Le sette di sera, di sabato, a Chicago, coincidono con le dieci di mattina, di domenica, a Sydney. Lo so perché negli anni avrò fatto milioni e milioni di videochiamate a quel preciso orario. Sempre e solo di sabato alle ore sette. Questo perché, ufficialmente mia madre voleva che io avessi l'opportunità di salutare tutta la famiglia, che si riuniva per pranzo tutte le domeniche. Ma ufficiosamente era solo perché mia madre non era in grado di far funzionare il computer.
L'ultima volta che ci aveva provato le erano arrivate a casa trenta chili di mangime per pappagalli. E sapete la cosa buffa, mia madre non ha mai posseduto un pappagalli. Capite ora perché mio padre non si è più affidato ad farle tenere il computer accesso quando era sola.
Non ho mai capito l'avversione che i miei genitori hanno sempre avuto per la tecnologia. Sono giovani, rispetto a tanti altri genitori con figli trentenni, ma la verità è che sono vecchi dentro e questo si ripercuote anche sulle loro aspettative e sulle loro condizioni di vita. Per fare un esempio? Non sono mai usciti dall'Australia perché mio padre si rifiuta categoricamente di prendere un aereo.
Questo mi costringe ad attraversare il mondo intero almeno due volte all'anno per andarli a trovare, ma questa è un'altra storia. Per farli contenti, e non essere costretta a sorbirmi telefonate ad orari improponibili - tipo all'alba- e lamentele di mia madre su quanto sentisse la mia mancanza, ero costretta a fare quelle benedetta videochiamata almeno due volte al mese. Alla fine mi era andata bene.
Non è che non volessi parlare con i miei genitori, solo che da quando mi sono trasferita negli Stati Uniti la lontananza dalla mia famiglia mi aveva solo giovato alla salute. Può sembrare brutto da dire, ma è la pura verità. Ed ogni minuto che passavo davanti a quello schermo a cercare di avere una conversazione con almeno quattro o cinque persone diverse, mi veniva quasi la nausea.
E la cosa che più spaventava di quell'incontro particolare era il momento in cui avrei dovuto dire loro che non mi sarei più sposata. Neanche a dirlo, l'unica cosa che ai miei genitori piaceva della mia vita a Chicago era proprio Daniel, il mio ex futuro marito. Gli piaceva così tanto che mio padre si era perfino convinto a prendere quel maledetto aereo per poter essere presente al nostro matrimonio. Non perché sua figlia, la sua figlia più piccola, avrebbe raggiunto l'altare, ma perché il suo futuro genero preferito glielo aveva chiesto con tanta gentilezza.
Capite che quel sabato mi sentivo anche più agitata del solito e fui perfino costretta a mettermi in cucina, con il mio computer, perché quel giorno la wifi aveva deciso che voleva funzionare solo ed unicamente in quel posto. Dove Gregor si era appropriato di nuovo dei fornelli e sul bancone tagliuzzava a pezzi minuscoli dei pomodorini freschi. Per quanto possono essere freschi i pomodori ad ottobre.
Mi fulminò letteralmente con i suoi occhi chiari quando posai il pc sul suo stesso bancone, dalla parte degli sgabelli, ma non ebbe il tempo di dire niente. DAvevo avuto pochi momenti con il mio nuovo e scorbutico coinquilino ma avevo immediatamente capito che era un tipo molto educato. Non si sarebbe mai e poi mai messo a sparlare quando io avevo già iniziato la chiacchierata con mia madre.
"Adesso dovrebbe andare meglio, mamma, mi vedi?", io potevo osservare solo il viso di mia madre che, come ogni volta, si era piazzata troppo vicino alla telecamera e riuscivo perfino a contare quante rughe aveva. Per questo aggiunsi: "Allontanati un po', mamma, non vedo niente oltre che una parte della tua faccia".
Sette anni. Era da sette anni che facevamo videochiamate e mia madre ancora faceva quello stupido errore. Come urlare a squarciagola credendo che, dall'altra parte del mondo, io non potessi sentirla: "Mi vedi?", gridò, per l'ennesima volta rompendomi definitivamente i timpani. Alzai gli occhi al cielo, cosciente che tanto non se ne sarebbe accorta, e risposi senza perdere la pazienza: "Si, mamma, ti vedo".
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I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)
ChickLitPrimo libro Alice, prossima ai trent'anni, wedding planner con la passione per gli abiti vintage e un po' eccentrica. Avendo tutti i giorni a che fare con spose, altari e anelli, sogna il s...