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Erano le 10.30 di mattina quando la luce calda svegliò Evelyn. Appena aprì gli occhi al mondo sperò che fosse stato tutto un sogno, ma quell'irragionevole idea fuggì via ancora prima di essere raggiunta. Era ancora sottosopra dalla sera prima ma si sentiva un po' meno agitata. Avvertiva un senso di fiducia in quella nuova giornata perché nel migliore dei casi l'avrebbe condotta finalmente ad una risposta.

Si sollevò faticosamente dal letto, notò che Hoshea stava ancora dormendo perciò andò a fare subito un veloce bagno. Le ferite si erano già chiuse e i lividi erano scomparsi, non perse neanche tempo a chiedersi come era possibile. Procedette a mettere in atto la sua routine mattutina e dopo aver finito, scelse un abito a fiori verde e bianco, con le maniche corte e un piccolo fiocco dietro la schiena che le stringeva il busto. Decise di tenere i capelli sciolti perché l'abito le lasciava parte della schiena scoperta, l'aveva scelto apposta, nel caso in cui ci fosse stato bisogno di usare le ali.

Era già passata mezzora e rischiava di essere in ritardo. Controllò Hoshea ancora una volta ma stava continuando il suo beato sonno.

Scese in fretta le scale, pregano la sua fortuna di ritornare e non farle incontrare nessuno.

In salotto era presente solo la pace mattutina, ancora con il fiatone si diresse direttamente in cucina. Il cuoco e una donna di servizio stavano preparando quello che doveva essere il pranzo.

La donna le domandò: << Buongiorno Signorina, vuole fare colazione? >>

<< Buongiorno, vorrei solo del succo e una fetta di dolce se è possibile. >>

La donna prese in fretta un bicchiere e lo riempì di succo e altrettanto velocemente mise in un piatto un pezzo di torta di fragole con un cucchiaino.

<< Ecco a lei. >>

Evelyn la ringraziò con un sorriso affettuoso e tempo cinque minuti aveva completamente finito tutto.

La stanchezza aveva portato con sé una notevole quantità di appetito, tuttavia il tempo scorreva incalzante e non voleva fare tardi. << Vi ringrazio, adesso devo andare. Non so se sarò presente a pranzo. >>

Così sì alzò e in un lampo fu fuori dalla porta e poco dopo potete tirare un sospiro di sollievo.

La strada più breve per arrivare alla Residenza dei Battaglieri era contornare il perimetro del bosco e così fece.

Percorse a falcate regolari e ritmatiche il sentiero nascosto dall'abbraccio di grossi alberi. Il sole filtrava attraverso i rami, ma non era ancora molto alto né la luce tanto vivida da riuscire a penetrare completamente la coltre di grandi foglie. I deboli raggi riuscivano a creare solo qualche pozza di luce di qua e di là. Quello scenario circostante riusciva a rappresentare bene il suo umore attuale. Si sentiva avvolta da un ombra insidiosa di mistero e rischiarata da debolissimi bagliori di speranza. Ciò nonostante si sentiva abbastanza al sicuro nell'essere accompagnata da Keyn in questa prossima scoperta.

Superato il sentiero proseguì verso destra per pochi metri e poté subito scorgere l'imponente entrata della Reggia.

Quasi come se il destino le avesse sussurrato la sua presenza, individuò subito davanti a sé Keyn che stava uscendo in quel preciso momento, con al seguito Impàvidus.

Lei si chiese se la sua 'fuga' della sera prima aveva in qualche modo turbato i sentimenti di lui nei suoi confronti e ovviamente l'avrebbe compreso se lui non l'avesse presa bene.

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