20. Speciale: Nella mente di un musicista brontolone

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Alice se ne era appena andata e la partita stava giungendo al termine. In realtà non sono un fan dello sport, non a tal punto da passare le sere davanti ad una televisione come un pesce lesso. Solo che le partite, l'atmosfera goliardica, gli stadi, tutto quanto mi dava l'idea di famiglia. Un padre che porta il figlio tra le tribune ad assistere al gioco, genitori che indossano magliette uguali e ridicole per fare il tifo alle partite dei figli. Tutto ciò che io non avevo potuto avere. 

Anche stare seduto a quel divano, tra Jo e Vince, mi stimolava il senso di famiglia e mi piaceva perché, forse qualcuno potrà non crederci, quei due scemi erano tutta la mia famiglia. Li ho conosciuti al college e da allora siamo sempre stati insieme, nonostante non ci assomigliamo per niente. 

Non avrei mai pensato di poter andare d'accordo con loro e all'inizio a cercato in tutti i modi di non affezionarmi. Ma erano i miei compagni di stanza ed è difficile ignorare qualcuno che vedi tutti i giorni. Con il tempo non puoi far altro che farti coinvolgere ed era proprio quello che era successo tra di noi. 

La diversità, stranamente, ci aveva proprio uniti forse perché non credo che sarei riuscito ad andare d'accordo con una persona troppo simile a me. Avremmo finito per litigare su quale ordine andavano messe le spezie o cose del genere. Anche per questo non ero molto contento di avere Alice in casa. Va bene, lo ammetto, lo specchio del bagno andava cambiato da mesi e lo avrei fatto io, prima o poi, ma forse quello che proprio mi dava fastidio era non essere arrivato per primo. 

Mi sembrava quasi che la storia di stesse ripetendo. Non volevo affezionarmi dei ragazzi e alla fine eravamo diventati grandi amici. Non volevo affezionarmi ad Alice, ma già sapevo che sarebbe stato inevitabile. A rendermi le cose difficili il fatto che era proprio una brava ragazza, con qualche problema sentimentale e un po' stramba, ma comunque non il solito tipo che ci portava Jo a casa. 

La mia vita era già incasinata senza una donna in giro per casa, per questo non ero stato d'accordo fin dall'inizio, ma ormai non potevo fare altro che accettarla. Quello che più mi preoccupava era la sua instabilità sentimentale, dovuta anche alla recente separazione con l'ex futuro sposo. 

"Non dovreste essere preoccupati per Alice?", chiesi senza pensare troppo al significato delle mie parole. Non riuscivo neanche a capire perché mi premeva tanto saperlo, se non per il fatto che in fondo tendo sempre a preoccuparmi per le persone che mi girano attorno. Avrei dovuto lasciar perdere ma sapevo come sarebbe andata a finire. 

Non avendo mai avuto una famiglia vera e proprio, ho sempre avuto la brutta abitudine di considerare tali tutti colore che mi stanno vicino per più di qualche settimana. E anche se Jo mi aveva assicurato che Alice sarebbe rimasta solo per un mese o poco più, sapevo che in realtà faceva già parte di quella casa, al punto da cambiare lo specchio del bagno. 

Jo e Vince mi fissarono in modo strano, evidentemente non capivano la mia domanda perché Jo disse semplicemente: "Non vedo perché. Ha un appuntamento, era vestita da schianto... Andrà tutto bene", e ne era fermamente convinto. Peccato che Alice non era pronta per quell'uscita e anche un cieco l'avrebbe capito. 

"Ma se era un fascio di nervi", fu la mia risposta pacata ma anche un po' sorpresa. Non potevo neanche credere che né Jo né Vince ci avessero fatto caso, anche se non erano mai stati molto intuitivi, soprattutto quando si parlava di donne. 

Non fecero molto caso alle mie parole, forse perché la partita stava per finire e gli ultimi minuti sono sempre un po' critici. Era inutile parlare con loro di questioni importanti perciò ci rinunciai e decisi di concentrarmi anche io sulla partita. Fino a quando il mio telefono non iniziò a squillare, e a causa di ciò mi presi un'occhiataccia dai miei coinquilini. 

I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora