Cap.8

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Il mattino successivo fummo svegliate da un rumore assordante e da uno degli educatori che ci urlava di svegliarci e ci scuoteva. Dovevamo stendere, fare colazione e pulire i bagni. Sbuffai, prima di correre alle docce con tutto l'occorrente e mi misi in fila. Appena arrivai, tutti gli sguardi,si puntarono su di me. Una ragazza con i capelli rossi stinti cominciò a fare battute, mentre la sua amica dai capelli neri mi chiedeva del fumo. Non le ascoltai e quando arrivò il mio turno, cercai di fare il più in fretta possibile. Arrivata in mensa, Erika mi fece un segno con la mano in un tavolo appartato. La raggiunsi e mi diede un bicchiere di succo e due fette di pane con la marmellata. Successivamente, ci alzammo, ripulimmo e ci recammo nello sgabuzzino a prendere i secchi per pulire. Quando stavo per aprire la porta, un ragazzo urlò: 《Martorana, come sta Mirko? Se lo chiamo, mi dà del fumo?》tutta la mensa iniziò a ridere e lì non ci vidi più. Iniziai a corrergli incontro, versandogli il succo in testa, per poi spingerlo in terra, mettendomi a cavalcioni su di lui e iniziando a picchiarlo. Quando, però, iniziò a rispondere anche lui, successe il finimondo. Qualcuno chiamò uno degli educatori, che ci separarono e ci portarono dal direttore, che segnò sulle nostre schede cosa avevamo fatto. Eravamo in punizione: stasera niente telefoni e nel tempo libero dovevamo potare i giardinetti. Inoltre, chiamarono i nostri tutori, ovvero sua madre e Mirko. Lui continuò a fare battute, mentre una ragazza sui ventisette anni mi teneva stretta e mi diceva di non rispondere. Avrei voluto fare anche io qualche battuta sulla madre o sulla sua storia, ma non ne sapevo nulla. A differenza sua, non ero una vecchia di paese, con la bocca troppo larga. Pulii i bagni con Erika, poi pranzai ed andai a potare i giardini fino alle sette, dove rientrammo per la cena. Mi sedetti vicino ad Erika che mi fece il resoconto della sua giornata. Calò il silenzio tra noi, poi riprese a parlare. 《È venuto Mirko con un altro ragazzo》ebbi un tuffo al cuore. La guardai con il cuore a tremila. 《Aveva dei baffetti》Diego. Mi salirono le lacrime, mentre pregai di continuare. 《Hanno chiesto cosa fosse successo stamattina e se tu stessi bene. Gli ho detto che avevi solo un labbro rotto ed un occhio viola ma che eri okay, almeno fisicamente》La guardai, sperando mi disse che anche Diego avesse chiesto o parlato di me. 《Quel ragazzo con i baffi, invece, è stato molto silenzioso. Mi ha chiesto solo se potesse vederti e abbracciarti anche solo un secondo》sorrisi per poi chiederle 《Che gli hai detto? Che non faceva?》Lei scosse la testa con un sorrisino. 《Gli ho detto "incontriamoci dopo cena dietro al giardinetto uno"》La guardai felicissima, prima di saltarle addosso e mormorare un sacco di grazie. 《Mirko, però è dovuto tornare a casa. Lui ed un certo Mario devono compilare altri documenti e cercare di tirarti fuori di qui come stabilito prima della rissa》Sbuffai, poi ci alzammo e ci recammo fuori.  《Ragazzine, dove credete di andare? Martorana tu sei in punizione se non sbaglio. Tu e Blanco avete finito di potare i giardini?》Annuii. 《Signora, stiamo andando a prendere un po' d'aria. Non mi sento molto bene》mormorò Erika. L'educatrice ci guardò, per poi dire 《Andate andate, ma tornate prima delle nove》 Le sorridemmo, per poi recarci nel luogo che Erika e Diego avevano stabilito.
Arrivammo fino all'ala sinistra del riformatorio. Appoggiato ad un vecchio muretto, c'era Diego. Era completamente vestito di nero, come al solito, lo sguardo incollato ad telefono, una sigaretta tra le dita. Erika tossicchiò, attirando la sua attenzione. Si girò, mise il telefono in tasca e spense la sigaretta con il piede prima di avvicinarsi a noi con un grande sorriso. Ero paralizzata, non sapevo cosa fare o cosa dire. Riuscivo solo a pensare che lui era lì, davanti a me, con il suo sorriso ed i suoi occhi. Riuscivo solo a sentire il suo profumo mentre si avvicinava ed il mio cuore accellerare. Appena fu davanti a me, prese il mio viso tra le sue mani, mi guardò negli occhi e mi abbracciò. Ricambiai la sua stretta, beandomi del suo profumo e sentendo il battito del suo cuore. Andava rapido quasi quanto il mio. Ci staccammo e ci guardammo un altro po'. Non era cambiato niente, a parte per le occhiaie ed era dimagrito. Mi accarezzò il labbro, facendomi sussultare per poi mormorarmi delle scuse. Gli sorrisi. Mi accarezzò le guance e tracciò il contorno del mio occhio viola. Mi diede un bacio in fronte, per poi riattirarmi tra le sue braccia ed accarezzarmi i capelli. Si sentivano i nostri respiri pesanti, mentre Erika ci guardava e sorrideva. Controllammo l'ora: 20:47. Salutai Diego con un bacio sulla guancia, prima di correre verso l'altra ala del riformatorio. Prima di andare, mi prese per il polso, mi guardò e mi chiese 《Ci rivedremo ancora vero? Non voglio perderti. Non fare altri casini ti prego. Ci manchi tanto. Domani vengo con Mirko e Mario okay? Così ci riuniamo》mi diede un altro bacio in fronte e scappò. Tornai nella stanza con il cuore in gola e le lacrime agli occhi: non avevo immaginato che poi la sua mancanza si sarebbe sentita ancora di più. Sentivo quasi un dolore all'altezza del petto, ripensando a come mi aveva stretta e guardata. Erika stette in silenzio per tutto il tragitto e anche mentre stavamo per andare a dormire. Poi mormorò un "buonanotte" e spense la luce, mentre mi addormentavo ripensando ai miei ragazzi.

Deja vu/IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora