Suonai al campanello mentre Diego mi stringeva la mano.
《MAMMA È ARRIVATA EL. POSSO APRIRE?》urlò Diego da dietro la porta. Si sentì un rumore di serrature e chiavi, poi la sua faccia paffuta fece capolinea. 《Ciao El!》mi salutò, prima di allacciare le sue braccia ai miei fianchi. Sorrisi ricambiando la stretta, lasciando la mano di Diego che ci guardava sorridendo.
Diego piccolo si staccò, così permettendoci di entrare in casa. Appena mise piede nel grande salotto, il mio ragazzo iniziò a guardarsi attorno spaesato e curioso, quasi invidioso di tutta la ricchezza e la bellezza di quel posto. Si sedette incerto sul divano, seguito poi da me e dal bambino, che si mise in mezzo, accedendo la TV. Dopo qualche minuto, i genitori uscirono di casa, lasciandoci soli. Passammo una mezz'ora a guardare i cartoni, poi si stancò e spense il televisore.
《Tu ti chiami Diego come me?》chiese il bambino al mio ragazzo.
Lui fece un sorriso imbarazzato, mentre li guardavo intenerita.
《E perché ti piace lei?》continuò curioso.
Diego grande sorrise ancora a disagio, per poi guardarmi ed iniziare a parlare.
《Perchè è dolce, premurosa, pensa prima agli altri, anche se questo potrebbe anche essere in parte un difetto, perché spesso si dimentica quanto valga, perché quando stavo male, lei c'era, tutti i giorni, a stringermi la mano, raccontarmi le sue giornate, mi faceva ascoltare musica. Mi piace perché è semplicemente lei stessa, anche quando crede di indossare delle maschere》concluse sorridendo e tornando a guardarmi. Sorrisi, per poi guardare il bambino che sembrava senza parole.
《Anche a me piace tanto. Mi tratta tanto bene》concordò il piccolo Diego.
Diego e Diego continuarono a parlare, mentre io feci la pasta e qualche fettina di carne. Durante l'ora di cena, parlammo su cosa avremmo fatto per trascorrere la serata e i due ragazzi, che si erano già coalizzati, optarono per la playstation.
Finita la cena, Diego sparecchiò, mentre misurai la febbre all'altro Diego, che non era così alta, per poi dargli le medicine. Dopo, lo lasciai libero. Per un po', li guardai giocare, poi mi addormentai sul divano, esausta.
*****
《Hey piccola》mi scosse Diego.
《Mhm, che ore sono?》chiesi, ancora mezza addormentata. Il mio ragazzo mi abbracciò, per poi sollevarmi dal divano: 《Le 00:15, si torna a casa》disse, mentre toglieva dalla tasca dei jeans le chiavi della macchina.
《I genitori? Son tornati? Diego? Come sta?》chiesi preoccupata, mentre, prendendomi per mano, mi trascinava fuori a casa De Silvian.
《Sono tornati, Diego sta bene ed è a letto da un po'. Ci siamo divertiti stasera, è molto simpatico e dolce, mi ha raccontato un sacco di cose che avete fatto assieme, sei molto premurosa con lui》disse, mentre entravamo in auto.
Il tragitto verso casa fu silenzioso, ma non imbarazzante. Diego aveva una mano sulla mia coscia, l'altra sul volante, qualche volta si voltava e sorrideva, e avrei voluto prendere, baciarlo e non lasciarlo più.
Il suo viso illuminava perfino i suoi occhi, così bui e magnetici, ma ci si poteva leggere dentro. Diego non si fidava di tutti, aveva i suoi demoni, grandi, alcune volte indomabili.
Ma ci eravamo innamorati anche perchè i nostri demoni, così scuri, così tormentati, si erano ammorbiditi, scoloriti ed avevano iniziato a ballare insieme, una danza che solo noi conoscevamo, che continuavamo a ballare seppure scalzi su un terreno di pietre, seppure non sapessimo ballare.

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Deja vu/Izi
FanfictionSe si tiene davvero a qualcosa, l'ultimo tentativo è sempre il penultimo.