12. La strada più giusta è anche quella più difficile da percorrere

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Pensavo e ripensavo alle parole dei ragazzi, indecisa su cosa fare. M'immaginavo quanto sarebbe stato bello dare uno smacco a Daniel, presentandomi magari a casa sua con il mio nuovo fidanzato, ancora più perfetto di lui. Ma la verità era che non ero pronta a rimettermi in pista, era passata a malapena una settimana.

Potevo anche essere arrabbiata con lui, ma è impossibile cancellare anni ed anni di amore e convivenza così, in un attimo. Sopratutto per una come me, che ho sempre preso sul serio ogni cosa, anche la più stupida e futile.

Quando ero alle elementari fui selezionata dalla mia scuola a rappresentarla in una gara di matematica. Ai miei coetanei non importava nulla di certe cose da secchioni, preferivano giocare a calcio i maschietti e a danza le femminucce. Eppure io m'impegnai così tanto, come se fosse di vitale importanza. Volevo vincere, non tanto per me, quanto per la mia scuola, la stessa scuola che non si curò neanche di mandare qualcuno alla gara per fare il tifo.

Ma io mi allenai mattino e giorno per un mese, dando l'assillo ai miei genitori e costringendoli a portarmi dall'altra parte del paese per la gara. Per mio padre non aveva nulla importanza, ma si svegliò alle cinque del mattino solo per me. E dopo me lo rinfacciò per almeno dieci anni quando arrivai al secondo posto.

Provai delusione anche io, ma solo perché sapevo di essere impegnata tanto, di aver messo anima e corpo e mi sarei aspettata di arrivare prima. Ma come tutti i bambini, dimenticai in fretta la delusione. Ogni cosa che facevo, ogni impegno che ho sempre preso, l'ho portato a termine quasi fosse un'affare di stato. Per questo mio padre mi dice spesso di essere troppo drammatica, perché tendo ad ingigantire ogni questione.

Perciò fin da quando avevamo deciso di andare a vivere insieme, io già ci immaginavo in piedi davanti all'altare a dire il nostro favoloso sì. Sognavo una bella villa in campagna, con la staccionata, un piccolo e incantevole angolo cottura, tanti bambini e perfino un cane. Tutto solo perché ho sempre preso le cose sul serio. Non sarei mai andata a convivere con Daniel se ne fossi davvero sicura. Peccato che, a quanto pareva, lui non era tanto sicuro come me.

Voltare pagine, ed andare avanti, se pur capivo che fosse la cosa più giusta, non era affatto semplice. Per me sarebbe stato più facile prendere un forte colpo in testa e dimenticarmi ogni cosa, perfino il mio nome. Almeno non avrei avuto alcun problema.

Ma visto che non solo ricordavo ma non riuscivo proprio a dimenticare, non avevo altra scelta che piangermi addosso e cercare di capire dove diavolo avevo sbagliato. Ad un certo punto, nel lungo percorso che è la vita di ognuno di noi, magari di fronte ad un bivio, devo aver preso la strada sbagliata. Quella che mi ha portato a Daniel, alla convivenza ed infine alle corna.

Presa com'ero dai miei voli pindarici mentali, neanche mi accorsi della presenza di Holly, che si era seduta sulla mia scrivania, una mano sulla coscia e un'espressione sa compatimento che odiavo proprio tanto vedere in faccia alla gente. Non mi è mai piaciuto farmi vedere debole, quando ero piccola mio padre mi diceva sempre che alle persone non importa dei problemi altrui e per questo era sempre meglio farai vedere forti e felici.

Anni ed anni di educazione m'imposero di sorridere alla mia assistente, allargando così tanto le labbra che iniziarono a farmi male le guance. Sembrava un ebete, o un pupazzo, ma Holly mi fissò senza battere ciglio. Anche lei era famoso per le sue smorfie buffe e divertenti.

"Sei sicura di stare bene?", mi chiese lei, facendomi alzare gli occhi al cielo. Tutti non facevano altro che porgermi la stessa domanda, in continuazione, quasi si aspettassero che per una volta dicessi la verità. Ma vi svelo un segreto, quando qualcuno vi chiede come state, pur sapendo che non avete neanche una buona ragione per essere felici, lo fa solo per quieto vivere, con la consapevolezza che voi mentirete e gli starà bene così. Perché la società è basata sull'ipocrisia. 

I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora