《Non so cosa scrivere!》urlai isterica, lanciando il quaderno.
《Hey hey calma》disse Mirko, alzandosi, recuperandolo e ridandomelo.
《Grazie Mì, scusa ma davvero, sono disperata...》sbuffai, mettendomi le mani tra i capelli e tirandoli leggermente.
《Racconta della tua vita, della tua passione, di Diego》suggerì, facendomi l'occhiolino per poi alzarsi.
《Ora devo andare bella, ci vediamo a cena, ti voglio bene, ce la farai》mi salutò, lasciandomi un bacio sulla guancia e andando via.
《Seduta fuori in balcone,
vedo la vita che passa,
come la gente con il macchinone
ed un catorcio che lo sorpassa.
Seduta fuori in balcone,
penso a te,
che solo guardandomi
mi dai l'illusione
di sentirmi un minimo speciale,
con i mille difetti
e le mille paranoie.
Penso a te,
che nonostante tu non abbia niente,
mi dai tutto.
Penso a te, Mirko,
fratello ed amico,
che non mi hai lasciato,
manco dopo essere stato cacciato.
Questa è per Matteo,
che si è preso l'Europa
e ha camminato sotto la neve,
facendola sciogliere
ad ogni sua rima,
ad ogni suo passo.
Questa è per Mario,
l'amico,
che tutti sognano,
che tutti vogliono.
Questo è alla mia famiglia,
Non ci servono gioielli,
queste non sono frasi fatte.
Questa è per Calvairate,
risorgerai come una Fenice.
E questa è anche per me,
Mi prenderò tutto,
senza togliere niente a nessuno》
Abbastanza soddisfatta per il mio lavoro, la provai su varie basi trovate a caso su youtube, ma, non essendo convinta, chiamai Paolo, che accettò di aiutarmi e lo raggiunsi a casa sua e di Gionata.
Provammo per due orette, poi ci lanciammo sul divano.
《Che facciamo ora?》disse annoiato.
Sollevai le spalle, non sapendo cosa proporre.
《Senti io avrei della roba...》disse. Sospirai.
《Okay okay, ti aiuto, dammi cose larghe e andiamo》
****
《Oh Albe', cos'è, la tua pischella? Ti dispiace se ci gioco un pochino?》disse uno ridacchiando. Paolo si mise davanti a me, per poi consegnargli la roba e intascando soldi. Dopo aver finito, tornammo a casa verso le nove, nettamente in ritardo per la cena.
Appena entrammo in casa, tutti i ragazzi erano seduti sul divano e ci guardavano male.
《Dove siete stati?》disse Diego.
Deglutii. 《A fare un giro》disse Paolo deciso, mentre lanciò la sua felpa su una poltrona vuota.
《Perché hai le mie cose?》chiese Gionata.
《Le sue si son sporcate》disse Paolo.
《Chiedevo a lei》controbattè Gionata. I due si guardarono in cagnesco, mentre io sospirai.
《Allora? Dove siete stati?》ripetè mio fratello.
《A fare un giro》risposi, guardandolo negli occhi.
《Fammi vedere le tasche》disse Diego, che si alzò dal divano e iniziò a frugare nelle tasche delle felpe e dei pantaloni. Non trovò nulla, a parte un accendino, chewing-gums e un biglietto per il prossimo contest.
《Come te lo sei pagata?》chiese sospettoso il moro.
《Gliel'ho pagato io》rispose Paolo.
《Eleonora non farebbe mai fare una cosa del genere a Mirko, figurati se ad un amico》rispose aggressivamente Diego.
《Ti avevo detto di piantarla con lo spaccio okay? Basta così》urlò il genovese. Stetti in silenzio, con la testa bassa.
《Mi auguro che non ti sia anche fatta una canna, perché lo sento l'odore di fumo》continuò. Abbassai di nuovo la testa.
《Non ci posso credere! E tu, Paolo? Cosa fai eh? Eh?》urlò Diego, mettendosi una mano tra i capelli e tirandoli.
《È abbastanza matura per capire ciò che è giusto e ciò che n...》
《Abbastanza matura? ABBASTANZA MATURA? HA 17 ANNI, NON 18 OKAY?》continuò.
《Ragazzi, è pronta la cena...》annunciò mio fratello, facendo un mezzo sorriso.
《Non abbiamo finito noi tre》sbottò Diego.
《Stai esagerando》disse Paolo, beccandosi uno schiaffo dal moro.
《Basta per favore》sussurrai. I due mi guardarono, poi Diego prese il giubbotto ed uscii di casa.
****
Sentii il rumore della porta di casa che si apriva, tolsi le lenzuola e corsi nel salotto. Diego barcollava, mentre lanciava il giubbotto e le chiavi.
《Tu mi hai fatto incazzare così tanto. Sei una tosta》biascicò, venendomi incontro. Poggiai le mani sul suo petto, per poi far passare un suo braccio sopra le mie spalle e portandolo nella mia stanza.
《Gira tutto troppo in fretta...dove stai andando? Mi lasci da solo? È così eh? Non sono importante eh?》urlò.
Tornai con un asciugamano bagnato, per poi posarglielo in fronte. Cercai delle aspirine che misi affianco al mio comodino, poi lo aiutai a cambiarsi.
《Mi sono scopato una stanotte》disse ridacchiando mentre si coricava.
《Ti giuro era troppo bona, aveva due tette gonfissime》continuò. Sospirai.
《Oh stava andando tutto bene, poi mentre venivo ho detto il tuo fottuto nome》disse serio, mentre prendeva la mia mano ed intrecciava le sue dita con le mie.
《Mi stai fottendo la testa》mormorò, attirandomi tra le sue braccia, lasciandomi un bacio sulla schiena ed addormentandosi.

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Deja vu/Izi
Fiksi PenggemarSe si tiene davvero a qualcosa, l'ultimo tentativo è sempre il penultimo.