73. C'è chi lavora meglio sotto pressione e...

4.1K 341 22
                                    

Sono sempre stata molto precisa nel mio mestiere. Organizzo tutto nei minimi dettagli, scrivo ogni cosa, dalla più banale alla più importante, ma soprattutto ho sempre un piano b.

Eppure, ogni volta che si avvicina la data di un matrimonio vado letteralmente nel panico.

Forse perché sono sempre stata una perfezionista nel lavoro. Ci tengo che tutto sia come dico io. E quando l'universo non collabora ho sempre rischiato di avere una crisi di nervi.

Come per il matrimonio degli amici di Brandy, il signore e la futura signora Harrison.

Per quanto i novelli sposini mi sembravano una coppia semplice, poco esigente e, a essere sinceri, anche poco interessati all'organizzazione del loro matrimonio, il mio più grande desiderio era che tutto fosse perfetto per quel gran giorno.

Manco fossi io a dovermi vestire di bianco e sfilare lungo la navata- se così si può chiamare un tappeto bianco sulla spiaggia- in tutta la mia splendida bellezza.

E a proposito di spiaggia, il matrimonio sul lago era naturalmente annullato. Perché se non bastava la neve, che da giorni continuava a cadere sul suolo di Chicago - probabilmente con l'intento di sommergerci tutti lentamente- il meteo aveva perfino previsto bufera per quel giorno.

Da buona programmatrice, come ho detto poco fa, avevo un piano b per la location.

Nulla a che vedere con il mare, ma pur sempre un'alternativa dignitosa.

Peccato che il proprietario del locale, ad un solo giorno dall'evento, mi aveva disdetto la prenotazione per una perdita di acqua che gli aveva causato l'allagamento del locale. Quando si dice l'ironia della sorte.

Fui quasi tentata di riderci su e dirgli: «Nessun problema, facciamolo lo stesso, tanto gli sposi adorano l'acqua», ma quando mi sono resa conto che sarei sembrata pazza decisi di ringraziare a malincuore per l'avviso e riattaccare il telefono prima di scoppiare a piangere.

Ed è per questo che, a sole ventiquattro dal matrimonio, con gli sposini in attesa in un albergo in centro e tutti i loro parenti pronti a festeggiare, io me ne stavo seduta sul pavimento del salotto, invasa da scartoffie, scontrini e prenotazioni, in piena disperazione.

Gregor, che tornava a casa dopo aver accompagnato Emma a scuola, mi trovò così, accovaccia con le mani a coprirmi il volto.

«Stai meditando?», scherzò lui.

Troppo angosciata per rendermi conto di quanto fosse inusuale farsi prendere in giro da Gregor, alzai la testa solo per incenerirlo con gli occhi.

Ma durò solo qualche istante perché poi iniziai a piagnucolare:«È un completo disastro, una tragedia, una catastrofe di proporzioni mondiali...», e più mi lasciava parlare più esageravo.

«Questo matrimonio sarà un totale fallimento e la colpa sarà solo mia... Ne parleranno tutti nel settore, per anni, e io sarò finita. Non potrò mai più organizzare un matrimonio, finirò povera, povera in canna. Non potrò più pagare la mia parte di bollette e finirò per dormire sotto un ponte».

Ok, forse era un po' troppo ma in quel momento ero fuori di me. E probabilmente era facilmente intuibile dal mio tono di voce.

Proprio per questo Gregor mi guardò quasi fossi una pazza isterica - e forse lo ero proprio - e rimase in silenzio per qualche istante.

Ne sono certa, in quei pochi istanti valutò se valesse davvero la pena inoltrarsi in una conversazione scomoda o se fosse meglio darsela a gambe.

E, ancora una volta, Gregor si dimostrò all'altezza perché, dopo aver preso un lungo sospiro, prese posto di fronte a me, per terra, e chiese: «Che cosa è successo?».

I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora