《Allora signori, cosa volete ordinare?》domandò il cameriere, spostando lo sguardo da Diego a me.
《Per me una pizza margherita ed una sprite》dissi.
《Anche per me margherita con una birra》ordinò Diego. Il cameriere sparì ed io e lui cominciammo a parlare.
Mi raccontò delle sue ultime battaglie e che Paolo voleva iniziare a produrgli delle canzoni. Mi raccontò di Mirko e del suo aver abbandonato un po' di lavoro in officina per cercare di riavermi sotto la sua custodia, con scarsi risultati. Mario, invece, stava iniziando a registrare i primi singoli. Non toccò l'argomento Matteo e ciò mi fece tirare un sospiro di sollievo e mi tranquillizzò un po'.
Mangiammo in silenzio, per poi riprendere a parlare una volta finito.
Gli raccontai di Cinisello e di Gionata, della mia nuova scuola e dei miei nuovi testi. Omisi la mia libertà limitata ed il fatto che fossi scappata di casa.
Prima di tornare a casa, ci fermammo in un parco dove continuammo a parlare, a ridere e scherzare. Mi piaceva la sua compagnia e soprattutto il suo sorriso. Mi trasmetteva un sacco di allegria ed era davvero bello: gli illuminava il viso e gli occhi.
Tornammo a casa verso le due, cercando di non svegliare nessuno.
*******
Il suono del campanello mi fece sollevare pigramente dal letto, facendomi emettere un mugugno di disapprovazione. Controllai l'ora: 4:20 di sabato. Sbuffai per poi recarmi davanti alla porta di ingresso. Guardai nello spioncino per vedere chi fosse: mio "padre". Impallidii, indietreggiando fino ad andare a sbattere contro qualcuno assonnato, Mario. 《Mario non aprire》sussurrai.
Mi osservò preoccupato prima di guardare anche lui oltre lo spioncino. 《È solo tuo padre. Sei scappata di casa? Magari è preoccupato e vuole riportarti a c...》《Mi ammazzerà di botte》sussurrai impaurita. Impallidì anche lui, poi tornò dentro. Tornò con un Mirko preoccupato ed assonnato. 《Mi vuoi spiegare cosa cazzo succede a casa di quel coso?》sussurrò infuriato mio fratello. Nel frattempo, il mio tutore continuava a suonare il campanello. Sentimmo Diego sbuffare e le molle del letto cigolare, prima che comparisse in corridoio in boxer mezzo addormentato ed incazzato. 《Oh ma aprite no?》urlò, per poi andare all'ingresso e maneggiare la porta. Mario urlò un "no", affiancando il moro e richiudendo tutto. Il bastardo iniziò a picchiare sulla porta, urlando. In poco tempo, tutto il pianerottolo fu sveglio e si schierò dalla sua parte. Ero in preda al panico, bianca come un lenzuolo e stavo iniziando a sudare freddo. Sapevo che se avessi aperto, mi avrebbe uccisa di botte per essere scappata e tornata da Mirko, ma sapevo anche che se non avessi aperto, avrebbero chiamato la polizia. Tremante, mi avvicinai alla porta, spostando Mario e Diego, che mi guardavano stupiti e spaventati. Mirko era paralizzato. Appena aprii la porta, mio "padre" mi afferrò per il polso, sbattendomi al muro. Prontamente, Mario tentò di difendermi, ma con scarsi risultati. Era troppo minuto e debole in confronto a lui. Iniziò a prendermi a schiaffi e ad urlare che c'era un motivo se ero sotto la sua custodia, che ero sotto la sua custodia e che non potevo fare ciò che mi pareva. Sentivo le urla di Diego, di lasciarmi andare, mentre incassavo e cercavo di opporre resistenza, ma fu tutto inutile . Più mi ribellavo, più mi picchiava. Dopo vari minuti, smise. Mi accasciai a terra, abbracciandomi, mentre lui andava via. Prima che chiudesse la porta disse 《Non finisce qua》
I ragazzi mi tirarono su facendomi stendere sul divano. Mirko mi portò del ghiaccio, Mario un bicchiere d'acqua, mentre Diego si sedette accanto a me. 《Perché non ne hai parlato? Potremmo denunciarlo, abbiamo un sacco di prove》chiese. Scossi la testa, incapace di parlare.
《Non puoi passare altri sei mesi così》insistette Diego.
《Lì c'è una buona scuola》sussurrai, anche se sapevo che non era un buon motivo e che non c'entrava nulla.
《Ti ci potremmo portare noi. Tanto io lavoro là e Mario va là in palestra, è perfetto》disse deciso. Io annuii.
Bevvi l'acqua e mi tamponai un po' con il ghiaccio, per poi andare a dormire. Quando finalmente stavo per prendere sonno, la porta della mia stanza cigolò ed una testa fece capolinea dalla porta 《Posso dormire con te? Voglio proteggerti nel caso facessi brutti sogni》mormorò. Gli feci spazio, per poi sentire due braccia cingermi i fianchi ed attirarmi al suo petto, facendomi addormentare.
Nota autrice.
Realizzo adesso delle 104 visual. Grazie grazie grazie. Spero che la storia vi stia piacendo. Lasciate qualche commento per magari una critica costruttiva o qualcosa del genere. Grazie mille ancora e buon proseguimento di lettura!

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Deja vu/Izi
FanfictionSe si tiene davvero a qualcosa, l'ultimo tentativo è sempre il penultimo.