Cap.22

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《Hey bellezza, avresti da vendere?》disse uno dei ragazzi in cerchio sotto al portico di casa mia. 《No, mi dispiace, nulla》aprii il portoncino, quando una mano mi afferrò il polso con violenza, facendomi poi voltare verso colui che mi aveva fermata. 《Ti ho detto. Avresti. Da. Vendere.》continuò incazzato. Nel frattempo, i suoi amici erano venuti in suo aiuto e mi stavano toccando dappertutto, mentre mi dimenavo e chiedevo aiuto. Non trovando nulla che potesse fare al caso loro, alcuni di loro mi lasciarono in pace, e se ne andarano ghignando, mentre due rimasero. Uno mi inchiodò al muro, e, con uno mano, tenne i miei polsi bloccati sopra la testa, con l'altra, mi coprii la bocca. L'altro, invece, prese a toccarmi dappertutto di nuovo, facendo commenti di approvazione. Maneggiò con il bottoncino dei mie jeans e a quel punto, scattò una specie di allarme. Leccai la mano che mi copriva la bocca, gridando poi con tutto il fiato che avevo, mentre scalciavo. Mi beccai uno schiaffo ed un "zitta sgualdrina", poi continuarono. Qualcuno aprì il portoncino del palazzo. Diego. 《Lasciatela immediatamente》disse. I due ragazzi lo guardarono un po', perdendo così la focalizzazione su me, che nel frattempo mi risistemai, per poi scappare via. Diego mi raggiunse poco dopo, prendendomi per mano e trascinandomi su a casa. Chiudemmo la porta a chiave, poi ci accasciammo a terra, ancora vicini ed ansimanti, ancora con le mani unite. Le guardai un po', abozzando un mezzo sorriso. Mi piaceva come la sua mano teneva la mia, che in confronto alla sua era piccolissima, l'incastro delle dita, le mie così fini, le sue tozze e piene di calli per lo scrivere.
《La prossima volta esci con me, niente scuse o ma》disse deciso, per poi attirarmi tra le sue braccia.
Rimanemmo in quella posizione per un po', poi ci sollevammo e chiamammo una pizzeria. Gli altri erano ad un festino, mentre io mi ero rifiutata perché uno non mi piacevano e due era della mia ex migliore amica. Diego si era offerto di farmi compagnia, anche perché non poteva fare ancora grandi sforzi. Arrivate le pizze, decidemmo di guardare un film sul divano, ma la finimmo a lanciarci i popcorn che Diego aveva preparato nelle pause pubblicità della mediaset. Ridemmo come bambini per una buona mezz'ora, poi ci rinconcetrammo sulla trasmissione. 《Ma perché stiamo guardando un film romantico? Metti MTV, va, così chiacchieriamo un po'》
Feci come richiesto, e poi ci raccontammo le cose che ci eravamo persi. Gli raccontai delle mie risse, provocandogli tantissime risate e beccandomi un sacco di battutine, del riformatorio e delle giornate in ospedale, dei testi a cui stavo lavorando.
Lui, invece, mi raccontò che, durante il coma, vedeva e sentiva tutto, ma da sopra, come se lui fosse un fantasma ed il suo corpo un'altra persona. Vedeva me che piangevo, si ricordava della lista pro-contro, delle canzoni che gli facevo sentire, delle battute dei  e sui ragazzi, del fatto che cercava di parlare ai suoi e a raggiungere Margherita, sua sorella, in ogni modo. Mi raccontò del volermi abbracciare quando ero giù e del voler ridere con me quando ero felice.
Verso mezzanotte, decidemmo di riordinare ed andare a dormire.
Dopo due secondi che mi ero coricata, la sua testa riccioluta fece capolinea dalla porta. 《Emh umh p-posso dormire con te? D-dormire umh e basta, sì》disse insicuro. Mi spostai di lato, in modo da lasciargli abbastanza spazio. Sorrise e si coricò accanto a me. 《Buonanotte》mormorai, girandomi dalla parte opposta alla sua. Mi prese per i fianchi e mi attirò a se, lasciandomi un bacio tra i capelli e mormorandomi un biascicato "Buonanotte piccola".

Deja vu/IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora