Trenta minuti per prepararsi non sono un granché. E per me che cercò sempre l'outfit giusto per ogni occasione, sono davvero pochi. Ma devo ringraziare la mia costanza nello scegliere vestiti perché sapevo che nel mio armadio avevo un intero completo invernale anni cinquanta.
Per questo non mi fu affatto difficile, anche se a causa del poco tempo dovetti rinunciare all'acconciatura nello stesso stile.
Ma andavo particolarmente fiera della mia camicia a maniche lunghe, color rosso bordeaux, con stampa a fiori gialli, blu e verdi, infilata all'interno di una gonna a balze turchese che mi arrivava fino alle ginocchia. A coprire le mie gambe dai piedi fino a quel punto, delle calze di lana nere.
La prima volta che avevo visto quella camicia me ne ero innamorata e così, per cercare di creare l'outfit perfetto avevo iniziato a girare per i negozi di vintage come una pazza. Ed ero perfino riuscita a trovare scarpe anni cinquanta della stessa tonalità, non troppo alte e con il tacco quadrato.
A completare il tutto un cappotto, degli stessi anni, color vino rosso, che si stringeva in vita a mostrare le curve per poi allargarsi leggermente sulla parte finale. Indossai dei paraorecchie pelosi, che avevo comprato un po' di tempo prima quando avevo rischiato di prendere un'infezione a causa del troppo freddo.
Sia Gregor che Emma mi fecero i complimenti e, nonostante fossi cosciente della mia bellezza, riuscirono comunque a farmi diventare rossa.
Non ebbi il tempo di pensare che, in fondo, quello era una specie di appuntamento - anche se un po' insolito - perché non riuscii a smettere di pensare al pattinaggio. Durante il tragitto mi mangiai quasi tutte le unghie, ansiosa all'idea di fare una brutta figura. O peggio, rompermi il collo.
Non feci in tempo a pentirmi quindi, che mi ritrovai ad osservare una pista ghiacciata, gremita di gente che correva come se fosse alle olimpiadi. Tutto intorno alla pista dei tavolini per potersi sedere e godersi qualche bevanda calda - acquistabile da un bar lì vicino - e godersi gli altri che pattinavano.
L'edificio, che era due piani, conteneva anche un grande corridoio di negozi, al secondo piano, che mi sarebbe tanto piaciuto andare a vedere, visto che non ci ero mai stata. Eppure pensavo di aver visitato tutti i centri commerciali della città, e invece mi sbagliavo.
Emma non perse tempo e si misi subito i pattini che avevamo affittato all'entrata. Era euforica, praticamente fuori di testa, e lo avevo capito dal fatto che in macchina non aveva fato altro che parlare di tutte le sue esperienze con i pattini.
Né io né Gregor riuscimmo a stare al suo passo perciò quando lei entrò in pista noi ci stavamo ancora allacciando i pattini, seduti su delle piccole panchine di legno, davanti all'entrata. La osservai sorpassare il gradino che divideva la terra ferma dal ghiaccio con tale semplicità mentre io già stavo pensando a come poter superare quell'ostacolo.
Fissai quasi terrorizzata prima la ragazzina, che già si era persa nel mare di gente che navigava all'interno di quella vasca ghiacciata, e poi riservai la stessa espressione anche a Gregor. Lui naturalmente non la interpretò nel modo sbagliato perché giustificò il comportamento della figlia: "Devi scusarla, è da tanto che non viene a pattinare ed è uno dei suoi hobby preferiti".
Ma io ignorai la sua affermazione e, in un impeto di totale sincerità, mi apprestai ad ammettere: "Forse è meglio che ti avvisi del fatto che non so pattinare", mi vergognavo un po' a dirlo. Non tanto perché fossi un'emerita schiappa quanto per il fatto che avessi accettato ad occhi chiusi.
Notai che per qualche istante Gregor rimase spiazzato, ma quando poi si ricordò che stava fissando me, Alice Campbell, si lasciò andare ad un sorriso e scosse la testa, come se stesse avendo un pensiero su di me che non voleva rivelarmi.
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I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)
ChickLitPrimo libro Alice, prossima ai trent'anni, wedding planner con la passione per gli abiti vintage e un po' eccentrica. Avendo tutti i giorni a che fare con spose, altari e anelli, sogna il s...