53. Divergenze di opinioni

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L'aria tagliente tra me e Gregor metteva i brividi. Quando richiusi la porta di casa alle mie spalle, avevo il cuore in gola, le palpitazioni e sudavo freddo per la paura.

Sapevo di aver fatto una gran cavolata ma mi ritrovai a pregare che Gregor fosse più il tipo che ama sbollire la rabbia in privato piuttosto che uno che fa sfuriate.

Ma è risaputo ormai che non sono fortunata perché appena si accertò di essere soli nell'appartamento, affermò con risolutezza: "Si può sapere che cosa ti è passato per la testa?" si era voltato apposta per guardarmi e i suoi occhi mi scrutavano, facendomi sentire piccola piccola.

"Non ho pensato, mi dispiace ma quando sono nervosa tendo a stra parlare".

"Avevi detto di volerci andare piano e ti ho accontentato. Dire alla prima persona che incontriamo che stiamo insieme, cosa non vera tra l'altro, non mi sembra proprio andarci piano".

Non aveva alzato la voce, non sembrava neanche adirato, ma era proprio questo che mi metteva paura più di tutto. Perché sapevo che in realtà dentro di sé era furioso, solo che cercava di mantenere la calma.

Mi chiedevo però quanto ancora sarebbe riuscito a rimanere tranquillo, senza perdere la pazien. Tutti hanno un limite e il trucco era scoprire quale fosse quello di Gregor, proprio nel momento in cui stavo per fargli un ulteriore confezione. 

Quasi timorosa, aggiunsi: "Per sbaglio l'ho detto anche alla mia famiglia". Lui ispirò a fondo, per trattenere la rabbia, e chiese soltanto: "Quando?".

Avevo paura a rispondere alla sua domanda, perché già immaginavo la sua reazione. Ma visto che ne avevo combinate abbastanza, decisi di puntare tutto sulla sincerità, cosciente che mi si sarebbe ritorta contro.

"Prima del nostro discorso", azzardai a dire, aspettandomi il pandemonio.

Per la prima lo sentii alzare la voce, indignato: "Hai parlato di noi con i tuoi genitori ancor prima che ci fosse un noi?".

Domanda retorica a cui non serviva una risposta. Ma nonostante ciò mi ritrovai ad annuire, riconoscendo quanto fossi stata stupida e avventata.

"Non ho tempo da perdere con certe bambinate", aggiunse con tono calmo ma tagliente.

Le sue parole mi ferirono a tal punto che mi sentii inadatta e infantile. OK, forse a volte lo sono, ma vi assicuro che non è una bella sensazione osservare un tipo come Gregor e avere l'impressione di essere a dieci passi dietro di lui.

"Non dirmi che tu non fai mai sbagli", lo incalzai, iniziando ad alterarmi. Avevo sbagliato, certo, ma la perfezione di Gregor sbattuta in faccia in quel modo non era di aiuto.

"Tutti sbagliano, ma cerco di non coinvolgere altre persone quando lo faccio. Se le conseguenze si riversano solo su di me allora non c'è problema".

"Beh, mi dispiace allora di averti causato tanti problemi ma sono fatta così. Non riesco a non causare danni, è più forte di me".

Speravo che si potesse percepire tutto il mio sarcasmo, anche se non ero del tutto sicura del perché mi sentissi così.

Ma Gregor non parve molto sorpreso dalla mie parole, perché rispose: "Dire sono fatta così non è una scusa. S'impara dai propri errori".

Iniziò a camminare avanti e indietro, come un animale in gabbia, mentre approntava un discorso che sembrava quasi una paternale: "Credi che io sia perfetto? Ti sbagli di grosso, di errori ne ho fatti anche io e molti. Eppure li ho sempre usati per migliorarmi".

Non credevo neanche che stesse più parlando di noi due, eppure le sue parole mi facevano sentire sempre meno adatta.

"Tu invece sembri sempre propensa a rifare gli stessi sbagli, forse perché è l'unica cosa certa nella tua vita".

I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora