44. Conoscersi meglio (Primo atto)

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Dopo qualche altra caduta, un sedere ghiacciato e dolorante e una dignità andata a farsi friggere decisi di rinunciare. Il pattinaggio non faceva proprio per me.

Mi piazzai seduta proprio vicino alla pista, così da poter vedere padre e figlia divertirsi anche senza di me. La leggiadria e l'eleganza doveva essere una cosa che Gregor aveva finita in eredità a Emma, altrimenti non mi sarei spiegata la loto bravura.

Non so quando tempo restai a guardarli ma a un certo punto anche Gregor si stancò e mi raggiunse, lasciando la figlia a pattinare con altri suoi coetanei. La gioventù di oggi non si stanca mai.

"Vuoi qualcosa di caldo?" mi chiese non appena fu vicino al tavolo e solo in quel momento mi resi conto che in effetti stavo tremando dal freddo.

Fui indecisa se rifiutare l'offerta, facendo la figura della figa che non si scompone, o se cedere senza pudore. E quando optai per la seconda ebbi perfino il coraggio di dire: "Una cioccolata calda con i mashmellow e una montagna di panna".

Al diavolo l'avarizia e soprattutto fanculo la silhouette. Tanto, ripeto, Gregor mi aveva visto in condizioni imbarazzanti. Condizioni che una donna tenta in tutto e per tutto di nascondere fino alla fine al ragazzo con cui esce. Tipo quando mi ha beccata a leccare il cucchiaio ricoperto di crema al cacao.

Lui infatti non si scompose, la mia passione per i zuccheri ormai aveva fatto il giro della casa, e scomparve dalla mia vista, probabilmente diretto al bar.

Tornò qualche minuto dopo, con in mani la mia cioccolata calorica e un tè caldo per lui. Ovvio che non fosse un tipo da cioccolata.

"Grazie" gli concessi prendendo in mano la tazza fumante e riscaldandomi immediatamente le dita delle mani. Lui, con un gesti elegante, alzò leggermente i lembi del suo cappotto per potersi sedere e prese posto affianco a me, così da poter vedere anche lui sua figlia.

"Dove ha imparato Emma a pattinare?" chiesi cercando di riempire il silenzio e allo stesso modo anche scoprire qualcosa di più. A Gregor piaceva il silenzio, lo avevo capito, eppure non sembrò molto scontento quando mi sentì parlare.

In fondo eravamo lì proprio per conoscerci, e da qualche parte avremmo dovuto cominciare. Per questo invece che essere taciturno e misterioso, mi rivelò: "Venivamo qui quando era molto piccola, poi quando i suoi nonni l'hanno portata via lei ha voluto comunque mantenere la tradizione e a continuato anche senza di me. Le piace proprio pattinare, tanto che sua nonna ha anche pensato di iscriverla a pattinaggio artistico..  Ma no. È durata molto, a Emma piace fare di testa sua quando è sul ghiaccio".

Nonostante non vedeva sua figlia da molto tempo, la conosceva davvero bene e ciò significava che l'aveva osservata e che aveva avuto modo di parlare con lei. D'altronde era chiaro quando Gregor amasse Emma, ben visibile dai suoi occhi lucidi ogni volta che la osservava.

Sapevo che per lui il discorso Emma era un po' un grosso tabù ma io avevo necessità di capire fino in fondo. E l'unico modo per comprendere Gregor era anche conoscere il suo passato.

Un po' timorosa, quasi stessi per affrontare un leone agguerrito, domandai: "Se non sono troppo indiscreta, posso chiederti perché vive con i suoi nonni? So che sua madre non c'è, ma tu sei un buon padre e sono sicura che saresti in grado di occuparti di lei".

Lo pensavo davvero, lo avevo visto interagire con la figlia, avere cura di lei e preoccuparsi per ogni cosa. Era un uomo responsabile e, al posto di un giudice, non avrei faticato ad affidargli Emma.

Notai che s'irrigidì impercettibilmente ma mi sorprese rispondendo: "Me la cavavo bene, almeno per i primi anni. Ma i nonni di Emma hanno più soldi e più possibilità. Sono riusciti a convincere l'assistente sociale di allora, e il giudizi, che lei sarebbe stata meglio con loro. All'epoca ero solo un ragazzo con un lavoro precario, che viveva in un appartamento con altri due ragazzi".

I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora