33. La partita dei manzi

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Gregor ed Emma tornarono nel tardo pomeriggio, dopo una lunga giornata passata al centro commerciale, e seguiti da una vera e propria squadra di traslochi che trasportò di peso fino all'appartamento un intero set 'cameretta bambina'. 

Mi sarebbe piaciuto andare con loro, perché adoro fare shopping, ma alla fine avevo deciso di rifiutare l'invito di Emma per lasciare al padre e alla figlia un po' di tempo da passare da soli. Non so dirvi se Gregor me ne fu grato oppure no. 

Resta il fatto che nel giro di poche ore, prima di andare a dormire, la piccola Emma aveva la sua camera da letto bella arredata come piaceva a lei. E sembrava così contenta del risultato che perfino il giorno dopo passò tutta la colazione a parlarne. 

Non si lamentò neanche quando suo padre le comunicò che saremmo andati tutti quanti a vedere una partita di basket, eppure non mi sembrava proprio una tifosa di quel genere di sport. 

Per suo volere, e mio malgrado, ci ritrovammo entrambe nella macchina di Gregor, diretti alla palestra del quartiere. Dico malgrado perché dopo le considerazioni del giorno prima con le mie amiche, mi sentivo un po' a disagio anche solo a restare in un posto così angusto, senza via d'uscita, con lui. 

Per mia fortuna Emma monopolizzò tutto il tragitto, dando prova di essere una grande chiacchierona. Tutta l'opposto del padre, a quanto sembrava. E io accolsi volentieri quel suo slancio di gioia e felicità, incitandola perfino a continuare a parlare facendole domande innocue ma mirate a far mantenere il discorso incentrato su di lei. 

In dieci minuti, quindi, scoprii che la sua migliore amica aveva preso da poco un cane e che lei sognava tanto di avere un animale da compagnia ma che i suoi nonni non glielo permettevano. Che un certo Kevin che sedeva accanto lei le dava sempre fastidio durante l'ora di matematica e che la nuova casa dove si erano trasferiti da poco era più grande della precedente. 

Quando arrivammo di fronte alla palestra sapevo un sacco di cose sulla figlia di Gregor, non informazioni che potessero essermi utili per comprendere il padre, ma in grado di farmi conoscere un po' di più Emma. 

Davanti all'entrata, Grace e Holly ci stavano già aspettando e sembravano euforiche. "Loro sono le tue amiche?", chiese Gregor indicandole ma non ebbe risposta perché loro mi saltarono letteralmente addosso. 

"Alice non hai idea di quanti bei manzi sono entrati, sbrighiamoci, devo assolutamente assistere alla partita", affermò Grace che sembrava non vedere un bel ragazzo da parecchio tempo. Eppure abitava con un gruppo di bei ragazzi, anche più giovani di lei. 

Mi prese sotto braccio, ignorando completamente Gregor, nonostante qualche settimana prima non vedeva l'ora di conoscerlo, e senza rendersi conto che c'era anche una minorenne tra di loro. Si capiva lontano un miglio che non vedeva l'ora di entrare e mangiarsi tutti quanti con gli occhi e il suo entusiasmo era contagioso, tanto che mi ritrovai a sorridere. 

"Manzi? Ma come parla?" sentii dire a Gregor, con aria alquanto scettica, prima che la mia amica mi trascinasse letteralmente all'interno della palestra. Feci appena in tempo a guardarlo e ad alzare le spalle, come a consigliargli di non farsi troppe domande perché perfino io, che conoscevo Grace da molto tempo, avevo smesso di provare a capirla. 

Sugli spalti della palestra, oltre a Vince che era arrivato stranamente prima di noi, c'erano le famiglie dei pompieri e dei poliziotti. Moglie e figli che si era preparati a fare il tifo ai loro mariti e ai loro padri con tanto impegno che sembrava stessero per assistere ad una partita dell'NBA. 

Alcune donne avevano perfino preparato degli striscioni ed urlavano a squarciagola ancor prima dell'inizio della partita. Sembravano ancora più agguerrite dei giocatori e riuscirono a strapparmi un sorriso. 

I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora