe ritrovata ad affrontare quel pericolo un'altra volta.

Due minuti dopo Keyn le accarezzò dolcemente il braccio comunicandogli che era tutto finito e quella volta lo fu davvero.

Nel frattempo come un'atoma lei si avvicinò all'acqua e si medicò le ferite, che poco a poco sarebbero scomparse.

Lentamente Evelyn si voltò curante delle domande che l'attendevano, si strinse le mani al petto come se volesse proteggersi.

Lo sguardo di Keyn era indecifrabile ma poteva percepire le rotelle che stavano girando nella sua testa.

<< Vuoi dirmi cos'è successo? Non sono stato in grado di comprendere i suoi pensieri. >> Era in parte una bugia ma non poteva permettersi di rivelare nulla.

Keyn parlò lentamente quasi temesse di spaventarla e mantenne gli occhi fissi nei suoi.

Lei ricambiò lo sguardo con pari intensità. << Voleva uccidermi.. >> Quasi sentisse fisicamente il peso di quella frase, abbassò lo sguardo suoi suoi piedi.

Non aggiunse altro perché lui fosse libero di soppesare quel silenzio, per riempirlo di significati propri.

Essence of meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora