Capitolo 12

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"Camz svegliati..."

Sentii una voce chiamarmi ma tenni le palpebre chiuse visto che la voglia di continuare a dormire era maggiore della mia curiosità.

"Camila..." Cercai di sistemarmi meglio ma la superficie a cui ero appoggiata era scomoda.

-Mm... ancora 5 minuti mamma...-

Sghignazzò alla mia risposta:

"Non sono tua madre Camila, altrimenti non farei questo..."

All'improvviso sentii il suo respiro sul mio collo che fu poi rimpiazzato dalle sue morbide labbra.

'Mm, bel risveglio direi.'

-Sei una tentatrice...-

"So di esserlo."

Aprii finalmente gli occhi, guardandomi attorno capii di essere nell'auto di Lauren. Mi girai verso di lei quando la sentii allontanarsi e catturai con la coda dell'occhio i suoi movimenti.

"Dai vieni non posso trasportarti oltre."

Aprì la portiera cominciando a uscire ed io la seguii a ruota.

-Dove siamo?-

"Il mio covo."

-Covo?-

"Esatto. Ti presenterò ai miei fedelissimi sudditi."

Si mise a ridere mentre io la guardavo perplessa camminare davanti a me: non sapevo, dove mi stesse portando poiché intorno vedevo solo alberi e questo piccolo sentiero di ghiaia.

Mi ritrovavo quindi in uno stato di confusione: non era semplice per me produrre dei pensieri lucidi dopo tutto quello che era successo.

Facevo fatica a metabolizzare il fatto di aver rischiato la vita per ben due volte e solo al pensiero che mi stavo avventurando in un mondo totalmente sconosciuto, mi rendeva il lavoro ancora più complicato. Lauren avvertì la mia inquietudine dal mio silenzio e, fermandosi sui suoi passi, aspettò che la raggiungessi.

"Tranquilla loro non mordono..."

Sorrisi grata della sua premura anche se non era una delle mie più grandi preoccupazioni.

"Non tutti almeno." Detto così ricominciò a camminare senza voltarsi indietro.

Io rimasi ferma in mezzo al sentiero a bocca aperta e mi sentivo assalire dall'agitazione.

Stava scherzando spero!

- - - - - - - - -

Presto raggiungemmo la meta prevista: si trattava di un rifugio nella periferia della città.

Era lugubre come posto, non c'erano luci che ci potessero guidare nel buio della notte all'interno del tratto di bosco che avevamo percorso e se volgevi gli occhi sopra le fronde degli alberi, potevi vedere un edificio abbandonato.

Quando posai i piedi sull'asfalto crepato, mi sentii più sollevata ma nel momento in cui rivolsi i miei occhi per terra, una strana inquietudine mi raggiunse vedendo i germogli che con gli anni erano cresciuti fra le sue fessure.

Mi sembrava di essere in uno di quei film apocalittici, in cui il protagonista si ritrovava davanti luoghi disabitati che col passare del tempo erano stati avvolti dalla vita della vegetazione.

La struttura era abbastanza grande formata da vari piani; da alcuni sbucavano travi di metallo arrugginite e i vetri che un tempo lo ricoprivano erano quasi del tutto distrutti.

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