A casa eravamo tutti euforici all'idea che finalmente Jo potesse tornare a casa.
Stavamo aspettando la chiamata, tutti - compresa Emma - seduti sul divano, e io avevo già discusso con Vince su chi di noi due avrebbe dovuto guidare la macchina.
Quando ogni nostra programmazione andò in fumo.
Chi l'avrebbe mai detto che Jennipher la testarda si sarebbe piazzata nella sala d'aspetto dell'ospedale dalla mattina, in attesa dell'uscita di Jo?
E così, invece di e ricevere una telefonata, sentimmo la porta di casa aprirsi.
Prima ancora di riuscire a scambiarci occhiate confuse, la voce di Jennipher riempì la stanza.
"Potremmo andare in quel locale in centro che hanno aperto da poco e..."
Ma non riuscii a finire la sua proposta perché nell'istante in cui Jo entrò in casa, Emma gli corse incontro e lo abbracciò.
Nessuno si era aspettato un tale slancio dalla bambina ma evidentemente il gesso e le stampelle che il pompiere si portava dietro avevano fatto un certo effetto su di lei.
In pochi secondi gli fummo tutti intorno, spiazzati e anche un po' delusi nel vederlo: "Ma che ci fai qui? Stavamo aspettando una tua chiamata", gli fece notare Vince.
Jo si limitò a indicare la sua ex fidanzata con la testa, mentre ancora cercava di restare in piedi e ricambiare l'abbraccio di Emma allo stesso tempo.
"Ero lì di passaggio e ho pensato di aspettarlo", in risposta Jennipher fece spallucce, con indifferenza ma io ci vidi anche un po' di malignità nell'occhiataccia che lanciò a Vince.
"Allora, Jo, che ne dici mangiamo insieme?", insistette, sicuramente spazientita per essere stata interrotta da noi e dalla nostra irruenza.
Ancora non riuscivo a capire come uno così tranquillo e buono come Jo fosse riuscito a stare insieme ad una come lei, che sembrava sempre indispettita contro tutti e tutto.
Emma si slacciò dall'abbracciò quasi stritolante e alzò la testa per guardare il ragazzo in volto: "Papà ha cucinato per noi e Vince ha promesso che ci avrebbe fatto provare un nuovo gioco".
Non c'era neanche bisogno che usasse una faccia tenera da cucciolo bastonato, il suo tono di voce cantilenante bastava per mettere ko anche il più grande degli uomini.
Guardai prima la bambina, poi la vipera che ancora sostava davanti casa nostra, e di nuovo Emma mentre affermavo: "Credo che Jo sia troppo stanco per uscire, adesso. Una bella serata tra coinquilini è tutto ciò di cui ha bisogno".
Ammiccai in direzione di Emma, trovando riscontro nel suo sorriso furbo. A quanto sembrava neanche alla piccola piaceva Jennipher.
Jo annuì nella mia direzione, quasi timoroso ad aprire bocca. Si capiva che avrebbe voluto insistere, magari per rincarare ancora di più la dose, ma la sua gentilezza infinita lo spingeva a non parlare.
Alla fine se ne uscì con un semplice: "Sì, sono davvero molto stanco", fingendo palesemente si non riuscire neanche a camminare con due stampelle.
Con Vince che la fissava senza ritegno, con le braccia conserte e un atteggiamento quanto più ostile ed Emma che aveva preso Jo per la manica della felpa e lo stava trascinando delicatamente verso il divano, a Jennipher non restava molta altra scelta.
Vince ed io sperammo probabilmente che lei non tentasse di auto invitarsi a cena e quando Gregor fu in procinto di aprire bocca, lo fulminai con gli occhi, intuendo che stava per dire qualcosa che poi ci avrebbe imposto la presenza della donna.
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I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)
أدب نسائيPrimo libro Alice, prossima ai trent'anni, wedding planner con la passione per gli abiti vintage e un po' eccentrica. Avendo tutti i giorni a che fare con spose, altari e anelli, sogna il s...