Capitolo 40 "Un'ossessione avventata"

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Non può essere. Fu il primo pensiero a passare nella mia mente ma subito dopo fui bombardata da tanti altri.

Voglio te Camila Cabello.

Questa semplice frase non fece che peggiorare la situazione in cui eravamo, ma avrei accettato tutto pur di vedere salve le mie amiche, anche la morte: d'altronde era colpa mia se si trovavano in questo casino.

Ero a mani nude e nonostante fossi capace di combattere i miei avversari possedevano delle pistole cariche: avrei preferito non sperimentare una ferita d'arma da fuoco.
Maledetta Keana, doveva per forza essere così imprevedibile?

Colsi la corvina mentre teneva la mano al collo stringendolo e toccandolo svariate volte; aveva lo sguardo fisso e neutrale sulla detective.
Dall'esterno molti avrebbero potuto pensare che fosse semplicemente agitata, ma sapevo che Lauren non aveva mai mostrato questo genere di gesto. Cercai quindi di riflettere senza perdere troppo tempo, la soluzione doveva essere davanti ai miei occhi: il collo.

Guardai verso il punto indicato e mi ricordai di avere indosso la sua collana: le avrebbe permesso di rintracciarmi se me ne fossi andata con Keana. Allora capii cosa dovevo fare e costrinsi il mio corpo ad avanzare verso la detective nonostante la repulsione che provavo in quel momento. Sorrise vittoriosa e lasciò andare Ally che corse subito verso di me per abbracciarmi, ma per me non era ancora il momento del sollievo: guardai la detective con rabbia intimandola a liberare anche Dinah.

"Lasciami!" Urlò Dinah cercando di liberarsi dalla forte stretta dell'uomo che la tratteneva, ma lui colto di sorpresa tirò fuori la pistola.
Non fece in tempo nemmeno ad alzarla che si sentì uno sparo squarciare l'aria: cadde a terra tenendo la sua spalla per il dolore e gemendo rumorosamente; la sua maglia si imbrattò di rosso e provai a non immaginare la ferita che copriva.
Chi aveva premuto il grilletto?

Come risposta, comparve una figura da un vicolo buio della strada che i lampioni non raggiungevano. La persona misteriosa cominciò a correre verso la polinesiana che si era inginocchiata a terra per lo spavento e, una volta giunta da lei, riuscii a riconoscerla.
Era Normani.

Puntò la pistola contro Keana per un prossimo sparo ma l'avversaria l'aveva preceduta e stava per premere il grilletto:

-NOOO!-Urlai e cercai di correre verso di lei per tentare di fermarla inutilmente.

Il tempo sembrò fermarsi: perchè stava succedendo tutto questo? Dove ho sbagliato per meritarmi una situazione del genere? Il pericolo era diventato costante nel giro di pochi mesi e se non avessi cercato un modo per bloccare i problemi forse avrei perso anche la vita. Solo guardandomi allo specchio potevo vedere quanto male mi stessi facendo, anche se lo facevo per la persona che amavo forse era giunto il momento di mettere me e le persone che dovevo proteggere al primo posto.
Non volevo immaginare cosa avrei provato se avessi perso una di loro.

Il proiettile di metallo si dirigeva verso la sua vittima con velocità, mi sembrò di poter vedere persino la sua forma nel mentre.
Spostai il mio sguardo seguendo la sua traiettoria ma non raggiunse mai il suo obiettivo perché qualcosa o per meglio dire qualcuno aveva scelto di mettersi in mezzo.

Voi vi sacrifichereste? Perdere la vita per garantire la salvezza di un'altra e sperare di portare del bene con l'anima, lasciando che la gente si ricordi di te per le azioni che con tanto coraggio hai compiuto.

In quei pochi millesimi di secondo che mi dividevano dalla realtà mi domandai cosa avrei fatto io in una situazione del genere: ma dovevo per forza pensare a una soluzione quando la risposta era già evidente? Io mi sono sacrificata più volte per gli altri, non necessariamente con la mia vita, ma pur sempre con una parte di me.
Esistono così tanti sacrifici che tutti noi facciamo ogni giorno: dai più semplici come rinunciare a qualcosa che ci piace o quando lasciamo agli altri la possibilità di decidere per noi, solamente perché non abbiamo il coraggio di deluderli.

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