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<< Mi scuso in anticipo ma ho solo della marmellata e del succo di frutta per fare colazione. In verità avrei anche della pancetta da cuocere e dei salumi, ma so che non gradiresti. >>

Lei constatò con piacere che lui si ricordava le sue preferenze e tendenze alimentari e ne fu felice.

<< Non badare a me, hai bisogno di energie..se vuoi puoi prenderli. >>

<< Assolutamente, è il minimo. >> Sentenziò con il suo tono che non lascia la possibilità di replica. Quindi si apprestò ad assaggiare una fetta di pane tostato con quella che sembrava marmellata di fragole, precedentemente preparata per lei. Rimase subito notevolmente stupita nello scoprire quanto fosse deliziosa, i suoi sensi si affinarono ancora di più, riuscendo a distinguere il succulento gusto delle fragole fresche accompagnato a quello dolce del miele.

<< è buonissima.. >>

Sulla bocca di lui si affacciò un sorriso. << Sono felice che ti piaccia, me la porta mensilmente una vecchia amica di mia madre quando viene a trovarmi. >>

Prese il suo bicchiere e lo riempì con del succo di frutta, poi ne bevve un sorso. << Mh bene, invece tua mamma viene spesso a trovarti? >> Non seppe dire come le venne in mente di fare quella precisa domanda, tuttavia l'espressione ridente di pochi istanti prima sfumò nella serietà più concreta, ed ebbe il potere di accendere in lei un lume di terrore, che sentenziò inoltre la fine di ogni possibilità di dialogo. Si era rifugiato nei meandri più bui dei suoi tormenti.

Gli occhi si erano induriti come cavità di granito scuro e fu sinceramente impaurita nel poter scoprire cosa generasse quel imprevisto attacco di rabbia.

Guardalo in quello stato con il solo desiderio di poterlo consolare ma essere impossibilitata farlo era una letale tortura.

Beffarda la vita, ci si ritrova a star male nei momenti migliori che si è vissuto.

Urlava un silenzio che faceva fatica ad ascoltare.

Quella domanda lo colpì con la violenza di una cascata di schegge di vetro, portandolo nuovamente difronte ai ricordi che aveva per tanto tempo cercato invano di dimenticare ma che opprimevano il suo presente.

Il silenzio divenne distensivo mentre le iniettava dentro una crescente angoscia. Finirono rapidamente il resto della colazione e non appena Evelyn cercò di aiutarlo a sistemare le cose, lui precedette ogni suo singolo movimento. Lei si diresse quindi a testa bassa verso la porta, sussurrando << Grazie per la colazione. >>

Lui annuì appena e aprì la porta. << Vuoi che ti accompagni? >> Le sue parole per quanto sembrassero normali, per lei assunsero un tono affilato.

Non che ci sia stato bisogno di alcuna risposta, la sua espressione parlava da sola, tuttavia scosse la testa.

Lui pensò di non aver mai visto un viso con una simile forza espressiva, perché ogni suo singolo sorriso gli lacerava il cuore come un fulmine potrebbe spaccare un intero albero e lo stesso accadeva per ogni suo sguardo dolorante. Non avrebbe sopportato oltre, il suo cuore non avrebbe retto ancora per molto.

Non perse ulteriore tempo e si allontanò in fretta da quel luogo, dirigendosi dall'unica parte che le consentiva di arrivare più in fretta a casa, la foresta.

Ancora non credeva di essere stata così povera di giudizio, era arrabbiata tremendamente con se stessa per ogni sbaglio commesso fino ad allora. La sua mente urlava, urlava contro di lei.

Il suo corpo fremeva per la voglia di scappare il più lontano possibile, tuttavia sapeva che c'erano corse che non avevano bisogno di nessun spostamento perché si può finire lontani pur restando immobili.

Prima di inoltrarsi tra gli alberi notò Hoshea posato su un ramo alto che l'attendeva. Ma in quel momento non era in grado di pensare a niente, perciò gli rivolse uno sguardo di scuse e fuggì con una rapidità quasi innaturale.

Raggi di luce si fecero strada prepotentemente tra le alte fronde degli alberi secolari che la circondavano. Durante la sua frenetica corsa notò che riusciva a udire con chiarezza, ogni cinguettio, suono e verso animale e perfino il fruscio delle foglie secche che si sollevavano al suo passaggio, mentre un alito di vento le pettinava i lunghi capelli. Presto si unirono anche gli odori, permettendole di captare il profumo intenso dell'erba fresca e dei fiori. Il profilo di ciò che la circondava le parve incredibilmente nitido, i cui tratti di ogni singola cosa che avvolge lo spazio circostante, sembrano essere evidenziati come in un grande quadro. Era come la natura le stesse parlando e lei riuscisse a notare ogni sua sfumatura. Una forza seducente e magnetica la spinse a continuare la sua corsa, sempre più rapida e fluida. Ogni parte di lei era diventata trepidante e in fermento. Mentre l'adrenalina rapiva il suo corpo, si fece strada nel suo animo la struggente sensazione che niente fosse come doveva essere. Fu allora che notò si essere sospesa almeno un metro sopra la terra fresca della foresta, priva del peso del suo corpo.

Un senso di feroce ansia le si fiondò addosso, creando un vuoto incolmabile nello stomaco. In un secondo momento l'incredulità era stata soppiantata dall'inquietudine. Cosa le stava succedendo?

Quella domanda lasciò indegnamente spazio alla sensazione di un leggero fastidio dietro le spalle, così si voltò, tastandosi con una mano il punto d'origine del fastidio. Lanciò un grido agghiacciante, risvegliando l'intera foresta.

I suoi occhi e la parte razionale di lei non credeva alla realtà dei fatti, perché le erano spuntate un modesto paio di ali. Erano molto insolite, somigliavano all'unione di due coppie di petali allungati, i quali brandivano contorni piumati riflettendo una luce idilliaca.

Un moto di terrore le penetrò nella ossa. Sentì la mancanza dell'aria e l'incapacità di accettare quella vista le fece venire le vertigini, così cadde a terra.

Le favole, i racconti mitici e le leggende, intrapresero un gioco di crescente verità.

Era questo allora il tanto bramato segreto?

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