7. Correre con il tacco dodici non è affatto facile

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Avete presente quei film d'azione dove il tizio di turno si trova di fronte al pericolo - che sia un nemico, un fantasma o uno stormtrooper - e invece di fare la cosa più sensata e scappare, come tutti si aspettano, se ne resta impalato ad osservare la morte che avanza a velocità incredibile. Beh, nel momento in cui ho sentito le chiave nella toppa, ho finalmente capito perché quel tizio non ha la forza di scappare.

Ho fissato le mie amiche, con il sangue che ormai si era pietrificato dalla paura, senza sapere che cosa fare. E anche loro sembravano come bloccate da una forza oscura. Dalla camera da letto riuscii a sentire chiaramente la voce di Daniel, cristallina e anche molto sensuale. "Sto per tornare in ufficio, sono solo passato a casa per cambiarmi la camicia, il signor Asher si è portato appresso una delle sue squinzie all'appuntamento e per sbaglio mi ha versato del vino rosso addosso". 

Da come riuscivo a sentirlo, immaginai che doveva essere in cucina, a parlare con l'auricolare mentre faceva altre cento cose. Non avevamo molto tempo, prima che lui si accorgesse della nostra presenza e il desiderio di evitarlo, e di non affrontarlo proprio nel momento in cui avevo creato tutto quel casino. 

"Dobbiamo andare via", esordii all'improvviso, sapendo di avere i secondi contati. Daniel aveva detto che doveva cambiarsi la camicia, quindi sarebbe entrato nella camera da letto in pochi istanti. Non volevo assolutamente farmi trovare lì, con i cadaveri dei suoi vestiti fatti a pezzi sparsi tutti intorno a me. 

"E dove credi di andare? Per uscire di qui dobbiamo passare per il corridoio, ci vedrà", mi fece presente Kisha con un tono quasi da saputella. Come se non conoscessi la casa dentro la quale avevo abitato per otto anni. E proprio per la conoscevo, sapevo che una via di fuga c'era. Rischiosa, ma a mali estremi, estremi rimedi. 

Agguantai il mio abito da matrimonio, perché non avrei permesso per nessun motivo che restasse lì. Forse non lo avrei mai indossato, ma era pur sempre il primo vestito da sposa che avevo comprato, e con tutta probabilità sarebbe stato anche l'ultimo. Era un ricordo, un ricordo che un giorno avrei fatto vedere ai miei nipoti raccontandogli di come era quasi convolata a nozze. 

"Usciamo dalle scale antincendio", affermai, mentre con la mano libera presi uno dei borsoni che Kisha aveva preparato per me. Gli altri due se li misero in spalla le mie amiche e mi seguirono, di corsa, di nuovo nello studio di Daniel. Prima di uscire in corridoio, alo scoperto da sguardi indesiderati, mi guardai intorno, come se fossi in un film della seconda guerra mondiale. Solo che invece che un fucile in mano avevo un vestito da sposa. 

Cercando di non fare troppo rumore con le scarpe tacco dodici che indossavo sotto la tutta, corsi lungo il corridoio in parquet, quatta quatta. Diciamo che non sono mai stata un tipo molto discreto quindi non mi stupii di sentire la voce di Daniel che urlava: "Chi c'è?". Aveva sentito qualcosa e rischiavamo di essere scoperte.

Per questo Grace mi mise una mano sulla schiena e spingendomi m'incitò a correre di più per raggiungere l'ufficio. "George ti richiamo dopo, ho sentito un rumore", la voce di Daniel era sempre più vicina, ciò significava che si stava avvicinando al corridoio e non avevamo molto tempo per passare inosservate. 

Girai l'angolo e raggiunsi l'ufficio tirando un sospiro di sollievo nonostante le mie amiche ancora non erano in salvo quanto me. Le incitai a correre di di più nello stesso istante in cui sentii Daniel urlare, nella nostra direzione: "Tori? Sei tu?". Mi gelai sul posto, senza neanche dar conto al fatto che le mie amiche avevano girato l'angolo ed era quindi riuscite a non farsi vedere. 

Perché Daniel chiamava Tori? Come se si aspettava che lei potesse essere lì, in casa nostra. E come era riuscita ad entrare? A meno che lui non le aveva dato le chiavi, le chiavi del nostro appartamento. IL NOSTRO APPARTAMENTO. 

I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora