Non so proprio che cosa mi aspettavo da una conversazione con Daniel. Avevo avuto tutto il tempo riflettere, ed invece non ci avevo pensato. Perché non volevo proprio cercare di capire che cosa era passato per la testa di Daniel il giorno che aveva deciso di tradirmi.
E ancora peggio, avevo paura che fosse così bravo nella sua arringa finale da riuscire perfino a convincermi. Ci riusciva sempre ed era per questo che volevo evitare un dialogo con lui. Ma ormai era lì, davanti a me, con tanta voglia di parlare.
Perciò accavallai le gambe, mi misi composta e restai in silenzio, perché sinceramente non avevo la più pallida di idea di cosa fosse meglio dire. Ero solo basita dal coraggio - che qualcuno chiamerebbe in un altro modo - che aveva avuto nel presentarsi a casa mia.
"So che può sembrarti assurdo, ed inopportuno... ma sono sicuro che quando avrò finito di parlare anche tu ti renderai conto che non siamo fatti per stare", aveva iniziato a dire mentre a me già scoppiava una vena in testa.
"Eravamo giovani, un po' ingenui. Ci siamo fatti trasportare dal desiderio e dall'utopia che eravamo felici, al momento", non riuscii proprio a starmene in silenzio, anche se mi ero ripromessa di farlo. Ma guardarlo lì, sul divano, completamente sicuro e tranquillo mentre apriva la bocca e diceva cose senza senso, per me era troppo.
Per questo obbiettai, con una punta di risentimento: "Daniel, abbiamo convissuto per quasi cinque anni e ormai abbiamo entrambi trent'anni. Io credo che la fase dei giovani ed ingenui l'abbiamo passata da un pezzo".
Mi sorpresi perfino della mia tranquillità esteriore, nonostante all'interno mi sentivo scoppiare. Ed ero anche convinta che le mie parole non sarebbero servite a farlo sentire in colpa. Da quando lo conosco, Daniel non ha mai ammesso una sua debolezza o una sua mancanza.
Tanto che gli ci vollero solo pochi secondi prima d'obbiettare: "Hai ragione, ma negli ultimi tempi mi sono reso conto che volevo dell'altro. O forse l'ho sempre saputo ma mi sono preso in giro da sola. E mi dispiace che tu ci sia andata di mezzo".
Sono solo io ad avere quest'impressione, o Daniel stava mettendo a caso parole senza senso per cercare di calmarmi? Perché era proprio questa la sensazione che avevo avuto. Oltre fatto che le sue parole mi sembravano trite e ritrite.
"Vedi, non è colpa tua. Non è colpa di nessuno. Solo che abbiamo desideri diversi, aspettative diverse", aveva concluso, come se ciò potesse bastare o mi facesse sentire meglio. Ma non era così, anzi, più ripensavo alle sue parole e più sentivo un vero schifo.
"Daniel, tu mi hai chiesto di sposarti. Ti sei inginocchia e mi hai regalato un anello, anche molto costoso. Vuoi dirmi che fino a questo momento ti sei preso gioco di me?" avevo le lacrime agli occhi ma le avrei ricacciate a forza indietro pur di non fargli vedere quanto stavo soffrendo.
La consapevolezza che non si meritasse neanche il mio dolore si stava facendo sempre più strada in me. Insieme alla crescente rabbia che covavo dentro da settimane. Mi sentivo umiliata più di ogni altra cosa, tradita ma anche presa in giro.
E il fatto che lui ritratto immediatamente, cercando di risollevare la conversazione a suo favore, mi fece infuriare ancora di più. "Stai fraintendo le mie parole. Io volevo che le cose tra di noi funzionassero, davvero, altrimenti non ti avrei mai chiesto di sposarmi. Credevo di poter convivere con i tuoi difetti e con ciò che di te non mi piace, e invece non è così. Mi sono reso conto che non è un bene accontentarsi, e ti consiglio di fare come me".
Tipico di Daniel, ogni volta che commette qualche errore da la colpa ad altri e poi fa il buon samaritano elargendo consigli a destra e a manca come se non ci fosse un domani. Come se lui potesse capire veramente le persone.
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I disastri di Alice (Ex La nuova coinquilina)
ChickLitPrimo libro Alice, prossima ai trent'anni, wedding planner con la passione per gli abiti vintage e un po' eccentrica. Avendo tutti i giorni a che fare con spose, altari e anelli, sogna il s...