64. Capitolo speciale: Nella mente di un nerd goffo

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Non ero ancora arrivato al pianerottolo del nostro palazzo che già sudavo come un maiale mandato al macello. 

Pensai che fosse meglio tornare indietro e cambiarmi ma poi mi ricordai che il completo che indossavo non era il mio e che potevo sfidare la sorte una sola volta quella sera.

Perciò, pur di non affrontare lo sguardo accigliato di Gregor, uscì in strada con una stretta al cuore che poteva anche annunciare il principio di un infarto.

Perché fossi così agitato non lo sapevo neanche io. Di solito sono un tipo abbastanza spigliato e alla mano, in tutte le situazioni, specialmente con le ragazze.

Forse perché nella vita ho fatto tante di quelle figuracce e ho ricevuto tanti di quei rifiuti che non mi spaventa più nulla. O quasi nulla.

Una sola persona, in tutta la mia vita, è stata in grado di mettermi una tale soggezione da non essere in grado neanche di pronunciare il mio nome, e non si tratta di mia madre.

Amber West, responsabile del mio reparto. Donna in carriera, intraprendente, forte e anche molto sicura di sé. Insomma, una con le palle.

Gestire un reparto interamente al maschile, e composto da nerd saccenti che si sono presi una rivincita sulla vita, non è affatto un gioco da ragazzi. Eppure lei ci era riuscita. 

Il nostro primo incontro era l'emblema della nostra relazione fino a quel momento.

In pausa, davanti alla macchinetta del caffè, come al solito stavo facendo il cretino con alcune segretarie che ridevano ad ogni mia battuta, anche la più stupida.

Può sembrare strano però nel mio settore i tipi come me sono molto apprezzati, forse proprio perché siamo tutti un po' nerd. 

Me ne stavo in piedi con la mia tazza di caffè scuro, senza il quale non sarei riuscito ad affrontare il resto della giornata, e stavo gongolando per le attenzioni.

Da giorni si vocifera l'arrivo del nuovo capo e sembrava proprio che io fossi l'unico che ancora non l'aveva vista. 

Non potevo certo sapere che lei era lì, proprio alle mie spalle, e stava passando accanto a me nell'istante in cui fece due passi indietro, andandole addosso.

Come se non bastasse, quando sentì il rumore di un oggetto pesante cadere a terra, mi voltai di scatto, con il desiderio di chiedere scusa a chiunque avessi urtato, ma proprio in quel momento mi scivolò dalle mani il caffè.

Il liquido scuro e caldo si rovesciò completamente addosso ad Amber, alla sua camicetta chiara e al suo petto, causandole perfino una leggera ustione.

E non riuscii neanche a dire nulla perché nell'istante in cui incontrai il suo sguardo, mi bloccai. Per una frazione di secondo mi passò nella mente tutti momenti di goffaggine che avevo avuto da ragazzino. 

Uno fra tutti, di quei ricordi, mi sembrò molto simile alla situazione presente. Mi rividi giovane, impacciata e brufoloso che, inciampando sui miei stessi piedi, mi scontravo con la ragazza più popolare e carina della scuola.

Con in mano un vassoio pieno di spaghetti al sugo che, immancabilmente, si rovesciarono addosso alla ragazza, di fronte a tutta la scuola. 

Mi presero in giro, risero di me, e ancora di più quando lei mi insultò, senza ritegno. 

Per questo sussultai e abbassai lo sguardo, spaventato che la scena si potesse ripetere, oltretutto sul mio posto di lavoro. 

Ma Amber all'epoca si limitò a lanciarmi un'occhiata di fuoco, a raccogliere le sue cose e andarsene via. Solo qualche minuto dopo scoprii che era il mio capo, anche se avrei dovuto aspettarmelo dato che era la prima volta che la vedevo nel nostro ufficio.

I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora