Capitolo 30 - Ti sono mancato?

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Jessica si era trasferita definitivamente a New York, ed eravamo una più felice dell'altra. Ero contenta di avere la mia migliore amica a pochi passi da me, di nuovo. Era andata a vivere con la zia, una donna simpaticissima, alla quale avevano offerto un grande lavoro in città.
Jess era iscritta alla mia scuola e molte delle lezioni erano in comune. Si era ambientata fin da subito e per quanto riguarda il gruppo di amici, si era integrata bene nel mio ma aveva fatto amicizia anche con una certa Melody, la ragazza che gestiva il corso extrapomeridiano di musica. Avevamo ripreso la nostra routine, adattandola peró alla Grande Mela: veniva da me la mattina, andavamo a scuola insieme, dopo scuola tre volte a settimana mangiavamo insieme. Ci eravamo anche ripromesse di iniziare ad andare in palestra insieme e impegnarci duramente: bugia! Né io né lei eravamo amanti della ginnastica, ad esclusione della piccola corsa a Central Park che non mancava mai.

14 Febbraio. San Valentino. La festa più inutile del mondo, ma che da buona fidanzata dovevo festeggiare.
Cam aveva organizzato la serata per filo e per segno, portandomi al 1955. Quest'ultimo era un ristorante in stile anni '50 ma molto costoso ed elegante. Non ci andavamo spesso perché i prezzi erano abbastanza alti, ma devo dire che ne valeva davvero la pena. Dopo la cena, andammo nella mia yogurteria preferita FroyoFruit.
"Sei tutto sporco di panna!" risi
"Puliscimi no? Non ridere" ribatté lui
"Aspetta" dissi prima di smettere di ridere e prendere un fazzolettino di carta per tigliergli la panna che aveva sul naso.
"Aspetta, ti sei sporcata anche tu" mi disse, tirandomi vicina al suo busto
"Ma io non ho mangiato la pan..." non riuscii a terminare la frase, che le sue labbra furono sulle mie. Un bacio dolce, quasi quanto il gelato che avevamo appena mangiato.
"Dai andiamo, bambino" lo presi in giro, dopo che ci fummo allontanati.
"Hey, bambino a chi?"
"A te!" gli feci la linguaccia e cominciai a correre lungo il marciapiede quando lo vidi inseguirmi. Corremmo per qualche metro, fin quando non mi raggiunse e mi bloccó tra le sue braccia muscolose, che mi facevano sentire protetta.
"Hai perso" mi prese in giro lui
"O ti ho lasciato vincere" ribattei io
"In entrambi i casi, non puoi scapparmi"
"Non voglio, infatti" risposi
"Ti amo Emily" mi disse serio
"Anche io ti amo, Cam"
E rimanemmo in strada un altro po' di tempo, così abbracciati.
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Ero nel mio letto, quando alle 9 di quella domenica mattina suonó il campanello di casa, svegliandomi. 'Chi diavolo è all'alba di domenica?' pensai tra me e me, mentre prendevo le mie amate pantofole bianche e blu regalatemi da mia madre a Natale.
Scesi, e andai ad aprire la porta di casa, il cui campanello continuava a suonare.

La casa era deserta, così toccó a me accogliere l'ospite. E che ospite.
"Jacopo?" chiesi sorpresa appena la figura del ragazzo alto e muscoloso, con i capelli castani abbinati a quei bellissimi occhioni verdi, sbucó da dietro la porta.
Un sorriso di fece largo sul mio volto, quando il ragazzo mi abbracció dicendo: "Sorellina, ti sono mancato?"
"Tantissimo!" dissi io senza allontanarmi dalle sue braccia.
"E queste valigie?" chiesi, dopo esserci separati dall'abbraccio
"Sono le mie?" rispose retoricamente.
Amavo il suo tono retorico, a meno che non fosse contro di me. Prese le due valigie rosse che erano rimaste sul pianerottolo del nostro palazzo, mentre io presi il borsone marrone, che era di nostro padre.
"Sei tornato per restare?" chiesi emozionata all'idea di riavere il mio fratellone a casa con me.
"Mh, forse" e rise.
Quanto mi era mancato!

My Unexpected - L'Imprevisto più belloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora